La torre della rondine

La torre della rondine

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo La torre della rondine, nuovo appassionante capitolo della saga fantasy scritta da Andrzej Sapkowski (traduzione di Raffaella Belletti), ed edita da Editrice Nord, che ringrazio per l’invio della copia.

TRAMA

Nella notte dell’Equinozio d’autunno, una tempesta infernale si abbatte su Ellander. All’improvviso, alcune nuvole nere assumono la forma di guerrieri a cavallo e sorvolano con gran strepito il tempio della dea Melitele. La maga Triss Merigold non ha dubbi: è la Caccia Selvaggia narrata dalle leggende, portatrice di morte e di sventura. Qualcuno a lei molto caro è caduto vittima di un sortilegio o di un’imboscata. Non c’è un attimo da perdere: deve avvisare Geralt di Rivia… Tre giorni dopo, durante una battuta di caccia nelle paludi, Vysogota di Corvo trova una fanciulla priva di sensi e gravemente ferita. Senza esitare, il vecchio eremita la porta in casa e le presta le prime cure. Tra i deliri indotti dalla febbre, la ragazza rivela di essere sfuggita per miracolo a un manipolo di soldati di Nilfgaard, gli stessi uomini che ancora le stanno dando la caccia per ucciderla. E allora l’eremita capisce: lei è la principessa Ciri, l’ultima erede al trono di Cintra, colei che, secondo la profezia, causerà il crollo dell’impero e riporterà la pace tra i popoli della terra. La giovane ha bisogno di protezione. E c’è solo una persona che possa aiutarla a compiere il suo destino: Geralt di Rivia…

Distanti tra loro, ritroviamo i protagonisti dell’affascinante saga impegnati in una lotta contro il tempo, per salvare la propria vita e per potersi ricongiungere; le notizie, le comunicazioni sono parziali e contraddittorie. Che fine ha fatto Cirilla? E Yennefer? Sono davvero morte come si crede? Nella notte dell’Equinozio, strani sogni agitano i sonni dei nostri protagonisti e sembrano predire catastrofi e morti; strani fenomeni hanno luogo, la Caccia Selvaggia urla e squarcia il cielo, cosa vorrà mai dire? In un racconto a ritroso, narrato attraverso diversi punti di vista, ricostruiamo la posizione dei nostri personaggi e gli accadimenti intercorsi dalla fine del volume precedente ad ora. Geralt è sempre più prostrato: non fa più sogni inerenti la sua Cirilla, e questo lo lascia ancor più basito; disperato, attanagliato dal dolore e dalla preoccupazione per la fanciulla, fatica come sempre ad accettare gli aiuti dei suoi amici con i quali viaggia. Suo malgrado, si ritrova al centro di diatribe e rivalse che sembrano apparentemente distrarlo e sottrarlo alla sua missione: immaginando Ciri morta, la vendetta è tutto ciò che lo alimenta, che lo spinge ad andare avanti, nonostante i dolori delle sue ferite, e lo spinge a rivalutare l’immagine di Cahir , storico nemico e rivale, la cui storia – un flusso di coscienza dovuto ad un trauma – rivela la verità sull’assedio di Cintra e sul suo ruolo nella vita di Cirilla.

“La linea tracciata dal destino è tortuosa, ma conduce a questa torre. Allo sterminio, alla distruzione dei valori stabiliti, dell’ordine stabilito. Ma qui, sopra la torre, vedi? Una rondine. Il simbolo della speranza. Prendi questa spada. Che si compia ciò che deve compiersi.”

Cirilla, sopravvissuta ai Ratti, viene letteralmente raccattata da un vecchio eremita che se ne prende cura e guarisce la terribile ferita che le deturpa il viso; in fin di vita, Cirilla si rivela ancora una volta una vera Leoncina e lotta con le unghie e con i denti per salvarsi. Nelle sue notti deliranti, però, rivela all’eremita molto più di quanto vorrebbe e al risveglio i due, costretti a convivere per un pò di tempo, decidono di raccontarsi. Il ricordo di Cirilla è devastante, terribile, fatto di umiliazioni, di perdite, di ferite all’anima della ragazza: impossibile non immaginare le scene che così vividamente la sua voce riporta, impossibile non pensare a quanto Cirilla – Falka sia cambiata, inevitabilmente. Gettata in un’arena, a uccidere, a versare sangue umano, Cirilla perde la speranza: come può essere lei quella ragazza predestinata di cui le leggende parlano? E dov’è Geralt? Ogni colpo inferto, ogni volta che viene derisa e calpestata, Cirilla crede sempre meno al suo mito personale … eppure, persino nella sabbia e nel sangue, il suo spirito non passa inosservato. Ciri è destinata a risorgere. La rondine è destinata a volare. Ma la strada per il destino ha il sangue con sé: nonostante la filosofia dell’eremita, la sua etica, la sua comprensione del mondo, Cirilla vuole affrontare il male con la morte, ripagarlo con la stessa moneta. Lei sa bene che cosa può generare l’odio e il male: “Il Male ferito urla di dolore come un cane! Si rotola a terra e grugnisce guardando il sangue sprizzare dalle vene e dalle arterie, vedendo le ossa sporgere dai monconi, vedendo le viscere fuoriuscire dal ventre, sentendo la morte arrivare insieme col freddo”. La sua voce, il suo urlo, sembrano echeggiare e rincorrere i pensieri di Geralt: vendetta.

