La rovina dei re. Il coro dei draghi: vol.1

La rovina dei re. Il coro dei draghi: vol.1

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo La rovina dei re. Il coro dei draghi, primo volume di una nuova saga fantasy scritta da Jenn Lyons ed edita da Fanucci Editore, che ringrazio per questa collaborazione.

TRAMA

Kihrin, l’apprendista di un bardo, è cresciuto ascoltando storie di gesta leggendarie. Costretto a rubare alla disperata ricerca di una via d’uscita dalla povertà dei bassifondi di Quur, una sera fa irruzione nella casa sbagliata: marchiato da un demone, da lì in avanti la sua vita non sarà più la stessa. La difficile situazione di Kihrin lo porta al cospetto dei reali, che lo rivendicano come il figlio perduto del loro principe immorale. Ma lungi dal vivere il sogno, Kihrin è in balìa delle spietate ambizioni della sua nuova famiglia. Tuttavia, tentare la fuga dalla sua gabbia dorata non fa che peggiorare le cose. Kihrin è inorridito nel sapere che egli è al centro di un’antica profezia. E ogni fazione – dèi, demoni, draghi e maghi – lo rivendicano come propria pedina. Quelle vecchie storie che aveva ascoltato sin da piccolo, in cui l’eroe vince sempre, erano piene di menzogne. O forse no… Forse Kihrin non è un eroe, e il suo destino non è di salvare l’impero. Forse il disegno che il fato ha per lui è quello di distruggerlo.

«Non dimenticare che abbiamo costruito questo impero sulle schiene di schiavi e servi e sono tutti, senza alcuna eccezione, sacrificabili. »

La storia si apre in modo insolito: una lettera, firmata da Thurvishar D’Lorus ed indirizzata a sua maestà , ci narra di una sorta di epilogo finale a cui si concatenano, a ritroso nel tempo, una serie di eventi che il nostro narratore si appresta ad esporre, partendo da delle misteriose conversazioni tra due individui chiave della vicenda e arrivando a chiedere clemenza per un presunto Lord Erede, accusato di tradimento. L’intento, quindi, è chiaro dalla prima pagina del romanzo, e la narrazione segue, appunto, due archi temporali diversi e raccontati da due personaggi differenti: il racconto di Talon e il racconto di Kihrin. Chi sono? Dove sono, attualmente?

E’ una ricostruzione lenta e ponderata quella che l’autrice ci fa compiere: nei primi capitoli della storia, il lettore potrebbe avvertire un certo disorientamento dovuto alla scelta di raccontare la storia entrando subito, in un certo senso, nel vivo dell’intimità dei personaggi; il contesto, invece, si dipana pagina dopo pagina. L’Impero di Quur è nato dalla guerra e dal sangue; è vasto, ha una sua complicata ma ben definita geografia, struttura sociale e soprattutto religiosa. Ci sono le Casate Reali della Corte delle Gemme, considerate benedette dagli dèi: dodici stirpi associate ad altrettante gemme, appunto, che ne divengono il simbolo e che danno anche il nome ai distretti della Capitale ( avorio, zaffiro, rubino, ad esempio); teoricamente, i nobili non posso esercitare il potere, pena una terribile ed antica maledizione, ma sono dei mercanti, imprenditori, detentori, ognuno, di un settore dell’economia (guarigione, tessitura, magia, conservazione del cibo, ad esempio). Nella realtà, attraverso gli ogenra, figli illegittimi che non vengono affatto ripudiati, possono assurgere al governo e alle decisioni politiche. E’ una realtà fatta di differenze culturali ed economiche marcate: i ricchi credono di poter comprare qualsiasi cosa, e i poveri sono disposti a vendere tutto, pure loro stessi. Ne deriva una società corrotta e corruttibile, in cui la prostituzione e la schiavitù sono ormai pratiche ben note. Appare sin da subito un mondo superstizioso, che crede nelle profezie, e in cui la magia è qualcosa di oscuro e spaventoso.

Per imparare a lanciare un incantesimo non bisogna soltanto memorizzare sortilegi, recitare formule, o disegnare strani segni sul terreno. La magia riguarda il modo corretto di pensare.

E’ ad appannaggio degli uomini, mentre le donne non vengono istruite presso l’Accademia (luogo che viene soltanto citato ma che, presumibilmente, avrà importanza ai fini della storia successiva); vi sono tre stati dell’essere, ovvero vita, magia e morte, separati da due Veli. Qualcuno nasce con il dono/maledizione di riuscire a vedere oltre il primo Velo. Dove si colloca la dimensione della morte? E quella della magia, che dovrebbe essere il regno delle divinità? Pian piano, il lettore, assieme al protagonista principale della storia, imparerà a familiarizzare con una religione complessa: anche gli dèi, come gli uomini, sono volubili e soprattutto, fallaci. Ma come sono nate le divinità di Quur? Quanto sono reali? Questa è sicuramente una delle cose che più ho apprezzato del romanzo: l’equilibrio di genere tra gli dèi, il loro sacrificio per salvare l’umanità, e l’inevitabile tradimento di qualcuno ai danni di altri.

Il giovane Kihrin appare essere il perno della storia: attraverso la doppia narrazione, ascoltiamo la sua voce in prima persona in un non ben precisato passato, mentre nel presente seguiamo lui e gli altri personaggi tramite il racconto di Talon, descritta come un mostro.

