In viaggio con gli dei

In viaggio con gli dei

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del libro In viaggio con gli dei, scritto da Guido Guidorizzi e Silvia Romani, illustrazioni di Michele Tranquillini, edito da Raffaello Cortina Editore, che ringrazio per la copia.


Non servono bussole, GPS o rose dei venti. Ogni viaggio in Grecia è, prima di tutto, un viaggio dell’anima. Fra querce che sussurrano il nome delle divinità, grotte misteriose, antichi templi e racconti di poeti, questo viaggio è un salto nel blu del mare di Grecia, alla ricerca dei suoi dèi, degli eroi, dei miti e anche un po’ di noi: di quel che siamo stati e, talvolta, vorremmo di nuovo essere.
Il tempo di una sosta sotto un albero ombroso, accanto alle rovine di un tempio, ma anche, semplicemente, la fantasia di un viaggio, dalla poltrona di casa: è la magia del mito, sempre diverso e sempre lo stesso a ogni nuovo racconto, ovunque ci si metta in ascolto.
Giulio Guidorizzi e Silvia Romani ci accompagnano nella terra in cui ogni pietra custodisce una storia da raccontare e ci invitano a rallentare il ritmo, a concederci il piacere di fermarci per un attimo ad aspettare il passaggio, invisibile, di un dio.
Una guida mitologica della Grecia in cui i luoghi sono descritti con gli occhi e i miti di coloro che li hanno fabbricati, in un tempo lontano.

La Grecia: terra del mito, terra di storia, di leggende, di cieli che hanno un azzurro incredibile, terra del viaggio. Un percorso all’interno e attraverso un paese che popola l’immaginario di tutti, un percorso che ci invita a perderci seguendo le tracce di antichi miti fusi con rituali, con credenze popolari; suggestioni che nascono dalla approfondita conoscenza della Grecia – arte, storia e cultura – e corredate da un apparato fotografico meraviglioso. Un itinerario sulle tracce della mitologia greca, e, di conseguenza, un viaggio dell’anima; una mappa, una guida, per potersi poi perdere tra le scogliere e tra le piazze, tra le rovine e la sabbia, tra i vasi e i colori, tra passato e presente. Oracoli, templi, divinità perdute: tutto in Grecia sembra avere una precisa e dettagliata origine, una sua storia, seppure leggendaria, seppure differente; alcuni di quei miti sono più noti, altre sono storie dimenticate. Tra immagini suggestive, racconti incredibile, compiamo un viaggio in una delle culture più affascinanti mai esistite. Da Creta a Micene, da Delfi ad Olimpia, fino ad Atene: per alcuni saranno solo pietre, ad altri si può chiedere di immaginare.

Si parte da Creta, il luogo senza il quale gli dei stessi non esisterebbero, terra di luce e di tuffi, terra che danza e che ha vissuto fortune alterne nell’immaginario dei turisti, grazie anche alle scoperte poderose e, spesso soggette al marketing dell’immagine e della comunicazione. Cnosso, Heraklion, il disco di Festo, il labirinto del Minotauro, grande assente: tanti ancora i misteri che abitano questa terra. Il labirinto potrebbe essere una danza, allora, o l’antro di una caverna la cui escursione, la cui scoperta, sarebbe ancestralmente legata a una discesa in se stessi. Colori affascinanti, un re a volte dipinto come un Mosè benevolo, a volte come un re tirannico e infedele, ninfe, e maledizioni, ovviamente. Stelle e montagne, su tutte il monte Ida, prima casa di Zeus, la cui caverna può essere raggiunta, con sforzo ed esperienza chiaramente, ma ripaga con il premio dell’immaginazione, di un Zeus infante che si aggira, oppure, in inverno, con la più contemporanea possibilità di una bella sciata!

E’ il 1951 quando Micheal Ventris decifra la lineare B, una delle tre scritture minoico – micenee, e riesce quindi a decodificare le Tavolette di Pilo. Pilo è la patria di Nestore, il più saggio e vecchio guerriero che prende parte alla famosa guerra di Troia; e Nestore è anche il cantore di storie attorno al fuoco, dal sapore di un antico che sta scomparendo dal mondo, impelagato nella guerra, appunto. Il palazzo di Nestore ci aspetta ancora a Pilo e gli autori lo definiscono il più bello dei palazzi micenei, perché Nestore amava il lusso. Tra ulivi preziosi, centauri e templi antichi, siamo pronti a partire per la prossima tappa.

Olimpia, privata di una delle Sette Meraviglie del mondo, la statua di Zeus scolpita da Fidia, perduta: solo frammenti del recinto sacro di Olimpia, Altis, conservati grazie al lavoro del fango, ci permangono di quella magnificenza. Ma Olimpia, ovviamente, deve la sua celebrità ad altro anche: è qui che ogni quattro anni, davanti alle rovine del tempio di Era, si accende il fuoco olimpico. Olimpia allora racchiude in sé uno dei temi cari alla cultura ellenica: la sfida, prima di tutto, con se stessi. Vittoria o sconfitta, vita o morte, fusi insieme: e durante i giochi panellenici di Olimpia c’era la tregua, sacra, la sospensione della guerra, a testimonianza che lo sport, la gara, i giochi, non sono mai stati solo qualcosa di ludico per i greci. I resti tuttavia non ci impediscono di viaggiare con la fantasia e ricostruire l’atmosfera attorno alla piana di Olimpia, nella quale si radunavano e accampavano uomini, i ricchi in modo più comodo chiaramente, sotto il cocente sole di luglio- agosto … e alcuni ne morivano, o soffrivano, ma sadicamente, non c’è vittoria se non c’è anche sofferenza. Per mille anni, Olimpia è teatro dei giochi, prima con protagonisti dei principianti diciamo e poi dei veri e propri atleti, attorno ai quali si creava la leggenda, il mito. Un’ultima visita alle rive del fiume Alceo, il più importante del Peloponneso, e oggetto anche lui di un mito, e, dopo l’apparente scomparsa di Olimpia rinata poi nel 1894 con le Olimpiadi, vogliamo il passo altrove.

