Il sangue degli elfi

Il sangue degli elfi

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo Il sangue degli elfi, scritto da Andrzej Sapkowski (traduzione di Raffaella Belletti) ed edito da Editrice Nord.

TRAMA

Il regno di Cintra è caduto. Dopo quattro giorni d’assedio, le truppe di Nilfgaard irrompono nel castello e massacrano l’intera famiglia reale. La principessa Ciri è l’unica che riesce a fuggire ma, all’improvviso, un cavaliere nemico le si para davanti e avanza minaccioso, brandendo un pugnale insanguinato…Ciri non ricorda cosa sia successo. Sa solo che ora è sana e salva, protetta dalla spada di Geralt di Rivia e dalle possenti mura di Kaer Morhen, la fortezza in cui si addestrano i giovani strighi, gli assassini di mostri. Anche Ciri vorrebbe diventare una di loro, così, se tornasse il cavaliere di Nilfgaard, lei non avrebbe più paura, anzi sarebbe pronta a combattere. Una sera, però, al termine di un’estenuante giornata di allenamento, la ragazza dimostra di possedere straordinarie capacità psichiche, così dirompenti da non lasciare adito a dubbi: è lei la Fiamma di Cintra di cui parlano le profezie, la forza che salverà i popoli del mondo dalla rovina. Il suo destino è quindi segnato: deve partire subito per Ellander, dove una maga le insegnerà a controllare quell’immenso potere. Tuttavia, durante il viaggio, Ciri e Geralt dovranno stare molto attenti. Perché un sicario è già sulle loro tracce, disposto a tutto pur di eliminare la Fiamma di Cintra e scatenare il caos…

Cintra è caduta sotto l’assedio di Nilfgaard: ormai lì c’è solo dolore e morte, ad essere scampata è solo una ragazzina dai capelli biondi e dagli intensi occhi verdi, Cirilla, principessa del regno di Cintra e unica erede della regina Calanthe. Cirilla, detta Ciri, tuttavia, non è una bambina qualunque: lei sembra essere la protagonista di una controversa quanto antica profezia che chiama in causa nientemeno che il sangue degli Elfi, il sangue antico. Sfuggita alla morte, Ciri non può tuttavia sfuggire al proprio destino, che, sin dalla prima pagina, seppure avvolto nel mistero, sembra essere inesorabile: non importa quanto Ciri corra via, il suo fato la raggiungerà, a partire dagli strani incubi che abitano le sue notti tormentate.

Devo ammettere che la mancanza di una mappa mi ha provocato un senso di disorientamento quasi costante: non sapere dove i Regni citati si ubicassero all’interno di uno spazio preciso, non riuscire a seguire gli spostamenti e i viaggi dei personaggi, mi ha spiazzato. D’altro canto, ha stimolato la mia fantasia ed immaginazione sui luoghi e sulle ambientazioni!

Cirilla si ritrova a vivere con lo strigo Geralt, a cui è legata, nella fortezza di Kaer Morhen, il luogo in cui gli strighi si formano, si addestrano per combattere; qui, assieme a ciò che rimane degli strighi esistenti, Cirilla stessa si allena con tenacia e determinazione, ostinata a diventare anche lei una striga. Tuttavia, la ragazza persegue tale scopo con motivazioni quanto mai diverse rispetto agli strighi: ciò che cerca, anche comprensibilmente, è vendetta. Cirilla vuole uccidere il cavaliere nero con l’elmo alato, ultima immagine della distruzione di tutto ciò che amava: la famiglia, il suo regno. La vita alla fortezza viene interrotta dall’arrivo della maga Triss Merigold, sopravvissuta alla battaglia di Sodden, e decisa a ricordare agli strighi due cose: Ciri è una ragazza, ed è decisamente speciale. Ma la maga anela anche ad altro: arde in lei il ricordo di quando è stata, brevemente, amante del bellissimo strigo Geralt, il cui cuore tuttavia appartiene a Yennefer, maga potentissima. Triss sarebbe disposta a qualunque cosa per riprovare quel brivido a lungo sopito nella sua vita centenaria ma capisce anche che la priorità è la vita di Cirilla, la cui esistenza stessa diviene, pagina dopo pagina, il segreto che in realtà tutti conoscono.

Tutti sono sulle tracce della bambina, le cui doti magiche sembrano essere forti ma ancora incontrollate; gli strighi decidono, consigliati da Triss, di mandarla con i suoi coetanei a studiare ad Ellander. Il viaggio per raggiungere tale destinazione è l’espediente per raccontare delle altre razze che popolano il mondo, in primis elfi e nani, e per avvicinare il lettore alle dinamiche della politica di corte, complessa e turbolenta. Anche in questo caso, le informazioni che il lettore ha sono deducibili da racconti e dialoghi, mettendo insieme i pezzi delle storie, per arrivare a comprendere cosa stia succedendo. I vari protagonisti sembrano essere pezzi di una scacchiera che ha come fino ultimo la lotta al potere, ma alcuni di loro sono alle prese con sfide personali molto più complesse. Sono personaggi travagliati, sofferenti, complicati.

La dualità tra istanze, tipica del genere fantasy, qui si declina in opposti destinati ad avvicinarsi e ad influenzarsi reciprocamente; emblematico di ciò è il rapporto tra lo strigo e la principessa. Giovane e secolare, uomo e ragazzina, ma soprattutto, emotività spontanea e rigido controllo emozionale. Sarà davvero così? Interessante il concetto che sembra muovere la vita di Geralt, ovvero la neutralità, che alcuni dei personaggi interpretano come indifferenza, egoismo, ma che è molto di più. Per quanto voglia fingere diversamente, Geralt è capace di sentire, e proprio il rapporto con Ciri lo aiuterà a comprendere meglio questo aspetto di sè.

In realtà, la neutralità di Geralt nasce dall’aver visto, dall’aver assistito, alle grandi lotte umane, tra regnanti, tra popoli, tra razze; lui condanna le presunte “grandi cause” che spingono a fare guerre e a massacrare ma nascono sempre da interessi individuali, da visioni parziali, dal potere. Ma nonostante tutto non può far altro che finire invischiato in una ragnatela fitta, che ha già catturato Yennefer e Ciri: non può sottrarsi, è destino.

Un mondo sull’orlo del baratro, tra rappresaglie e tensioni intestine, in cui è difficile capire chi è alleato e chi è nemico; un mondo la cui struttura sociale va sicuramente approfondita, a partire dal ruolo delle donne e della magia, argomento che mi incuriosisce molto. Ho apprezzato che a spiegarla al lettore sia stata la voce della bella Yennefer, nel suo ruolo di Maestra della Magia, coinvolta nella formazione della giovane Ciri, allieva con del potenziale, cocciuta e dal carattere focoso. Le due , insieme, sono spiritose, combattive, hanno una chimica che mi ha provocato qualche risata e la speranza che il loro rapporto duri anche dopo l’addestramento. La magia può essere scienza, caos o arte ma sicuramente è ad appannaggio di pochi, richiede talento ma anche studio e sacrificio, una severa disciplina che trasformi le competenze in sapere, e il sapere in potere. Il periodo di addestramento di Ciri con Yennefer è un preludio al finale, decisamente aperto.

Lo stile dell’autore e’ come sempre venato da una cupa ironia, quasi come se i personaggi creati fossero talmente avvezzi alle brutture e alle malvagita’, ai tradimenti e agli inganni, da essersene rassegnati.

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