Yug. Nelle terre sconosciute

Yug. Nelle terre sconosciute

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del libro Yug. Nelle terre sconosciute, scritto da Guy De Larigaudie ( traduzione di Manuela Raccanello) ed edito Risfoglia per Armando Curcio Editore. Ringrazio la Casa Editrice per l’invio della copia.

TRAMA

Yug. Nelle terre sconosciute può essere considerato un racconto di formazione, incentrato sulle basi fondamentali dello scoutismo: «imparare a conoscere, imparare a essere, imparare a fare», per capire il mondo fuori e dentro di sé. Yug, il protagonista, è un adolescente che vive in un’era preistorica, in un ambiente naturale pieno di fascino, ma anche di insidie. Il ragazzo, avido di conoscenza, non si lascia intimorire dalle difficoltà e parteper un lungo viaggio verso l’ignoto, lasciando il clan che lo ha accolto dopo la morte dei suoi genitori. Determinato ed entusiasta, Yug si confronta con i vari aspetti di un mondo inedito: dalla savana luminosa alle paludi ostili, dalla foresta misteriosa ai precipizi sul mare. E di questo mondo nuovo impara l’alfabeto: rumori, versi di animali, fruscii, rami spezzati e tante orme da decifrare. Se Kipling ci ha raccontato la vicenda di Mowgli che viene adottato da un branco di lupi, Larigaudie ritesse la trama, proponendo la storia dell’amicizia fraterna che nasce tra Yug e un maestoso leone, riconoscente verso il ragazzo che gli ha curato le ferite procurategli da un bufalo. Tra tutte, il fuoco sarà la più grande rivelazione; imparare a produrlo è una conquista impareggiabile, che Yug donerà al suo clan, quando farà ritorno.

Ma oltre a primeggiare per forza e abilità, Yug superava i componenti del suo clan anche per sensibilità, perché il suo animo sapeva cogliere la bellezza delle cose.

Yug è tornato a casa, ha ritrovato il suo clan, è cresciuto, forte e bello, possente e abile, eppure nel suo cuore alberga una strana malinconia: a Yug manca la sensazione piacevole e languida delle infinita possibilità aperte, distese dinanzi a lui, pronte a lasciarsi acciuffare dalla sua mano, dai suoi occhi. La sua curiosità, il piacere della scoperta, del vagabondaggio in solitaria che ha caratterizzato il personaggio nel primo libro, si trasforma qui in desiderio di mettersi ancora alla prova. Yug, che ha piegato a suo piacimento le forze della natura, come l’acqua e il vento, che ne è entrato in comunione profonda, che ha vissuto mille avventure, vuole partire ancora, vuole ammirare il mondo. E’ cresciuto, appunto, e con lui sono maturati i bisogni, che non sono più solo legati alla protezione e al nutrimento, ma riguardano anche la soddisfazione personale e l’autonomia. I suoi sogni non sono più solo legati a soddisfacimenti quali il cibo, aver salva la vita, ritrovare il clan, ma si spingono oltre.

La voglia di percorrere da solo la vastità del mondo però s’ingigantiva a dismisura dentro di lui e gli orizzonti familiari gli sembravano sempre più limitati.

Abbandonato il clan, Yug si avventura in quelle terre che danno appunto il titolo al romanzo: lontane, sconosciute, luoghi a sud, di paesaggi talvolta lussureggianti e talvolta aridi. Tra cascate, savane, acquitrini e creature mai viste prima, Yug si mette ancora una volta in gioco, pronto ad imparare dalla natura come difendersi e come sopravvivere ma, anche, pronto ad incontrare l’Altro, come le tribù di uomini di colore, con cui riesce ad instaurare un rapporto di amicizia. Yug non è un giovane pigro, anzi, è sempre determinato ad osservare, ad apprendere dagli altri tecniche e idee che possono tornare utili a lui e al suo clan: così impara come accendere il fuoco, come usare le armi, come plasmare il metallo. Non staziona mai troppo a lungo in un posto, spinto ad andare oltre, a vedere tutto ciò che può; nella savana incontra persino un leone, e ne nasce una nuova meravigliosa amicizia. Dapprima diffidenti l’uno con l’altro, è con la calma che Yug riesce ad entrare nelle grazie del felino: i due sono protagonisti di tante avventure, di tante scoperte. E’ proprio osservando l’ombra del leone su una falesia che Yug scopre il disegno, tecnica che affina e mette a punto, e che lascia emergere la sua grande sensibilità e l’amore per la bellezza.

Lo sguardo di Yug colpisce per la sua capacità di meravigliarsi davanti al mondo, un territorio vergine ai suoi avidi occhi, che vogliono conoscere ed esplorare; il suo è un viaggio di crescita, di nuove competenze che implementano il già nutrito bagaglio di Yug, unico nel suo clan.

Nello splendore che aveva intorno, e che ogni giorno si rinnovava, assaporava fin nel profondo dell’animo la gioia della grande avventura.

Il vissuto personale dell’autore influenza, chiaramente, la caratterizzazione di Yug: i valori dello scoutismo si declinano nella determinazione del protagonista, nel suo voler fare le cose con le proprie mani, nel suo impegno costante per rialzarsi, per trovare soluzioni nuove e ingegnose ai problemi della foresta; Yug possiede dei valori, anche religiosi e spirituali, e crede nella Forza Sconosciuta/ Dio Onnipotente, che muove tutte le cose. Il suo percorso ha comunque una meta finale: il ritorno a casa, dopo aver tanto viaggiato, per condividere con gli altri il bagaglio importante di conoscenze che ha acquisito. Anche in questo secondo romanzo, lo stile dell’autore si riconferma scorrevole e avvincente, e la lettura può essere consigliata sia ad un pubblico adulto, sia ad un pubblico più giovane; la storia di Yug si può apprezzare ad ogni età, così come i preziosi disegni che decorano le pagine. Interessante l’introduzione a firma di Manuela Raccanello, che fornisce una chiave interpretative alla storia e al personaggio di Yug con cui mi sono trovata assolutamente in accordo.

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