Review Tour: Inferno

Review Tour: Inferno

Buongiorno, lettori! Oggi Review Tour dedicato ad un capolavoro della letteratura mondiale: Inferno, prima Cantica della Commedia, scritto da Dante Alighieri, commentato da Franco Nembrini, illustrato da Gabriele Dell’Otto e con una prefazione di Alessandro D’Avenia. Edito da Mondadori nella collana Oscar Draghi, è disponibile dal 19 maggio. Ringrazio la Casa Editrice per questa lettura in anteprima.

Franco Nembrini, da anni, tiene per tutta l’Italia un ciclo di lezioni su Dante e la Commedia. Alla fine di uno di questi incontri, a Roma, Nembrini è stato avvicinato da un ragazzo che gli ha detto che le sue parole gli avevano cambiato la vita. Questo ragazzo era Gabriele Dell’Otto, uno dei più importanti disegnatori del mondo, artista di punta delle due grandi casi editrici americane di supereroi, Marvel e DC. È nato così un progetto che è anche un sogno. Rivestire la Divina Commedia per portarla al grande pubblico, nel millennio che è appena iniziato. Dopo l’introduzione di Alessandro D’Avenia, ogni canto ha un’introduzione alla lettura scritta da Nembrini, il testo originale di Dante e, a fronte, una parafrasi in italiano contemporaneo, e una riproduzione delle meravigliose tavole di Gabriele Dell’Otto che illustrano il contenuto del canto.
Un grande progetto, che continuerà, ovviamente, con Purgatorio e Paradiso.

Non leggete Dante, lasciatevi leggere da lui: così intitola la sua prefazione Alessandro D’Avenia e, riflettendo su quest’idea, mi è parsa la strada giusta per un nuovo approccio a Dante. Che siano rimembranze scolastiche o riferimenti culturali, Dante è entrato di diritto nell’immaginario collettivo della società, influenzando costantemente la letteratura, contemporanea e non, il teatro, la musica, la televisione. Non è un caso che il progetto di quest’opera nasca proprio dall’incontro tra l’arte grafica di Gabriele Dell’Otto e dal commento di due illustri personaggi quali D’Avenia e Nembrini, con l’intento di far rivivere la parola di Dante, e di farla arrivare a tutti; le tavole di Dell’Otto sono suggestioni visive, incarnazioni delle oniriche scene dantesche, in cui i colori si fondono per evocare lo smarrimento, l’angoscia, la sete di conoscenza, l’incontro con il divino e con l’umano. Originale e interessante la scelta di Franco Nembrini di presentare la parafrasi del canto in prosa, così come ha valore filologico esporre la Vita Nova, preludio stesso alla Commedia, e che rappresenta il momento in cui, tra prosa e poesia, Dante incontra Beatrice, quel barlume di pace che egli da sempre andava cercando.

La Commedia non è altro che la descrizione del cuore di Dante in cerca di pace, sedotto da Dio attraverso i suoi amori terreni, che sono quindi anche celesti. Leggere Dante significa essere restituiti in pieno ai desideri del nostro cuore, anche quelli che non riuscivamo ad ammettere e riconoscere, per scoprire che i più profondi, veri e autentici coincidono con il dialogo che intratteniamo con Dio, e ci suggeriscono il modo in cui possiamo essere un dono per gli altri, avere e quindi portare pace.

Che il ricordo di un Canto provenga dai propri studi, più o meno approfonditi, oppure dalla diffusione mediatica dell’opera dantesca, o ancora dalle locuzioni e dai modi di dire mutuati dalla parola di Dante, ognuno di noi conosce qualcosa della Commedia, ed è legato ad una scena, ad un canto, ad un personaggio. Parlare di Dante, allora, è ricordare i banchi di scuola, le lezioni e le parafrasi, è ricordare quei versi che ci sono rimasti impressi nella memoria; è ricordare la paura dell’Inferno, o l’amore di Paolo e Francesca, ad esempio, il racconto atroce del conte Ugolino, la curiosità di Ulisse. Come sottolinea Nembrini, Dante ha sempre qualcosa da dire, che lo si legga da soli, che ne si parli in un seminario, che lo si ascolti in letture, si scorge un messaggio che non avevamo ancora colto, ci si incanta ancora dinanzi alla bellezza della parola, ci si perde nei moniti terribili e nel viaggio per antonomasia, in quella discesa agli Inferi che superando la dimensione religiosa si fa metafora altra.

Leggere quest’edizione è leggere di se stessi, o almeno questo è ciò che accaduto a me, leggendo e assaporando le parole di Nembrini, la sua esperienza autobiografica, le sue intuizioni su Dante, mi sono trovata ad annuire e ad esclamare ad alta voce: è proprio così! E in alcuni punti mi sono emozionata, commossa, rapita dalla potenza che il seme della lettura, dell’interesse per la parola, può suscitare, creando una condivisione, fondando una comunità. Potrebbe essere questa allora la chiave per avvicinare Dante a tutti: ritrovarsi in terzine che dovrebbero essere datate e invece sono attuali, se si sa come leggerle, se si ha il coraggio di affrontarle e comprenderle. E’ Dante stesso a chiedere al suo lettore di essere onesto con se stesso, per avventurarsi in un viaggio che è trasformazione. Un Dante, allora, che sia alla portata di tutti.

La Divina Commedia era la mia storia, e tutta la grande letteratura e tutto quello che i grandi avevano detto parlava di me, interrogava me, aveva qualcosa da dire a me.

Il volume è un’opera d’arte nell’opera d’arte: i disegni, le illustrazioni, le riproduzioni nelle pagine del risguardo dell’Inferno e del cosmo così come lo intendeva Dante, la cura e l’attenzione, la spiegazione e la guida costante di Franco Nembrini, quasi come una mano che accompagna il nuovo lettore o riporta a casa chi già ama Dante, e ci racconta la sua vita e la sua opera con un linguaggio semplice ma di impatto.

I personaggi che Dante incontra nel suo viaggio all’Inferno sono tantissimi, alcuni sono volti e nomi noti, come la guida Virgilio, altri meno, ma tutti aiutano Dante a narrare la complessa materia che è l’umanità, il peccato, la morte, la pena. Alcuni di questi personaggi e le terzine a loro dedicate sono presenti nell’immaginario comune di tutti, e sono diventati archetipi per descrivere l’uomo stesso e le sue fragilità. Non posso non citare uno dei passaggi che preferisco, per la potenza della parola che trapassa il foglio, e io sono lì, inerme, ad ascoltare l’assordante rimbombo della parola:

‘Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente. 

Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina podestate,
la somma sapïenza e ’l primo amore. 

Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate’.

L’Inferno di Dante è iconico, un luogo suggestivo nella sua oscurità, che affascina e che riesce ad essere vivido, concreto, capace di influenzare ancora oggi chiunque si avventuri alla sua scoperta. E questo Inferno diviene spunto per raccontare l’epoca in cui Dante vive, le personalità importanti, i conflitti, i vinti e i vincitori, narrati attraverso la lente che è il giudizio di Dante stesso. Dante, narratore e protagonista della sua opera, scende e scava nel vicende umane e spirituali del suo tempo, per uscirne diverso, trasformato, alla luce di Dio, suo Giudice supremo.

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