La spada del destino

La spada del destino

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo della seconda serie di racconti La spada del destino, scritti da Andrzej Sapkowski (traduzione di Raffaella Belletti), ed edita da Editrice Nord.

TRAMA

Geralt di Rivia è uno strigo, un assassino di mostri. Ed è il migliore: solo lui può sopraffare un basilisco, sopravvivere a un incontro con una sirena, sgominare un’orda di goblin o portare un messaggio alla regina delle driadi, fiere guerriere dei boschi che uccidono chiunque si avventuri nel loro territorio… Geralt però non è un mercenario senza scrupoli, disposto a compiere qualsiasi atrocità dietro adeguato compenso: al pari dei cavalieri, ha un codice da rispettare. Ecco perché re Niedamir è sorpreso di vederlo tra i cacciatori da lui radunati per eliminare un drago grigio, un essere intoccabile per gli strighi. E, in effetti, Geralt è lì per un motivo ben diverso: ha infatti scoperto che il re ha convocato pure la maga Yennefer, l’unica donna che lui abbia mai amato. Lo strigo sarà dunque obbligato a fare una dolorosa scelta: difendere il drago e perdere Yennefer per sempre, o infrangere il codice degli strighi pur di riconquistare il suo cuore…

In questa raccolta sono presenti sei storie e, a differenza di quanto accaduto ne Il guardiano degli innocenti, qui non vi è nessuna cornice; lungi dal crearmi disagi nella lettura, ho trovato questa seconda raccolta di racconti ancor più coinvolgente rispetto alla prima, dal momento che viene indagato più a fondo l’animo dello strigo Geralt. Da queste sei missioni e storie, infatti, emerge un ritratto complesso e stratificato di Geralt, ancora una volta alle prese con la consapevolezza di essere diverso e con il suo bisogno/ scontro di appartenenza, a un gruppo, a una specie, a qualcuno.

Ritroviamo alcune delle creature e dei luoghi già incontrati, nonché i personaggi che gli amanti della serie di libri hanno a cuore, tra cui Ranuncolo, Yennefer e, ovviamente, Cirilla, che incontriamo nella storia finale. Nuove avventure e nuovi mostri intrecciano il cammino dello strigo che sempre più si trova a vivere momenti di grande intimità, di confidenze e di interrogativi etici e filosofici sul mondo, sulla vita, sulla morte, e su se stesso: ho amato questi momenti, la profondità della personalità di Geralt, il suo ricercare il proprio posto nel mondo. Ma questo suo percorso non è tutto in discesa, né viene da lui stesso affrontato sempre con il sorriso: accorgersi della sua differenza, delle sue difficoltà, spesso provoca in lui moti di stizza, di rabbia, momenti di indifferenza. Quasi si trova a mettere alla prova le persone che incontra, sfidandoli in una sorta di profezia che si autoavvera: Geralt è convinto che tutti lo considerino un mostro e quando qualcuno gli si avvicina, tende a respingerlo, a non fidarsi, a leggere nello sguardo altrui sdegno, disprezzo o la curiosità che si prova davanti ad un fenomeno da baraccone. Quando questi suoi comportamenti non trovano poi riscontro, Geralt si pente, si chiede cosa ci sia di sbagliato in lui. Il suo animo, nonostante quello che crede di essere e che la natura gli imporrebbe, è dotato di una sensibilità; quando anche si lascia andare agli appetiti voluttuosi, sembra quasi farlo con tormento, come se non potesse mai concedersi pace. Pace da cosa? Probabilmente, da se stesso, dai suoi convincimenti. Geralt si lascia andare a lunghe riflessioni, a monologhi interiori e dialoghi filosofeggianti e a volte il lettore ha come l’impressione che si lasci trascinare dagli eventi, ma non in modo passivo, quasi piuttosto in una sorta di rassegnazione dinanzi ad un disegno divino più grande di lui.

Non c’è il destino, non esiste. L’unica cosa cui tutti sono destinati è la morte. E’ la morte l’altra lama della spada a doppio taglio. Una sono io. E l’altra è la morte, che mi segue passo passo.

Centrale in questa raccolta è il rapporto con Yennefer: l’amore è un concetto strano per entrambi, che sembrano votarsi al sadismo reciproco, concedendosi e ritirandosi in un tira e molla continuo; le loro strade si incontrano accidentalmente anche se è chiaro che Geralt drizzi le orecchie non appena qualcuno nomini una maga dai capelli neri e dagli occhi violetti. La loro relazione è a tratti dolorosa: si respingono, si attraggono, ma sono inevitabili, come il loro destino ed entrambi lo sanno. Non importa quanta strada li separerà, quante scelte diverse faranno, non importa se il loro futuro è sterile: loro sono fatti l’uno per l’altra. Chimica, sensualità, ironia, un bisogno disperato che diventa desiderio e viceversa: Yennefer e Geralt, tesi tra orgoglio personale, tra convinzioni, tra certezze, tra non detti, non possono che ammaliare il lettore. In questa serie di racconti, necessario preludio per la serie vera e propria di romanzi, alcune delle domande che i racconti precedenti hanno evocato, trovano parziale risposta; più di tutto, c’è l’incontro tra Ciri e Geralt, altra questione ineluttabile. E anche qui Geralt dimostra di essere decisamente uno strigo sui generis e in poche precise e nette parole definisce il suo rapporto con la fanciulla, il suo destino, la Bambina Sorpresa figlia di una Cintra in fiamme.

Sei qualcosa di più, Ciri. Qualcosa di più.

Grazie al poeta cantastorie Ranuncolo, poi, il lettore riesce a colmare quelle lacune sulle storie che dalla sua voce divengono racconti spassosi, leggeri e scorrevoli da leggere; questi ed altri espedienti narrativi, rendono la lettura piacevole, e permettono di scoprire e addentrarsi nel complicato mondo creato dall’autore, ricco di dettagli narrati senza appesantire il racconto. Come negli altri racconti, anche qui riecheggia qualcosa di fiabesco, declinato in una chiave fantasy dai toni cupi e oscuri; c’è una lotta costante tra bene e male, quest’ultimo subdolo e manipolatorio. E’ un mondo in cui tutti lottano per sopravvivere e se per farlo devono insultare, uccidere, fare del male, non esiteranno a farlo. Tra ambientazioni suggestive e creature fantastiche, e una morale tutta da cogliere e interpretare, l’autore ci regala un ultimo importante tassello prima di ritrovare i nostri personaggi alle prese con la guerra.

I dubbi. Solo il male, signor Geralt, non ne ha mai. Ma nessuno sfugge al proprio destino.

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