Review Tour: La grazia dei RE- Libro Primo della Dinastia del Dente di Leone

Review Tour: La grazia dei RE- Libro Primo della Dinastia del Dente di Leone

Buongiorno, lettori! Oggi Review Party dedicato al romanzo La grazia dei Re – Libro Primo della Dinastia del Dente di Leone, scritto da Ken Liu ( traduzione di Andrea Cassini) ed edito da Mondadori nella collana Oscar Fantastica. Ringrazio la Casa Editrice per questa lettura in anteprima. Il romanzo sarà disponibile in libreria da oggi 19 maggio.

TRAMA

L’Imperatore Mapidéré è stato il primo a unire i diversi regni dell’arcipelago di Dara sotto il dominio della sua isola d’origine, Xana. Dopo ventitré anni, tuttavia, l’Impero di Xana mostra segni di debolezza. Mapidéré è sul letto di morte, i suoi consiglieri complottano mirando ciascuno al proprio interesse, persino gli dèi sembrano adirati. Come se non bastasse, decenni di crudeli angherie e di dispotico potere hanno fatto sì che la popolazione non abbia nulla da perdere da una rivolta, ma molto da guadagnare. È questo il mondo in cui vivono Kuni Garu, un affascinante perditempo poco propenso alla vita onesta, e Mata Zyndu, l’impavido figlio di un duca deposto, discendente di una nobile stirpe particolarmente colpita dalla ferocia di Mapidéré, che ha giurato di vendicarsi. Sembrano l’uno l’opposto dell’altro, ma durante la ribellione contro il potere imperiale i loro sentieri si incrociano in modo imprevedibile: diventano amici inseparabili, fratelli, e insieme combattono contro immensi eserciti, serici vascelli volanti, libri magici e divinità dalle forme mutevoli. Ma una volta che l’imperatore è stato rovesciato, Kuni e Mata si trovano a capeggiare fazioni rivali, con idee molto diverse su come si dovrebbe guidare il mondo, e su cosa sia la giustizia.


L’arcipelago di Dara, cornice e sfondo della storia, è composto da sette stati: Xana, a nord-ovest, sulle isole di Rui e Dasu; Amu, raffinata ed elegante; nella parte settentrionale della Grande Isola, i Tre Stati Fratelli di Rima, Han e Faça; ad est, Gan, importante centro commerciale; e Cocru, a sud, votata da sempre all’arte della guerra. Prima dell’inizio della nostra storia, questi Stati hanno rivaleggiato tra loro per il predominio del mondo: la politica si basava su una fitta quanto volubile rete di alleanze e rivalità tra questi Stati, ognuno dei quali comandato da un proprio Re. La situazione e’ cambiata radicalmente con Rèon, il quale ha deciso di voler primeggiare sull’intera Dara. Suo padre, re Dézan di Xana, grazie a un’intuizione geniale e all’intervento di un ingegnere, ha ridisegnato l’arte della guerra per mezzo dell’introduzione del gas nelle aeronavi, ma il figlio non si e’ accontentato di tale supremazia ingegneristica decidendo di sperimentare sul campo le ingegnose costruzioni. Così, Rèon diviene Mapidèrè, e con una guerra lunga trent’anni, lenta e logorante, realizza il sogno di unificare tutti gli stati sotto la sua bandiera.

«Il tempo dei re è finito. Io sono il Re dei Re.»

Diventando Imperatore, sposta la sua capitale a Pan, la Città Immacolata, ma il suo ruolo gli impone lunghi ed estenuanti viaggi tra le Isole, per mantenere un certo controllo sul suo mondo, i cui confini e le cui tradizioni, sta lentamente ma inesorabilmente trasformando. Violando la precaria alleanza stretta tra gli Stati, che si erano storicamente definiti Tiro, ovvero compagni, Mepidèrè pone le basi per una vera e propria tirannia: ricalcando il modello di imperi realmente esistiti, decide di imporre la lingua di Xana a tutti, le proprie unità di misura, annientando le differenze individuali e sperando che annullando le diversità la comunicazione tra Stati sia impossibile, e sia quindi inattuabile il piano di spodestarlo. Domina imperterrito con progetti ambiziosi che per essere portati a termine necessitano di schiavi, le cui vite sembrano valere poco quanto nulla. Nella prima scena del romanzo, troviamo l’Imperatore spaventato da un attentato alla sua vita, ad opera di un rivoltoso che resta impunito e cala dall’alto su un aquilone- uccello eppure quello che Mepidèrè non sa ancora è che il vero nemico vive in seno al suo concilio.

