Il codice delle creature estinte. L’opera perduta del dottor Spencer Black

Il codice delle creature estinte. L’opera perduta del dottor Spencer Black

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo Il codice delle creature estinte. L’opera perduta del dottor Spencer Black, scritto da E.B. Hudspeth ( traduzione di Mauro Maraschi) ed edito da Moscabianca Edizioni che ringrazio per l’invio della copia.

TRAMA

Philadelphia, fine Ottocento. Tra le aule di chirurgia dell’università, i tendoni di una fiera itinerante e le fosse appena scavate dei cimiteri si aggira il controverso scienziato Spencer Black. Figlio di un celebre anatomista, Black si forma presso la prestigiosa Accademia di medicina, dove sviluppa un’insolita teoria: le più famose creature mitologiche della storia, come sirene,minotauri e arpie, non sarebbero altro che gli antenati evolutivi della razza umana. “Il codice delle creature estinte” contiene due straordinarie opere in una. La prima è costituita dalla biografia immaginaria del dottor Spencer Black, a partire dall’infanzia trascorsa a riesumare cadaveri, passando per l’apprendistato inmedicina e i viaggi al seguito di un circo, fino alla misteriosa scomparsa sulla soglia della vecchiaia. La seconda è il capolavoro di Black, il “Codex Extinctorum Animalium”, uno studio sugli animali leggendari – draghi, centauri, fauni e altriancora – tutti rappresentati attraverso dettagliate tavole anatomiche. Basterà osservare una di queste illustrazioni per rendersi conto che si tratta dell’opera di un folle. Questo libro racconta la sua storia. E.B. Hudspeth è un artista e uno scrittore, e vive nel New Jersey. Questo è il suo primo libro.

Sul finire del Diciannovesimo Secolo, un uomo, un medico, uno scienziato, si fa strada nel mondo della medicina e si impone come fine conoscitore dell’anatomia umana: è Spencer Black, la cui travagliata storia personale e professionale, viene messa in scena dall’autore. Il romanzo è composto dalla biografia dell’uomo-scienziato, e del suo lavoro più alto, Il codice delle creature estinte, appunto, una sorta di manuale medico-chirurgico di anatomia, corredato da tavole e illustrazioni, la cui firma appartiene proprio a Spencer stesso. Secondogenito di Gregory Black, possiamo dire che Spencer è una specie di predestinato, un figlio d’arte, anche se forse egli stenterebbe a definirsi tale; suo padre è stato un celebre medico chirurgo e anatomista, il cui bisogno di praticare la scienza lo ha portato ad essere un assiduo ricercatore di materia prima, ovvero cadaveri, arrivando a disseppellirli, portandosi dietro i due figli. Spencer ha undici anni circa quando, per la prima volta, si approccia all’esperienza, descrivendola nei dettagli in una pagina del suo diario. L’evento si incista nella memoria del ragazzo, che si interroga sull’etica e sulla morale religiosa del gesto, soprattutto per via del catechismo ricevuto ad opera dei nonni.

Nel mio immaginario infantile il braccio iracondo di Dio era sempre teso e pronto a colpire. Eppure temevo mio padre più di quanto temessi il castigo divino.

Alla morte del padre, il giovanissimo Black decide di intraprendere gli studi medici e si iscrive all’Accademia di medicina di Philadelphia dove da subito si fa riconoscere grazie al suo grande talento e alla sua acutezza; sono anni di grandi e profondi cambiamenti in seno alla medicina, scienza che sta attraversando un periodo di rinnovamento. Spencer inizia ad approcciarsi alle malformazioni del corpo, scrive articoli scientifici e diventa illustratore per altri colleghi, tra cui il botanico Jean DeLain. Spencer è bravo, è capace e volenteroso, e tramite l’illustrazione degli insetti per DeLain si appassiona al cambiamento di stato, alla trasformazione, un concetto che, a mio avviso, pervade il suo slancio studioso. Spencer indaga quel meccanismo che porta alle grandi trasformazioni e se dapprima ricerca nella medicina, nell’anatomia, le sue risposte, negli anni, le sue domande diventeranno sempre più cupe e autoreferenziali.

Ma gli albori sono gli anni del successo personale e lavorativo, sono gli anni del Reparto C e del suo laboratorio di ricerca, in cui Spencer ed altri eminenti medici, curano, operano, studiano proprio le malformazioni umane.

Limitarsi ad affermare che un soggetto è disfunzionale significa negargli i vantaggi di una nuova identità. D’ora in poi analizzerò le origini profonde del dubbio che mi tormenta: perché il corpo può avere forme diverse?

