Review Tour: Cronache marziane

Review Tour: Cronache marziane

Buongiorno, lettori! Oggi Review Tour dedicato al romanzo Cronache marziane, scritto da Ray Bradbury ( traduzione di Veronica Raimo) ed edito da Mondadori nella collana Oscar Moderni Cult. Il romanzo è disponibile dal 3 giugno, ringrazio la Casa Editrice per questa lettura in anteprima.

Dalle prime fallimentari esplorazioni umane all’invasione e infine al declino: Cronache marziane(1950) è il resoconto della conquista e della colonizzazione di Marte da parte dei terrestri. Tutto avviene in meno di trent’anni, tra il 2030 e il 2057, quando lo scoppio di una guerra atomica costringe i terrestri a rientrare e Marte, pianeta antichissimo, resta nuovamente abbandonato. Sui suoi immensi mari di sabbia privi di vita passano i grandi velieri degli ultimi marziani, creature simili a fantasmi, ombre e larve di una civiltà che gli ingombranti terrestri venuti da un mondo sordo e materialista non hanno saputo vedere né comprendere.

Capolavoro della fantascienza, Cronache marziane è in realtà molto di più: in queste pagine ricche di inventiva e di poeticissime immagini, Bradbury travolge i limiti della letteratura di genere, ritrovando l’universalità simbolica della fiaba e dell’epos: «Cronache marziane» scrive infatti nell’Introduzione «sono Tutankhamon che esce dalla tomba quando avevo tre anni, le saghe norrene quando avevo sei anni, e gli dèi greco-romani che mi affascinavano tantissimo quando avevo dieci anni: insomma mito puro». Ma non solo: Bradbury sente l’urgente bisogno di parlare del mondo che lo circonda: il “suo” Marte è il ricettacolo dei fantasmi dell’epoca, un pianeta dell’immaginario americano degli anni Quaranta che racchiude sogni, desideri, speranze di un Paese partito alla conquista dello spazio che assiste allo sgretolarsi delle proprie ambizioni e illusioni.

Che cos’è Marte? Che cosa simboleggia e rappresenta per quei terrestri che con gli occhi e con la fantasia anelano ad approdarvi?

Marte è il sogno, è il futuro, è il destino, con tutto ciò che esso comporta: paure, ambizioni, speranze, angosce. Cosa potrà mai esserci su Marte? Desolazione? Un mondo nuovo? Le varie voci che si alternano nelle storie raccontate dall’autore ci parlano di una sorta di Terra Promessa, ma non sempre l’approccio è connotato positivamente; infatti, colonizzare, così come la storia ci insegna, non è quasi mai un dono per la popolazione ospitante, piuttosto è una maledizione. Questi racconti sono le storie delle spedizioni su Marte, da parte dei terrestri, che falliscono ma ritentano, che non si arrendono, che continuano a immaginare e a ritrovare su Marte echi e strascichi di loro stessi. Marte è il riflesso della Terra o rappresenta un luogo ameno e vergine, su cui poter trovare fortuna, persino l’amore? E’ il luogo della riscoperta, della rivalsa, o dei fantasmi della memoria?

Le spedizioni su Marte rappresentano il seme di un mare infinito di possibilità, eppure sono anche la testimonianza di quanto i terrestri con la loro smania di colonizzare, possano distruggere, annientare, cioè che è Marte per riedificare a proprio gusto il pianeta. Una delle voci più potenti è quella del personaggio di Spender, a mio avviso, un soldato che si batte per preservare l’integrità di Marte, per proteggerla dall’istinto incontrollabile dei terrestri che arrivano e vogliono sconvolgere un mondo, un pianeta, per renderlo simile a loro stessi. E’ disposto a uccidere, a sacrificare la propria umanità in virtù di un bene superiore.

Lo stile dell’autore è magistrale, poetico e lirico nel descrivere i dettagli paesaggistici del pianeta ma soprattutto nell’analizzare gli intimi moti dell’animo umano, la psicologia dei suoi personaggi, che appare ben costruita e coerente con le sue storie. Marte è la tensione tra essere e poter essere altro, è il desiderio di cambiare prospettiva, è la paura di un amore che attraversa lo spazio, sospeso in un messaggio che si perde e che ha in sé l’eco di un semplice “amo“, è la malinconia agrodolce del ricordo dei propri cari perduti e ritrovati su quel pianeta lontano, è il sospetto dello sconosciuto, dello straniero, è la tecnologia che si scontra con la natura. E’ una strada di notte, è l’incontro con l’altro da sé che prima spaventa e atterrisce e poi si riconosce, nello stesso incedere nella vita.

Lo vuoi sapere che cos’è Marte? È come il regalo di Natale che mi hanno fatto settanta anni fa – non so se tu ne hai mai avuto uno –, comunque, si chiamava caleidoscopio, ed era un marchingegno fatto di cristallo, stoffa, perline e altre amenità. Lo mettevi controluce e poi ci guardavi dentro: be’, era pazzesco. Un’esplosione di immagini! Marte è la stessa cosa. Allora goditela e basta. Non ti aspettare altro.

Interessanti spunti di riflessione e aperture sull’interpretazione del tema del viaggio e del simbolismo marziano ci vengono fornite nella postfazione firmata da Tristan Garcia per un classico della fantascienza che è molto di più, è uno sguardo puntato sull’alterità.

Condividi:

Leave comment

Your email address will not be published. Required fields are marked with *.