Yennefer, tenace e audace, lotta con la sua determinazione per ritrovare la sua Cirilla, quella che per lei è ben più di una figlia, ma anche lei, come Geralt, è invischiata in trame e intrighi: toccante il suo desiderio di passare alla storia come una persona buona, non come una traditrice. Ma il mondo che abita non è avvezzo a tali delicatezze, tantomeno le maghe terrificanti e potenti che governano.

Il Male è sempre più infido, si nasconde, trama nell’ombra, non alberga solo in creature chiaramente cattive ma nella malvagità di rivalse, di antichi odi coltivati e caldeggiati per fini personali, nella crudeltà di Bonhart, ad esempio; tra bande criminali, giustizia sommaria, apparenze che devono essere mantenute per non alimentare rivolte civili e per giustificare una guerra sanguinosa, saggi elfi, si decide il futuro del mondo e dell’umanità stessa.

Il dubbio sull’onore, sull’amicizia, sulla fedeltà, si insinua e serpeggia in Geralt e Yennefer: possibile che le voci sui reciproci tradimenti siano vere? Possibile che Yennefer abbia cambiato fazione e ora si stia impegnando per cercare Cirilla, per motivi sbagliati? E possibile che Geralt abbia un suo piano per salvare Cirilla e che non preveda la bella maga? I sentimenti, come sempre, sono un’arma potente nel mondo meschino, crudele e ambizioso che l’autore ha creato. Ed il passato è ancora una volta protagonista indiscusso per il futuro: Yennefer, sull’isola di Skellige, scoprirà interessanti collegamenti tra la morte di Pavetta e quello che sta accadendo ora. Il mare, infatti, piange la morte del Sangue Antico, ma questo cosa può centrare con Ciri? E con la famosa loggia segreta? Colpi di scena, rivelazioni, segreti e intrighi, sono alcuni tra gli elementi principali di questo volume.

Lo stile dell’autore si riconferma vivido e scorrevole: tra intrighi, spie, alleanze, viaggi e peripezie, ancora una volta le vicende dei protagonisti sono coinvolgenti e ben calibrate per mantenere sempre costante l’attenzione del lettore, il quale vuole sapere, vuole scoprire i collegamenti, anticipare le mosse e le conseguenze delle azioni dei personaggi principali e dei tanti personaggi secondari, corredo necessario e interessante di questa vicenda. L’emozione che più ha accompagnato la lettura del romanzo è stata l’inquietudine, per le sorti dei miei personaggi preferiti, ma anche per via delle atmosfere cupe che l’autore ha magistralmente evocato ( penso in particolare, alla scelta di chiudere quasi tutti i capitoli con la stessa scena: l’eremita e Cirilla, nascosti al mondo, isolati, con la ragazza che racconta in modo crudo e preciso la sua trasformazione, il Male che ha vissuto, e l’angoscia, che come una nuvola, si addensa, mefitica e foriera di disgrazie, inevitabili).Come sempre, le voci di Cirilla, di Geralt, di Yennefer, di Ranuncolo e degli altri risultano subito riconoscibili: le evoluzioni di Cirilla e Yennefer, pur dolorose e tormentate, sono quelle che ho preferito. La vita può piegarle, vessarle, ma non potrà mai spezzarle fino in fondo; eroine di una favola amara, oscura, in cui vita e morte danzano vicinissime, sullo sfondo di un mondo magico abitato da vampiri, elfi, premonizioni, e l’eterna lotta tra bene e male.

“Nessuno vuole soffrire. Eppure è il destino di ognuno. E alcuni soffrono più degli altri. Non necessariamente per scelta. La questione non sta nel sopportare il dolore. La questione sta nel come lo si sopporta.”

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