Trame e sotterfugi, infatti, si stanno consumando alle sue spalle: l’Imperatore ha posto la fiducia in personaggi che in realtà covano verso di lui un odio autentico, antico e personale. Questo odio crea un mostro enorme che allunga i suoi artigli sull’impero, sull’Imperatore e sui suoi figli: a Mepidèrè succede il giovanissimo figlio Erishi, che dà l’inizio ad un nuovo calendario come da tradizione, burattino tra le mani di abili figuri, il Ciambellano e il Primo Ministro. Quello che Erishi è troppo giovane per cogliere è che tutti vogliono qualcosa dall’Impero, e tramano nell’ombra pur di ottenerlo. Il potere e l’avidità che esso genera è il filo conduttore di tutta la storia che, quasi come un eterno ciclo, si ripete perpetuamente: pare proprio che non possano coesistere la fiducia e la grandezza. E con questo assunto tutti i tantissimi personaggi della complessa storia creata dall’autore dovranno scontrarsi, prima o poi. Amicizia e potere non vanno d’accordo, e nessuno sembra imparare dagli errori del passato: la storia, come spesso accade, non è una buona maestra, o quantomeno non trova buoni allievi.

Il mondo di Dara viene scosso da ripetute ribellioni, i cui focolai prendono forma dai posti più disparati e hanno come protagonisti i personaggi più impensabili: come a dire che l’Impero è talmente fragile che chiunque potrebbe minarne le fondamenta. La lotta per il potere, gli intrighi di corte, le terribili battaglie, le alleanze che cambiano fronte di capitolo in capitolo, sono le tematiche principali di questo articolato e corposo romanzo; il punto di vista privilegiato è quello di personaggi che diventano o nascono potenti, comandanti, leader, reggenti, mentre il popolo, in nome del quale vengono brandite le armi, sembra quasi una massa che fa da sfondo.

Tutti i personaggi che, per nascita, per scelta o per acclamazione, arrivano a sfiorare il potere, devono fare i conti con il peso che tale responsabilità ha; ognuno di loro ha una propria visione del mondo, che però appare essere sempre parziale. Come la storia reale insegna, non sempre l’idea del bene che un sovrano ha, si accorda con quello di cui il suo popolo ha bisogno, o di ciò che serve per poter realizzare quel Bene tanto voluto. Compromettersi o non compromettersi? E’ arduo scegliere, e l’autore ci mostra tutte le sfaccettature e le complessità che tale scelta agita negli animi: un conflitto perenne tra arguzia e purezza.

I protagonisti principali di questa storia sembrano incarnare proprio tale dualità: Mata Zyndu è per diritto di nascita un nobile, un ragazzo la cui guerra di Mepidèrè ha tolto tutto, sangue e terre, e che cresce nutrito da una brama costante di vendetta; Kuni Guru è un giovane che viene dal basso, abituato ad arrabattarsi per vivere, dotato di grande furbizia e sfacciataggine, e di una discreta dose di fortuna e di ambizione.

« La vita è un grande esperimento. Chi può mai pianificare con tanto anticipo? Io, semplicemente, prometto a me stesso di fare la cosa più interessante ogni volta che mi troverò di fronte a un’opportunità.»

Kuni vuole avere una vita interessante ( e ci riuscirà), vuole essere ricordato, e passa, in maniera anche abbastanza repentina a mio avviso, dall’essere un bandito ad essere un punto di riferimento per la politica mondiale. Ha accanto Jia, una donna che appartiene alla nobiltà ma accetta di abbracciare l’idea di vita che ha Kuni, una vita diversa ma più avventurosa; abile erborista, dovrà però conciliare l’ideale di questa stessa esistenza con la realtà della solitudine. E’ una donna forte e arguta che, a mio avviso, però si lascia tentare dalla gelosia che ella stessa architetta, ponendo forse le basi per successive lotte intestine per la successione al potere (alimentate anche da alcune scelte di Kuni).

« Il matrimonio è un carro con due paia di redini, e non dovete lasciare che sia lui l’unico a guidare. Accettate di essere una moglie politica, e forse smetterete di sentirvi così impotente.»

Mata vuole distruggere l’Impero, ma tale impeto distruttivo potrebbe logorarlo: il suo bisogno di appartenenza si scontra con le politiche di conquista. Onore e amore, sangue e bisogno, famiglia e identità: questi alcuni dei conflitti che si agitano in lui, anche se, egli è sordo a tali richiami. Dapprima alleati, fratelli in tante battaglie per liberare Dara dal gioco dell’Imperatore, diventano poi nemici, mal consigliati, rivali. La guerra tra loro due è tanto inevitabile quanto sanguinaria, ed è pretesto per l’autore per inserire elementi innovativi quali le aeronavi o gli uomini-cruben.

