Review Tour: I capolavori delle impareggiabili penne sororali

Review Tour: I capolavori delle impareggiabili penne sororali

Buongiorno, lettori! Oggi Review Tour dedicato al volume I capolavori delle impareggiabili penne sororali: Sorelle Brontë ( A cura di Massimo Scorsone), edito da Mondadori nella collana Oscar Draghi ed in uscita il 25 agosto; ringrazio la Casa Editrice per questa lettura in anteprima.


TRAMA

Da Cime Tempestose, a Jane Eyre, passando per Agnes Grey, fino ai meno noti L’angelo della tempesta, La Signora di Wildfell Hall e Shirley, le tre sorelle Bronte ci hanno lasciato romanzi immortali, capolavori della narrativa ottocentesca pieni di pathos e emozione, ciascuna con la propria voce. A questi romanzi si aggiungono i sublimi versi nei quali rivive tutto il fascino della natura selvaggia delle brughiere dello Yorkshire, tra distese d’erica, roccia e foschia. Questo volume offre l’occasione per riscoprire tre voci femminili originalissime nel panorama letterario, tra incanto, disperazione, e il desiderio insopprimibile di affermare la propria identità.


Il volume contiene tre dei romanzi scritti dalle celeberrime sorelle Brontë, partendo da Agnes Grey ( scritto da Anne), passando per Cime tempestose ( scritto da Emily) e concludendo con Jane Eyre (scritto da Charlotte); nel volume sono presenti anche alcuni dei componimenti poetici scritti dalle autrici.

Nei romanzi delle sorelle Brontë, centrale è il contesto storico-culturale in cui le sorelle vivevano, trasposto quindi nelle loro opere intrise della morale dell’epoca vittoriana; le brughiere dello Yorkshire, gli spazi di questa natura che infonde un senso di solitudine straniante, la nebbia che confonde e dona un alone misterioso, rappresentano non solo l’ambientazione dei romanzi ma anche la realtà dei panorami vissuti dalla famiglia, purtroppo colpita gravemente dalla tisi.

Meno famoso rispetto ai romanzi delle due sorelle più grandi, Agnes Grey è narrato in prima persona e si può considerare un romanzo in parte autobiografico, dal momento che Anne come Agnes ( e come molte donne della sua epoca) svolge la professione di governante; Agnes è la figlia minore di un pastore e di una donna ricca (anche in questo caso, i riferimenti all’estrazione sociale di Agnes stessa sono palesi), una coppia che ha scelto di sposarsi per amore in un mondo che invece badava molto più alla sostanza materiale, e i matrimoni erano frutto di accordi di convenienza. Tuttavia, l’amore non basta e la famiglia Grey purtroppo cade in povertà. Agnes, però, non è una ragazza destinata ad abbattersi o a lasciarsi travolgere impassibile dagli eventi e quindi decide, stoicamente, di prendere in mano le redini della sua vita contribuendo all’economia familiare. Armata di buone intenzioni, viene assunta come governante in una famiglia ma la realtà si scontra con le sue aspettative poiché i ragazzini che le vengono affidati risulteranno viziati e problematici; affranta e colpevolizzata dalla famiglia, Agnes viene mandata via per poi trovare una nuova occupazione. Anche in questo caso, però, dovrà scontrarsi con ben altre difficoltà che la metteranno alla prova come donna e come governante. Pragmatica e caparbia, Agnes non manca di colpire per le sue fragilità, per le sue paure, normali e credibili, per i suoi sentimenti, cui da lungo tempo non dava voce, e i tormenti del suo animo; il mondo che l’autrice ci propone è perfettamente coerente con il momento storico in cui la vicenda è ambientata, una società rigida e sessista. L’autrice sceglie di declinare la narrazione in prima persona, e ne risulta una sorta di diario delle vicende di Agnes, tra la sua esasperazione come insegnante e i suoi moti emotivi.

In ogni storia vera è racchiusa una morale; in alcune può essere difficile trovarla e, dopo averla trovata, è così povera e piccola che non valeva la pena schiacciare il guscio per quella noce rinsecchita. Non posso giudicare io se sia o non sia questo il caso per la mia storia. A volte penso che possa rivelarsi utile per alcuni e gradevole per altri; ma sarà la gente a giudicare da sola: protetta dalla mia oscurità, dal trascorrere degli anni e da alcuni nomi inventati, inizio senza timori la mia avventura; e rivelerò in tutta sincerità al pubblico quel che non confiderei all’amica più cara.

Cime tempestose diviene subito un romanzo famoso, una pietra dello scandalo per l’epoca in cui Emily lo scrisse; meno incline rispetto alle sorelle ad allontanarsi da casa, Emily era decisa a mantenere l’uso dello pseudonimo maschile, non volendo rivelare la propria identità nemmeno quando il suo romanzo divenne celebre e intorno all’identità degli autori ( Currer, Ellis e Acton Bell) veniva a crearsi un certo interesse.