Iniziano ad agitarsi nella mente dello scienziato domande e quesiti sempre più specifici e peculiari che riguardano l’uomo, la sua capacità di adattarsi, e il fallimento di tale capacità: è uno Spencer ancora ottimista, produttivo, convinto che la medicina debba salvare e non distruggere; la sua posizione professionale porta ad un matrimonio e poi alla nascita di un figlio, ritratto dalla sua mano amorevole di padre. Tuttavia, proprio la perdita del suo secondo figlio e la morte terrificante di una giovane paziente, accendono la miccia per una nuova trasformazione in lui: l’uomo si chiude in se stesso, diviene ossessivamente maniacale nei propri studi e si distanzia da quella che è la norma della medicina, per approcciarsi a visioni sempre più originali. Inizia a ipotizzare l’esistenza reale di creature estinte, frutto di possibili diversi percorsi evolutivi, e l’incontro, in una delle famose camere delle meraviglie, con una collezione particolare, lo portano a pensare di aver ragione: Spencer decide di intraprendere questa strada, abbandonato ed escluso, dileggiato dalla comunità scientifica cui apparteneva, prende parte al Circo Americano. La sua ossessione per le creature mitologiche porta alla creazione di un laboratorio personale, fino al passaggio successivo: se nessuno è disposto a credergli, allora è costretto a crearsi le sue prove, le sue creature.

Sono anni duri, di vita difficile, professionalmente e personalmente: si allontana dalla famiglia che pure lo segue nei suoi tour itineranti, ma ne è affettivamente slegato, chiuso nel suo mondo fatto di innesti, di amputazioni, di morte e vita. I suoi spettacoli vengono definiti macabri e raccapriccianti ma attraggano il pubblico che si divide detrattori o ammiratori; tra risse e denunce, Spencer è famoso ma logorato, arrabbiato. Il suo progetto di vita passa attraverso la morte: convinto di poter creare la vita eterna, si consuma lentamente. Perde l’amore, perde la famiglia e come un ciclo destinato a ripetersi, influenza il suo primogenito che prova a proseguire l’attività paterna.

La sua è una storia di oscillazioni, di continui passaggi tra fallimenti e successi, tra gioie effimere e dispiaceri profondi, tra perdite e intuizioni: le sue ultimi esibizioni sono per un pubblico altamente selezionato ma sono forse monologhi allo specchio di un uomo convinto delle proprie asserzioni. Nel 1908 pubblica la sua opera principale, di cui sono state stampate soltanto sei copie: c’è chi sostiene che le creature rappresentate siano frutto della sua follia e del suo laboratorio, ma è innegabile il fascino che le tavole anatomiche hanno sul lettore di ogni epoca. Sirene, Chimera, Arpia, Draghi, Minotauro, Centauro, Pegaso, illustrati ossa per ossa, muscolo per muscolo, articolazione per articolazione: le tavole sono dettagliate, magnifiche.

Sedotta dalla meravigliosa copertina e dagli interni altrettanti degni di valore, mi sono lasciata trasportare nella storia di Spencer Black, medico, artista, folle. La suggestione dell’inganno narrativo è potente: infatti, si tratta di un’opera di meta-narrativa, magistralmente condotta dall’autore – vero – della storia che immagina non solo la vita del suo protagonista, inserendolo coerentemente in un contesto sociale e storico adeguato, ma ne disegna, metaforicamente e non, l’opera, Il codice delle creature estinte, appunto. E’ un viaggio nell’eccentrico, nella diversità e nell’incontro di Spencer con la vita e con la morte, che inizia a ben vedere da ragazzino: non tutto della sua vita ci viene raccontato, così il lettore può immaginare, può ipotizzare le emozioni, le angosce profonde di un undicenne per il quale la normalità diviene aiutare il padre a disseppellire e, probabilmente, disseminare cadaveri. Eppure, se Spencer sia rimasto turbato psichicamente dal suo precoce e oscuro incontro con la morte, non si esime dal rincorrerla, diciamo, nel corso della sua esistenza: diviene medico, si pone domande sulle aberrazioni, sul fallimento della vita, fino a spingersi oltre, credendo possibile correggere tali sbagli. E se è possibile la correzione, perché non può esserlo anche la creazione? Vita e morte, e rinascita, ancora una volta a guidare il suo pensiero e la sua mano. Il confine tra norma e follia è labile: bistrattato dai vecchi colleghi, rivali e nemici, trova la rivalsa negli spettacoli da circo ma anche lì le sue tesi eccentriche e assurde scatenano reazioni di sdegno, di panico. La sua vita privata viene dipinta come sempre più in declino: trascina moglie e figlio maggiore nei suoi deliri, si allontana dal figlio minore e dal fratello, con cui ha un rapporto epistolare che sembra assolvere più al compito di uno sfogo e non nascere da un autentico bisogno di affetto.

Chi è davvero Spencer? Cosa lo spinge ad applicare il suo rigore da scienziato al macabro? Spencer taglia, innesta, amputa, crea, forgia, manipola la forma umana per trasformarla in altro, e insieme si trasforma anche lui: non è difficile immaginarlo nel suo laboratorio, chino a riprodurre una diversità, una varianza dalla norma, un potenziale che avrebbe potuto essere, sussistere, se solo l’evoluzione fosse andata diversamente. Trasformazione, diversità, commistione di parola e immagini: un viaggio che ha ampiamente ripagato le mie aspettative, con tavole curate e inquietantemente affascinanti.

Ho fatto a pezzi molti uomini: sul tavolo operatorio sono tutti uguali e innocenti, tanto affascinanti quanto grotteschi.

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