Kihrin ha vissuto nella Città di Velluto, figlio di un bardo cieco: il ragazzo sapeva di essere stato adottato, e sognava, come tutti, di poter abbandonare la vita grama del Circolo Inferiore per conoscere il mondo. Grazie al suo particolare dono, di notte, Kihrin poteva diventare Gazza, abile Grimaldello e ladruncolo, ma, una sciagurata notte, è incorso in un colpo che avrebbe dovuto essere sicuro e che si è trasformato, per lui, in un incubo, una trappola maledetta: il ragazzo ha assistito, infatti, all’evocazione di un demone da parte di due figure che ribattezza Salma ed Elegantone … in quel momento, non ha idea di chi siano e dell’impatto che tale scoperta avrà sulla sua vita.

Kihrin si trova al centro di un intricato mistero legato alla sua origine: non più orfanello del ceto basso, apprende di essere l’erede di una nobile famiglia, invischiata in intrighi politici e in lotte intestine; mentre il Kihrin del racconto di Talon ci narra una ben altra origine! Ridotto in schiavitù tramite l’evocazione di un demone da parte della strega Tyensto, Kihrin vivrà una serie incredibile di avventure che lo porteranno a conoscere i temuti quanto potenti vanè e i membri della Fratellanza Nera. In realtà , ben altri personaggi si celano nell’amena isola su cui passerà diversi anni il nostro Kihrin!

Chi è davvero Kihrin? Che cos’è la strana pietra che indossa? Di chi si può davvero fidare? Tra profezie, draghi, imperi in lotta e divinità senza tempo, Kihrin deve andare alla ricerca, dolorosa, del suo passato e del suo destino.

In molti punti, ho percepito la crescente frustrazione di Kihrin a cui vengono promesse risposte o vengono rivelate verità che sembrano fondamentali per la sua sopravvivenza ma sempre in modo parziale: frasi dette a metà, ricordi e ragionamenti interrotti, anche in momenti cruciali della storia, e questa modalità rende il protagonista, giustamente, nervoso. Al tempo stesso, specialmente nella prima metà del libro, Kihrin, con il suo atteggiamento da ragazzo “con il broncio” è risultato alcune volte infantile; anche qualcuno degli altri personaggi gli ha rimandato di avere un atteggiamento capriccioso. Sicuramente, alcuni suoi atteggiamenti vanno letti e compresi in relazione al momento che vive: ha perso tutto, l’unica famiglia che aveva, gli ha sempre mentito, non sa chi sia, le poche persone che conosceva ed amava sono morte, probabilmente a causa sua, un demone lo sta cercando e non si capisce bene come mai … il mistero che riguarda la sua persona si infittisce, senza che nessuno riesca a fornirgli risposte esaustive. Sarà solo nel passato raccontato da Talon che il ragazzo otterrà delle risposte.

E le risposte che ottiene sono davvero importanti. Il suo destino sembra legarsi al destino stesso del mondo creato dall’autrice, originale e di grande impatto. C’è magia, ci sono creature fantastiche come i draghi, pietre preziose, divinità la cui origine si perde all’alba dei tempi, specie sovrannaturali, uomini alla conquista di un potere immenso. Mi ha affascinato la questione delle “anime” e la presenza dei vanè immortali, così come il legame tra vita e morte, e l’aspetto magico: tutti elementi che spero verranno approfonditi e chiariti meglio nei prossimi volumi. La sensazione è che l’autrice ha sicuramente molto da dire e da mostrare in questo primo volume, e questo, spesso, ha significato l’alternanza di momenti più statici e descrittivi, a momenti in cui le informazioni mi sono piovute addosso ( un pò come accade a Kihrin stesso!).

Rituali di sangue, assassini prezzolati e il dominio del mondo: questi alcuni degli elementi chiave di un fantasy d’esordio poderoso e corposo, dove nulla è come sembra e soprattutto, nessuno è davvero chi dice di essere.

L’autrice si prende il suo tempo per tratteggiare il mondo che ha creato e per farci conoscere i suoi personaggi; la sua scrittura, pur elegante e raffinata, è stata in alcuni punti poco scorrevole e fluida. Il continuo passaggio tra il racconto di Talon e quello di Kihrin, ambientati entrambi in punti differenti del passato individuale del protagonista, mi ha, certe volte, distratta; non appena un determinato capitolo (con relativo narratore) entrava nel vivo, mi ritrovavo ad iniziarne un altro, con il compito di ambientarmi nuovamente all’altra voce e all’altra porzione di storia; inoltre, la presenza di tanti personaggi con nomi simili e con una propria storia non sempre chiara, mi ha portato a dover rileggere diversi passaggi per comprendere l’autore di azioni e pensieri.

Nonostante ciò, il punto di forza di questo romanzo risiede nell’ambientazione: l’autrice suggestiona con storie e leggende, con segreti e misteri imprevedibili. In un mondo dove tutti sono sacrificabili, dove la schiavitù è concessa, e il potere è subdolo e manipolatorio, cosa può fare un giovane ragazzo per sopravvivere? La sua vita, che peso ha? Divinità che si reincarnano, demoni che vogliono conquistare il mondo, umani che sottomettono e privano altri umani del proprio volere, nuovi improbabili legami: queste le tematiche che l’autrice tratta nel primo volume di una nuova serie fantasy.

« Il vero male è un impero come Quur, una società che si nutre dei suoi poveri e dei suoi oppressi, come una madre che divora i suoi stessi figli. Demoni e mostri sono banali: uniremo sempre le nostre forze per sconfiggerli. Ma il vero male, quello subdolo, è quello che ci fa allontanare dal dolore di un’altra persona e ammettere che non è affar nostro.»

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