Il cacciatore di Caino

Il cacciatore di Caino

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo Il cacciatore di Caino, scritto da Fabrizio Carcano ed edito dalla Casa Editrice Mursia, che ringrazio per l’invio della copia.

TRAMA

Milano, gennaio 2020. In una chiesa a due passi da piazzale Loreto, mani ignote depositano un cellulare con un video di un inquietante duplice omicidio. La prima vittima è un sacerdote, esperto in esorcismi, con una croce rovesciata incisa sulla schiena. Il carnefice si presenta come Caino e annuncia nuovi delitti. Una donna danese viene uccisa a forbiciate, i capelli tagliati corti. È la firma del Viaggiatore, un serial killer che da anni sta insanguinando il Nord Europa. Esiste un legame tra il Viaggiatore e Caino? Ancora una volta toccherà al vicequestore Bruno Ardigò, il Cacciatore di Assassini, braccare questi mostri, scavando in un passato torbido. Un’indagine a sfondo religioso che si snoda in una Milano sempre più nera, tra il cimitero di Chiaravalle e i quartieri intorno alla Stazione Centrale, dove i murales dei sottopassi ferroviari raccontano gli intrecci e i misteri che legano i delitti.

La profanazione di una tomba nel cimitero privato dei monaci cistercensi dell’abbazia di Chiaravalle è l’inizio per un gennaio freddo e carico di morti in una Milano oscura e spaventosa. Vengono ritrovati dei vestiti femminili, ma il corpo della danese uccisa, martoriata, sono altrove. Inizia un’indagine dolorosa e atroce per riportare alla luce una verità che emerge dal passato con violenza e mette tutti di fronte alle proprie colpe. Un serial killer che ha colpito per anni in giro per l’Europa, uccidendo donne non più giovanissime, sole e senza figli, quasi a non voler lasciare orfani, un killer chiamato Viaggiatore mai punito e un secondo assassino, un Caino, che uccide con un veleno e lascia dei disegni articolati. Che verità racconta Caino? Dove vuole portare, con le sue storie disegnate, gravide di messaggi legati alla religione cattolica? Sta a Bruno Ardigò, vicequestore, cacciatore di Caini, andare alla ricerca di una verità sepolta in un passato terribile, che lega la Milano bene, quella ricca, quella del vizio che non guarda in faccia nessuno per ottenere godimento, agli efferati crimini.

C’è una connessione tra Caino e il Viaggiatore? Pian piano, Ardigò si troverà coinvolto in un intrigo che coinvolge eminenti nomi dell’economia e dell’imprenditoria milanese, nonché giudici e avvocati e, per giunta, la Chiesa. Sembra tutto ruotare attorno ad una specifica chiesa, chiamata dei Martiri Oscuri, che è passata da essere nota per gli esorcismi che qui venivano condotti, all’essere aperta a transessuali, a reietti, cui forniva asilo o un pasto caldo. Eppure, proprio un prete di quella chiesa è stato trovato assassinato, con un simbolo che mette in allarme tutti: una croce rovesciata. Scavando nel passato del prete, emerge un ritratto che lo vede protagonista di esorcismi, da giovane, e un’inclinazione naturale per il sesso, soprattutto con una connazionale, Luvanor, una transessuale brasiliana, trovata anche lei assassinata. Un monito? Una giustizia? La scia di sangue porterà Ardigò a conoscere personaggi dai profili interessanti, a partire dalla bellissima Morena, nipote di Luvanor, che ammalia e spaventa il vicequestore. La natura di Morena non le ha reso la vita facile: dopo l’improvvisa e misteriosa sparizione della madre quando aveva solo quattro anni, è cresciuta con Luvanor, fino alla sua incarcerazione che ha segnato un allentamento tra le due. Cosa è successo alla madre di Morena? Come mai la giovane donna sostiene di avere incubi che anticipano gli efferati omicidi e che sono riconducibili a quella sant’Orsola proprio presente nella chiesa dei Martiri Oscuri? Tutto sembra portare a quel luogo, a un passato che Caino chiede venga disseppellito, sfidando quasi le autorità a trovarlo, a stanarlo, a fermarlo per raccontare la propria storia.

Ed è una storia di orrori, di violenze, di tragici incontri e fatalità che l’autore abilmente costruisce sullo sfondo di una Milano che vive le sue due vite, le sue due anime. Ho apprezzato il vicequestore Ardigò, che soffre quando non riesce a portare avanti la giustizia, tormentato dalle sue storie passate, spaventato da ciò che sta vivendo con Morena; è abituato al crimine, ma non riesce, com’è giusto che sia, ad abituarsi allo stupore del male, che cova nell’animo umano.

La commistione tra passato e presente, tra antichi peccati e contemporanee condanne, fa da eco alla dualità insita nella metropoli milanese che riecheggia, poi, quella che abita l’animo umano: luce ed ombra, tormento e redenzione. Una storia cruda, di segreti conservati nella sacralità di una chiesa crocevia per persone reiette, di ricchi borghesi e di silenzi pagati a caro prezzo, di sesso e corpo svenduto e violato. Una storia che colpisce grazie allo stile incisivo e pulito dell’autore, connotato da frasi brevi, incalzanti che si alternano a suggestivi racconti sulla città che in modo evidente l’autore ama e ci racconta, ci porta a scoprire, nelle strade attorno alla Stazione Centrale e nei luoghi fittizi che fanno da sfondo a una storia di sangue e dolore.

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