Review Tour: Falce

Review Tour: Falce

Buongiorno, lettori! Oggi Review Tour dedicato a Falce, Libro 1 della Trilogia della Falce, scritto da Neal Shusterman (traduzione di Lia Tomasich), edito da Mondadori nella collana Oscar Fantastica. Ringrazio la Casa Editrice per questa lettura in anteprima. Il romanzo è in uscita il 19 maggio.

TRAMA

Un mondo senza fame, senza guerre, senza povertà, senza malattie. Un mondo senza morte. Un mondo in cui l’umanità è riuscita a sconfiggere i suoi incubi peggiori. A occuparsi di tutte le necessità della razza umana è il Thunderhead, un’immensa, onnisciente e onnipotente intelligenza artificiale. Il Thunderhead non sbaglia mai, e soprattutto non ha sentimenti, né rimorsi, né rimpianti. Quello in cui vivono i due adolescenti Citra Terranova e Rowan Damisch è davvero un mondo perfetto. O così appare. Se nessuno muore più, infatti, tenere la pressione demografica sotto controllo diventa un vincolo ineluttabile. Anche l’efficienza del Thunderhead ha dei limiti e non può provvedere alle esigenze di una popolazione in continua crescita. Per questo ogni anno un certo numero di persone deve essere “spigolato”. In termini meno poetici: ucciso. Il delicato quanto cruciale incarico è affidato alle cosiddette falci, le uniche a poter decidere quali vite devono finire. Quando la Compagnia delle falci decide di reclutare nuovi membri, il Venerando Maestro Faraday sceglie come apprendisti proprio Citra e Rowan. Schietti, coraggiosi, onesti, i due ragazzi non ne vogliono sapere di diventare degli assassini. E questo fa di loro delle falci potenzialmente perfette.

In un mondo futuristico, la Morte è stata sconfitta, l’Era della Mortalità, superata; tutte le conoscenze, la storia, la politica, è passata dalle mani dell’uomo, dal Cloud al Thunderhead, l’intelligenza artificiale detentrice di tutto il sapere umano, dotata di un minimo di coscienza, che monitora la vita umana. Questo ha permesso l’annientamento delle malattie, delle guerre, di molte delle differenze sociali ed economiche che livellavano la vita pre- Thunderhead: è plausibile un minimo di differenziazione, che l’intelligenza artificiale potrebbe limare, ma che serve alla società per “imitare” il passato.

Non c’è più religione, non c’è più tensione: un mondo apparentemente perfetto dove dei naniti permettono di non sentire dolore, dove ci si rigenera, e la morte di fatto non esiste se non nella declinazione delle terribili Falci, l’ultimo baluardo di sacralità.

Quella delle Falci viene percepita come una terrificante missione sacra, ritualizzata e attentamente scandita: il termine omicidio, obsoleto e connotato eticamente, è stato sostituito dal più poetico spigolare, non meno cruento, tuttavia, rimandando appunto all’idea di una Morte dotata di mantello, cappuccio e l’immancabile falce per mietere le vite umane. Nessuna legge, nemmeno il potente Thunderhead, può opporsi alla legge delle Falci, resasi necessaria per monitorare la situazione della popolazione mondiale e così, emulando i tassi e le variabili dell’Era della Mortalità, le Falci uccidono, spigolano, per mantenere intatto l’equilibrio cosmico, rendendo un prezioso contributo alla società. Ma pur sempre di morte si parla, e quindi le Falci sono solitarie, con le loro vesti dai colori arcobaleno (perché il loro è un dono di luce e non di oscurità), guardate con timore reverenziale, isolate: alcune di loro vivono modestamente, attenendosi ai comandamenti interni, altre, invece, fanno sfoggio di vesti decorate con gemme, fanno della spigolatura un evento spettacolare, come fossero rockstar.

Protagonisti della storia sono due adolescenti, che abitano nella MidMerica, e non potrebbero essere più diversi tra loro: Citra e Rowan, l’una figlia maggiore di un piccolo nucleo, l’altro uno dei tanti, come ama definirsi la foglia dell’insalata, invisibile e marginale spettatore della sua vita. Entrambi colpiscono in momenti diversi e per motivi diversi l’attenzione del Venerando Maestro Faraday (ogni Falce sceglie un patronimico storico legato a grandi personaggi del passato), una Falce irreprensibile, che li sceglie entrambi come suoi apprendisti. Al termine del loro duro e doloroso apprendistato, solo uno di loro diventerà Falce, l’altro tornerà alla sua vita di prima, sicuramente cambiato in modi intimi e complessi. Nè Citra, né Rowan vogliono credersi capaci di tale compito e ruolo, eppure, è proprio questo che fa di loro delle potenziali buone Falci, secondo il loro mentore, che, giorno dopo giorno, li istruisce nell’arte del combattimento, nella conoscenza di armi, veleni e storia. Pur controvoglia, i due ragazzi, caratterialmente molto diversi, finiscono per legarsi in qualche modo, consapevoli che nessuno dei loro conoscenti, amici, parenti potrebbe condividere il fardello della loro responsabilità, le loro colpe, le loro angosce.

