Il guardiano degli innocenti

Il guardiano degli innocenti

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo della raccolta di racconti Il guardiano degli innocenti, scritta da Andrzej Sapkowski (traduzione di Raffaella Belletti), edita da Editrice Nord.

TRAMA

Geralt è uno strigo, un individuo più forte e resistente di qualsiasi essere umano, che si guadagna da vivere uccidendo quelle creature che sgomentano anche i più audaci: demoni, orchi, elfi malvagi… Strappato alla sua famiglia quand’era soltanto un bambino, Geralt è stato sottoposto a un durissimo addestramento, durante il quale gli sono state somministrate erbe e pozioni che lo hanno mutato profondamente. Non esiste guerriero capace di batterlo e le stesse persone che lo assoldano hanno paura di lui. Lo considerano un male necessario, un mercenario da pagare per i suoi servigi e di cui sbarazzarsi il più in fretta possibile. Anche Geralt, però, ha imparato a non fidarsi degli uomini: molti di loro nascondono decisioni spietate sotto la menzogna del bene comune o diffondono ignobili superstizioni per giustificare i loro misfatti. Spesso si rivelano peggiori dei mostri ai quali lui dà la caccia. Proprio come i cavalieri che adesso sono sulle sue tracce: hanno scoperto che Geralt è gravemente ferito e non vogliono perdere l’occasione di eliminarlo una volta per tutte. Per questo lui ha chiesto asilo a Nenneke, sacerdotessa del tempio della dea Melitele e guaritrice eccezionale, nonché l’unica persona che può aiutarlo a ritrovare Yennefer, la bellissima e misteriosa maga che gli ha rubato il cuore…

In questa prima raccolta di racconti iniziamo a conoscere e ad addentrarci nel mondo fantasy creato dall’autore, che ha tra i suoi personaggi principali il famoso strigo Geralt di Rivia. Lo seguiamo nelle sue avventure, nelle sue missioni come strigo, assassino di mostri dal cuore puro, fino al momento che legherà il suo destino a quello di Cirilla, leoncina di Cintra.

Sono sette i racconti presenti nella raccolta, in particolare La voce della ragione fornisce una sorta di cornice narrativa e di fil rouge per dare un certo contesto alle storie narrate, che comprendono un arco discreto della vita dello strigo. In ogni storia, Geralt affronta i mostri, ma viene da chiedersi: chi è davvero mostruoso, qui? Il mondo e l’umanità con cui lo strigo si confronta è variegata e tende subito a definirlo un diverso, un emarginato, qualcuno di scomodo e fastidioso per le sue origini; interessanti quindi le riflessioni etiche che l’autore ci lascia leggere tra le righe. Inoltre, in questi racconti iniziamo a conoscere alcuni dei protagonisti che accompagneranno Geralt nelle sue avventure successive.

Il racconto che mi ha più colpito è Il male minore in cui Geralt incontra Stregobor, il negromante che crede di liberare il mondo dalle fanciulle sotto la maledizione del Sole Nero. Mi ha colpito proprio per il tipo di mondo che l’autore ha creato,  in cui Geralt, tacciato di essere un mostro, è l’unico in realtà a vedere la crudeltà e la manipolazione degli esseri umani, maghi e non. E’ un mondo cupo, animato da indifferenza e da cattiveria, corruzione dell’animo e individualismo. Tutti sono pronti a puntare il dito contro gli altri e anche quando costretti ad avvalersi dei servizi di Geralt lo fanno controvoglia, cacciandolo subito dopo, senza assumersi la responsabilita’ per le conseguenze delle loro azioni. Il popolo è superstizioso, pronto a nutrirsi di ogni credenza, sebbene la religione e la fede siano presenti, e siano anche molto interessanti; il tessuto sociale è però intriso di profezie, credenze, maledizioni, incantesimi e oracoli, cui il popolo si affida per conoscere il proprio futuro. E chiaramente esiste chi approfitta di questa ingenuità.

In questi racconti, che riecheggiano degli archetipi appartenenti alle favole, rilette in chiave originale dall’autore, è presente già quella personale visione del mondo venata di sarcasmo che accompagna poi anche i romanzi successivi. Lo stile dell’autore è scorrevole, capace di tratteggiare in modo tridimensionale le sue scene e le sue ambientazioni. A Geralt hanno insegnato che è necessario tenersi al di fuori delle dispute degli umani, la famosa neutralità, che è difficile però da rispettare.

“Il male è male, Stregobor. Minore, maggiore, medio, è sempre lo stesso, le proporzioni sono convenzionali, i limiti sono cancellati. Non sono un santo eremita, non ho fatto solo del bene in vita mia. Ma, se devo scegliere tra un male e un altro, preferisco non scegliere affatto.”

Lo “sfogo”, il lungo monologo di Geralt con Iola, adepta di Melitele che ha fatto il voto di silenzio, è toccante, intimo, commovente e illuminante su quella parte di passato che Geralt ricorda, sugli esperimenti cui si è sottoposto, sulle sue prime missioni e sui principi che lo guidavano. Fino ad arrivare al suo destino, a Cintra, a Pavetta e al suo bambino, la Legge della Sorpresa e Yennefer, presenza-assenza nella vita dello strigo dai tratti umani. C’è un senso di ineluttabilità nelle storie di Geralt, qualcosa di indefinito che si percepisce stia per terminare, e mi ha inevitabilmente attratta.

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