Mata, una leggenda che si sta smarrendo, le cui azioni sembrano quasi un copione inevitabile; Kuni, un leader suo malgrado, abile attore ed oratore attento però agli interessi del suo popolo. E tutto attorno a loro una costellazione di marescialli, mogli, amanti, parenti, non sempre buoni.

Il mondo di Dara, ricalcando topos letterari del genere di riferimento, ha una forte componente spirituale e religiosa: otto sono gli Dèi, patroni dei vari Stati, associati agli elementi, e con un mandato di neutralità rispetto alle questioni mortali cui, ovviamente, contravverranno con menzogne e inganni. Hanno i loro preferiti e cercheranno, senza farsi scoprire dagli altri, di guidare i loro cuori e le loro azioni per poter anche loro conquistare, di riflesso, il posto di migliori nel mondo.

La differenza tra tiranni e sovrani illuminati è un confine sottile, etereo, che cambia in base a chi lo traccia e a chi lo legge; gli scopi dei regnanti non sono sempre chiari né condivisibili, così come le loro scelte e motivazioni, spesso caldeggiati da consiglieri infidi e avidi, ambiziosi e disinteressati alle sorti dello Stato in sé o del popolo. E’ davvero un mondo crudele e spietato, dominato da potenze aeree e da intuizioni ingegneristiche incredibili, ma è anche un mondo che ha bisogno di una sua stabilità: chi potrà realizzarla?

« Un coltello non può dirsi maligno soltanto perché è affilato, e un complotto non può dirsi malvagio soltanto perché è efficace. Dipende tutto da chi lo brandisce. La grazia dei re non è la stessa cosa della morale che guida gli individui.»

Nonostante qualche mia perplessità in merito allo stile dell’autore, talvolta ridondante e prolisso, e la sua scelta di mettere in scena quasi pedissequamente la stessa dinamica, cambiandone solo gli attori, ho gradito l’ambientazione di questa storia, suggestiva proprio come mi aspettavo. In particolare, non posso non citare l’Isola di Amu, elegante e raffinata: le descrizioni meticolose dell’autore mi hanno permesso di immaginare i colori, i profumi, la bellezza e l’atmosfera di questo luogo fiabesco. E come tutte le fiabe, la principessa Kikomi ha rapito anche il mio cuore: una giovane donna il cui unico dono dovrebbe essere quello della bellezza, eppure lei sa di avere dentro di sé molto di più, di poter aiutare il suo paese e la sua gente, al punto da sacrificare tutta se stessa.

«Gli dei possono creare una persona brutta o bellissima, tozza o magra, ottusa o intelligente, ma dipende da ciascuno di noi trovare la propria strada insieme ai doni con i quali siamo nati. Il veleno della rana può togliere la vita a un tiranno e salvare un paese, oppure può diventare l’arma del delitto per una banda di strada. La piuma del pavone può finire a adornare l’elmo di un generale, accen- dendo i cuori di migliaia di persone, oppure può finire tra le mani di una serva che fa vento a uno stolto che ha ereditato la propria ricchezza.»

Pur essendo un romanzo decisamente al maschile, le poche donne presenti hanno dimostrato carattere, anche se imbrigliate in un sistema sociale rigido e patriarcale. Il mondo che l’autore ha creato attinge pienamente alla storia, alla tradizione e al folclore orientale, da cui mutua anche la concezione ed il ruolo della donna, molto evidente ad esempio nel personaggio di Mata che reagisce con rabbia quando i suoi nemici lo paragonano appunto ad una donna. Kuni da questo punto di vista è sicuramente diverso e più illuminato, sebbene anche lui cada in alcuni momenti e si lasci un pò troppo tentare dal suo nuovo ruolo sociale. E’ un mondo forgiato sulle etichette, sulla superstizione, sul fato divino che orienta le esistenze e le scelte, sulle profezie e sulla divinazione.

La relazione uomo-potere è decisamente la chiave portante del romanzo: non ci si deve fidare di nessuno, quando si è potenti, perché si verrà puntualmente traditi. Il potere logora, devasta, distrugge, mina persino la propria famiglia, quel nucleo che dovrebbe essere intoccabile ma che le dinamiche di successione possono rovinare. Il finale, inevitabile, sembra mettere un punto fermo nella storia, dando una svolta di speranza, nonostante le oscure previsioni di qualcuno. Tanti i nomi da ricordare, i personaggi da memorizzare e le località da tenere a mente per comprendere gli spostamenti e le battaglie; tanto il dolore, il sangue e la morte, la presa di coscienza che per i propri ideali qualcuno è disposto a sacrificare tutto. L’autore si prende il suo tempo per farci familiarizzare con un mondo complesso e complicato: qual è il prezzo da pagare per poter realizzare il proprio sogno?

«Il tempo si muove in cicli».


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