Essere una Falce è una missione e Faraday la compie con onestà e compassione: secondo il Maestro, chi smette di provare dolore ad ogni spigolatura, chi non prova empatia, perde quell’umanità necessaria per ricordarsi il valore del proprio compito. Faraday studia e si prepara prima di spigolare, ad esempio, Madame Curie, invece, spigola in pubblico e poi si prende cura dei parenti di coloro a cui ha sottratto la vita; ognuno sceglie il proprio stile, diciamo, forse per riuscire a mantenere quel minimo di distanza, quel ritiro, per non rendersi conto fino in fondo dell’atto che si compie. Ma, dopo, nei sogni, negli incubi, nelle pagine del diario, emerge con forza quell’angoscia e quella rassegnazione che fa dire alle Falci: se non lo faccio io, chi lo farà? Essere Falce è un peso e un dono, una responsabilità e una maledizione, un male necessario.

Ma nella Compagnia delle Falci non tutti la pensano come Faraday, anzi, c’è qualcuno che non vuole più sottostare alle rigide regole (anche se, come è facile intuire, passibili di interpretazione soggettiva), alle quote annuali di spigolature, ai modi più umani per concedere la morte, allo stile di vita morigerato e parco (Non rivendicherai alcuna proprietà materiale all’infuori delle tue vesti, del tuo anello e del tuo diario). Le riunioni delle Falci, chiamate Conclave, sono occasione per queste frange estremiste di palesarsi, raccogliere consensi e soprattutto mettere i bastoni tra le ruote al Vecchio Ordine; così, al loro primo Conclave, Citra e Rowan, loro malgrado, attirano le attenzioni di Maestro Goddard, il quale ha creato una sua piccola setta di giovani Falci con le quale spigola in maniera discutibile ma non abbastanza da essere perseguibile e punita. I due ragazzi, ingenuamente abituati alle maniere del loro maestro, si ritroveranno al centro di un gioco di potere molto più grande di loro, che mira a creare un ordine nuovo: Gaddard vuole il potere di vita e di morte, letteralmente, ed è disposto a tutto pur di ottenerlo.

I due ragazzi, dopo un evento imprevedibile, si troveranno a dover allenarsi in modi diversi, scoprendo visioni del mondo nuove e terrificanti, e comprenderanno quanto essere una Falce possa essere disumanizzante, se il compito diviene piacere e non più onere: riusciranno a mantenere quell’umanità necessaria per non diventare dei mostri? Il loro percorso, pur diversificandosi, è stato emozionante ed interessante da leggere: tramite le loro esperienze, l’autore ci ha mostrato un mondo creato ad arte e pieno di sfumature, un mondo in cui traspare una angoscia subdola e costante, la paura di essere sia preda, sia predatore. Ci sono segreti da scoprire e trame da svelare, ma, soprattutto, c’è un potere che non ne vuole sapere di essere messo in discussione: arrendersi all’evidenza o sovvertire le cose?

Giuro di diventare il cambiamento che avrebbe potuto verificarsi.

Ammetto di essere stata totalmente rapita da questa storia, che attendevo da tempo e non ha disatteso le mie altissime aspettative: l’autore si prende il suo tempo per introdurci in una storia coinvolgente, il cui ritmo evolve, partendo da un inizio lento, preludio a un susseguirsi di eventi e scoperte. Tramite i diari, necessari ed obbligatori, delle Falci, scopriamo il passato di alcune di loro, le loro idee, i loro sbagli, le loro paure più oscure e primordiali. Il nodo centrale di tutto il romanzo si incunea sulla questione etica, su dilemmi morali e anche filosofici, connessi ad una società futuristica apparentemente perfetta, dove alcune delle caratteristiche che ci rendono umani sono state azzerate. Non c’è religione, non c’è crimine, non c’è tensione: l’unica morte da cui non si torna indietro è quella che avviene per mano delle Falci. Un potere immenso nelle mani di immortali, di nuove divinità, e alcune di esse si sono lasciate tentare da tale immensità. Le Falci si fanno baciare l’anello per donare un anno di immunità dalla spigolatura, seminano terrore, panico, eppure sono sole; l’immortalità, però, le ha rese disincantate, ciniche, fredde. Credono di essere superiori ai mortali, ma peccano di tracotanza, e chi vuole approfittare, regalando morti spettacolari e aggirando le regole, finirà per pagare con la stessa moneta.

Un romanzo intenso e denso di rimandi, una scrittura fluida e cruda, due personaggi in evoluzione, alle prese con una realtà che ha plasmato la morte e la loro stessa coscienza, due ragazzi destinati a creare il proprio futuro, nonostante tutto. Alla fine di questo primo volume, dopo l’ultima pagina, avrei voluto leggere ancora e ancora! Tante le riflessioni che l’autore ci permette di compiere sia in modo diretto, seguendo le azioni, i pensieri, le emozioni dei due protagonisti, sia leggendo tra le righe del non detto: un mondo che ha preferito delegare il peso della propria storia ad un’intelligenza artificiale cosciente, che ha abolito la religione ma ha consacrato degli essere umani a signori della Morte, una società manipolabile e manipolata. Le Falci,come gli uomini, non sono tutte buone o tutte cattive: sono fallaci, tendenziose, parziali, ma sono anche compassionevoli, oneste; alcune di loro mi hanno commosso, altre mi hanno fatto provare rabbia e rancore, ma tutte hanno, ai miei occhi, un nucleo intimo di dolore, di solitudine, come se ogni spigolatura portasse via anche una parte di loro, lasciando, alla fine, un vuoto abissale.

Con imprudenza la lama non maneggiare,
dal gregge estirpa audaci e sfrontati,
perché un cane, che ama mordere e abbaiare, è un corvo necrofago, un vile dei tempi passati.

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