Una sosta veloce ma decisamente magica è quella sul Monte Liceo, nell’Arcadia, che secondo gli abitanti del posto sarebbe la vera terra natale di Zeus; il culto del dio non veniva praticato in un tempio ma in un recinto all’aperto, dando l’idea di una congiunzione ancestrale e intensa tra sacro e umano. Il sito, secondo scavi più contemporanei, sarebbe antichissimo ma anche macchiato dal ritrovamento di scheletri appartenenti a giovani, retaggio, forse, di sacrifici umani; è un luogo in cui si respira un’atmosfera diversa dal solito, che vive delle leggende di riti cannibali e , ovviamente, è uno dei tanti luoghi che fa da scenario da uno degli amori fugaci di Zeus, qui con Callisto, bellissima (nomen omen) figlia di Licaone, vergine cacciatrice di Artemide che la punisce trasformandola in orsa quando intuisce la sua colpa. Tuttavia Zeus trasformerebbe lei e il figlio in costellazioni, l’Orsa Maggiore e Artofilace ( o Arturo).

Epidauro è la terra natale del dio Asclepio, intorno alle cui origini albergano miti e leggende, e ospita anche uno dei famosi teatri greci all’aperto, che gli autori definiscono tra i più armonici della Grecia. Non è difficile, allora, immaginare il teatro calato nel contesto cittadino, dove il pubblico non è separato dalla città , dalla luce e dai suoni, dove i posti a sedere sono uguali per tutti: tra inni sacri e tragedie, che esperienza meravigliosa deve essere stata assistere ad uno spettacolo.

Micene è una delle città che forse meglio rappresenta la forza, la virilità, le atmosfere degli eroi dell’Iliade: una terra tra bronzo e corazze, dove alberga l’antico spirito guerriero, dove i combattenti hanno un innato senso per la bellezza, salvo poi sparire e lasciare alla storia uno degli enigmi più interessanti da risolvere. Teatro di intrighi, di violenze, di rivalità e incesti, Micene ed il mito della sua fondazione hanno dato materiale in abbondanza ai tragediografi greci. La città di Agamennone, la città d’oro, avvolta dal mistero della scomparsa di una civiltà, tuttora irrisolto.

Corinto è la città ricca di sorgenti, i cui splendori non sono purtroppo sopravvissuti; forse comandata da Sisifo, forse, in una versione del mito, da Medea, Corinto conserva paesaggi magnifici e ha un legame speciale con l’acqua, fonte di vita e anche di miti, quale quello legato alla nascita di Pegaso. In Corinto abitano diverse anime: la città fu distrutta dai Romani e fatta ricostruire da Cesare.

Delfi è famosissima per il suo oracolo, per il culto di Apollo e, prima, per una profonda religiosità tutta peculiare, la religione delfica fatta di un misterioso incontro con la voce di un Dio. E la voce diviene elemento centrale anche nel mito legato ad Apollo e alla sua scelta di stabilire a Delfi il suo tempio: giovani donne venivano scelte per divenire la voce delle parole, enigmatiche, del dio. Chi erano? Come venivano scelte? Come facevano a divenire oracoli? Tante ipotesi, più o meno immaginarie, mentre quella più attendibile ma meno affascinante forse, ci fa credere che fossero ragazze che per loro natura, per una loro malattia, potessero soffrire di deliri e allucinazioni. Nel mito invece l’oracolo di Apollo è paradossale, perché pone chi lo interroga difronte alla certezza della menzogna, della libera interpretazione di ciò che il Dio dirà. Eppure, l’oracolo, e il precedente sacrificio, era prassi comune per i greci. Importante a Delfi anche lo stadio, uno dei meglio conservati dell’antichità, e il teatro; nel museo, sono conservate opere mirabili intrise di leggende. Un luogo intimo e potente, che riflette ancora lo splendore della massima conosci te stesso, motore della ricerca filosofica che è quindi ricerca di se stessi.

Una tappa a Dodona, difficile da raggiungere, le cui querce divine venivano interrogate, luogo suggestivo e di comunione con la natura; e poi Efira, mitologica porta per la discesa agli Inferi; Tempe, terra del mito di Dafne ed Euridice, fino ad Atene, lasciata per ultima non ovviamente perché la meno importante, anzi. Culla di una civiltà magnifica, dall’Areopago alla meraviglia dell’Acropoli, un punto da cui dovunque si volga lo sguardo colpisce il paesaggio, il panorama, la natura e la storia, il moderno e l’antico che si fondono e che dall’alto osserva la sua città, il suo mito. Nonostante le spoliazioni, nonostante la distruzione, il passaggio del tempo, la Grecia ha ancora tanti luoghi da mostrarci.

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