La storia di Catherine ed Heathcliff è ben nota, grazie anche a diverse trasposizioni cinematografiche di uno degli amori più controversi e travagliati della letteratura; entrambi i protagonisti hanno caratteri molto definiti, e spesso per questo motivo possono non riuscire a rientrare nelle simpatie del lettore. La loro è una storia di amore e vendetta, di tradimenti e segreti, di bugie e rivendicazioni, che inesorabilmente avvelenano sia loro due, sia chiunque si trovi sulla loro strada; Heathcliff porta con sé la ferita narcisistica dell’abbandono, con la continua ricerca di se stesso, un’intima paura di non essere nel posto giusto cui reagisce con un carattere focoso e impulsivo, con arroganza e vendetta. Non ha un carattere facile, e per l’ossessione sentimentale che ha verso la sua amata farebbe ( e fa) l’impossibile senza pensare alle conseguenze delle proprie azioni. Di contro, Catherine appare volitiva e testarda, una giovane piena di orgoglio cui soccombe ferendo coloro che ama e se stessa, in quella che diviene una faida di ritorsioni emotive e di vendette. Eppure, il loro amore osteggiato dalla differenza di ceto e poi dall’orgoglio, ha vinto la lotta contro il tempo, diventando iconico: uno struggimento lento che porta alla consunzione stessa dei personaggi, presi dal ricordo di rimorsi, di fantasmi, di echi mai sopiti che continuano a sussurrare tra le stanze. Le atmosfere cupe e a tratti gotiche che fanno da sfondo per la storia contribuiscono a donarle quella patina di mistero, di angoscia, che renderà il lavoro di Emily un classico della letteratura. Tante le riflessioni e gli interrogativi che ancora oggi la relazione tra Catherine ed Heathcliff suggeriscono al lettore che si approccia a queste pagine di tormento, a quelle Cime Tempestose che danno luogo e corpo a una storia d’amore travagliato e doloroso.

Sarebbe degradante per me ora sposare Heathcliff; perciò non saprà mai quanto lo amo, e non perché sia bello, Nelly, ma perché lui è me stessa più di quanto lo sia io. Di qualunque cosa siano fatte le nostre anime, la sua e la mia sono uguali; e quella di Linton è tanto diversa quanto un raggio di luna da un fulmine, o il gelo dal fuoco.

E a chiudere il volume, Jane Eyre, scritto da Charlotte, una storia d’amore decisamente diversa rispetto a quella narrata in Cime tempestose, seppure sussistano anche qui i limiti imposti dalle differenze di estrazione sociale tra gli attori in scena. Jane è ovviamente la protagonista del romanzo, una ragazza che evolve e cresce durante la storia, una protagonista con cui entrare in contatto ed empatizzare. Orfana, cresciuta in posti dove non è voluta, con tenacia e forza di volontà cerca di forgiare un destino per lei differente, divenendo insegnante; è abituata – un pò come voluto anche dalla morale dell’epoca – a celare i propri sentimenti, mostrando un controllo personale stoico che si scontra però con la realtà potente di un incontro, quello con il signor Rochester. Toccare con mano la possibilità di una vita diversa, non economicamente ma emotivamente, assaporare l’ebbrezza di essere riconosciuta per la sua essenza, amare ed essere amata, è una novità per Jane. E purtroppo, però, non tutto va secondo i piani di Jane e del suo amato: ostacoli insormontabili si avvicendano sulla strada del loro lieto fine. Tormentato e travolgente, l’amore di Jane resterà vivido nella memoria del lettore che si lascia coinvolgere da sapienti descrizioni, dalle ambientazioni meravigliose e dal sentimento, acuto ed intenso. La penna di Charlotte dipinge i moti dell’animo di Jane alla perfezione: ho scelto il passaggio seguente, perché mi ha fatto ripensare allo struggimento dei grandi amori, alla perdita di una felicità così bella da appartenere al mondo del sogno … e se anche il finale mi era noto, grazie alle diverse pellicole tratte da questo classico, non ho saputo trattenere il patema d’animo.

Mi ritrovavo ora come sempre nella mia stanza, sola, senza alcun mutamento apparente: nulla mi aveva colpito, ferito, mutilato. Eppure dov’era la Jane Eyre di ieri? Dov’era la sua vita? Dov’era il suo futuro?
Jane Eyre, che era stata una donna ardente, in attesa – quasi una sposa – era di nuovo una ragazza sola, fredda: la sua vita era scialba; il suo futuro vuoto. Il gelo del Natale era arrivato in estate: una bianca tormenta di dicembre aveva percorso il cielo di giugno; il gelo copriva le mele mature, il vento spezzava le rose in boccio; un sudario di brina si stendeva sui prati e sulle messi: i sentieri, ieri sera splendenti di fiori, erano oggi ricoperti di neve intatta; e i boschi, ricchi dodici ore prima di fronde e di profumi come foreste tropicali, ora si distendevano vuoti, aridi, bianchi come foreste di pini nella bianca Norvegia. Tutte le mie speranze erano morte, colpite da una maledizione sottile, come quella che in una notte si abbatté su tutti i primogeniti in terra d’Egitto. Guardai i miei desideri più cari, ieri luminosi e fiorenti; ora giacevano nudi, gelidi, lividi: cadaveri che non sarebbero mai tornati in vita. Guardai il mio amore, il sentimento che il mio padrone aveva suscitato in me: tremava nel mio cuore, come un bambino malato in una culla fredda; la malattia e l’angoscia lo tormentavano: non poteva cercare conforto tra le braccia del signor Rochester, non poteva scaldarsi sul suo petto. 

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