Nurah. Il Gioco delle Torri di Luce

Nurah. Il Gioco delle Torri di Luce

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo “Nurah. Il Gioco delle Torri di Luce”, scritto da Marco Oggianu ed edito da Bookabook, che ringrazio per la copia cartacea.

TRAMA
I venti regni dell’isola di Shardan da secoli, per evitare le guerre, si contendono il potere attraverso il Gioco delle Nurah, le Torri di Luce: ogni anno le loro squadre si sfidano per conquistare le imponenti
fortezze di pietra dalla forma conica.
Ma ambizioni insaziabili, tensioni etniche e alleanze rischiose non sono scomparse: la giovane Ilian, per salvare il suo amore, Gunnar, e gli equilibri di Shardan, deve affrontare gli inganni, le trappole mortali e i compromessi che si annidano nei meandri delle Nurah, in quello che ormai non è più solo un gioco.

In un tempo lontanissimo, vi erano quattro Dèi, rappresentanti degli elementi: Teth, madre delle acque e della notte, Jana, madre della terra, Thule, madre dell’aria e Shardan, Signore del sole e del fuoco. Vi era anche una grande isola, chiamata Shardan proprio in onore del dio del fuoco, e agli elementi venivano eretti templi che rappresentavano il loro potere, navi alate e grembi; pian piano, grazie alla potenza del fuoco, sorsero dei regni, venti per la precisione, ma purtroppo, come spesso accade, la brama, la sete di potere, la guerra, devastarono questi territori, così che Shardan si incollerì, la sua Montagna esplose e rimase solo l’ombra di quella civiltà. Tuttavia, la vita vuole vivere, e cerca terreno fertile per ritornare: i superstiti partirono e trovarono una nuova isola, dove ricrearono i venti regni di Shardan. Questa volta, per provare ad arginare il problema della guerra, idearono un complesso ordine gerarchico, politico e sociale, ma soprattutto, idearono il Gioco delle Nurah, delle Torri di Luce, associate al potere di Shardan, e il gioco stesso divenne il centro della vita dei quattro popoli che abitavano la rediviva Shardan: Balar, Galill, Nuhr e Iliens. Ancora una volta, si scelse di organizzarsi attorno a venti regni, ognuno con un suo simbolo svettante sulla cima della propria Nurah e nacquero venti squadre composte da nove guerrieri per giocare e vincere al Gioco, non solo difendendo la propria Nurah ma appropriandosi anche di quelle dei propri avversari. Chiaramente, più la propria squadra era forte fisicamente e tatticamente, più Nurah si riuscivano a conquistare; la conquista non era solo “giocosa” ma rappresentava un impegno e una responsabilità verso la comunità, perché il vincitore, il Majore, governava le Nurah sconfitte, chiamate Minore. Il Majore tra i Majores aveva un grandissimo potere e addirittura la nomenclatura degli anni veniva stabilita sulla base del simbolo del regno vittorioso ( lepre, toro, cavallo, cervo, gallo). Il Gioco divenne “passione, religione, politica e vita“, e ogni regno cercava di rafforzare la propria squadra; si formarono, così, scuole per formare i guerrieri e il Gioco muoveva l’economia stessa degli abitanti di Shardan.

La storia che l’autore ci narra si svolge quando da cinquantadue anni, la vittoria suprema spetta a Bahr Amon, detentrice di dieci Nurah e guidata dallo Judike Is; a lei si contrappongono poche altre Nurah, tra le quali vi è il regno di Antinè che ha a sua volta conquistato la Nurah di Kehra, terra dei Galill, popolo tranquillo e che non vince da trent’anni. C’è malumore e rassegnazione tra i giovani dei questo Regno, e chi li governa sta pensando in realtà di chiudere la propria partecipazione al Gioco, infrangendo sogni di gloria effimeri e mal riposti. I vecchi campioni hanno ormai direzionato altrove i propri interessi, c’è stagnazione, scoramento. Ma tutto sta per cambiare, il destino sta per essere riscritto, perché a Kehra si allena in segreto la protagonista della storia, Ilian, arciera talentuosa e una ragazza che fa della determinazione e del coraggio i suoi tratti distintivi. Costretta ad abbandonare la propria squadra perché scoperta ad amoreggiare con Gunnar, Campione di Antinè, ben sapendo entrambi che le relazioni di tale tipo sono proibite, Ilian dalle meravigliose trecce rosse, è orfana di madre, figlia unica di Torkinor, un tempo membro della squadra di Kehra che ha deciso di ritirarsi da quel mondo, costringendo anche la figlia a fare altrettanto. Ma Ilian è tenace, è impetuosa, vuole combattere, soprattutto, vuole ricongiungersi con il suo innamorato, la cui terribile punizione per aver infranto le regole è stata essere mandato come tributo alla scuola di Bahr Amon; così con abili stratagemmi si allena in silenzio, fino a quando le farà visita uno strano personaggio incappucciato che comincerà ad osservarla, a correggerla e a infonderle sicurezza. Quando rivelerà la sua identità, Ilian scoprirà che è Balar, ex Campione, il cui obiettivo è quello di farla riammettere nella squadra di Kehra e trasformarla nella squadra vincitrice. Ilian non solo si lascia convincere dalla proposta ma non esita a mettersi prima alla prova e poi alla guida dello sgangherato gruppo, che contro ogni aspettativa e pronostico, trionfa. Il successo di Kehra come squadra e quello individuale di Ilian non sembra però essere puramente casuale: Ilian scoprirà infatti di essere figlia e nipote di grandi guerrieri, e contemporaneamente, scoprirà che il Gioco è letteralmente sfuggito di mano allo Judike Is che lo ha trasformato in uno strumento personale per ottenere prestigio e potere. Is vuole la perfezione, vuole creare una nuova generazione di guerrieri capaci di tutto, fisicamente forti, mentalmente plagiati, e per farlo non tralascia di sporcarsi le mani, anche se questo comporta la morte dei suoi guerrieri, come già accaduto.

La sua Scuola è talmente prestigiosa, il suo predominio talmente radicato, che il materiale umano non gli manca; ricatti e manipolazioni, minacce, esperimenti, Is è pronto a tutto pur di trionfare e sadicamente decide di mirare al cuore della squadra di Khera, ponendo uno contro l’altro Ilian e Gunnar in uno scontro finale epico. Ilian diventa il simbolo e lo strumento per una ribellione atta a fermare lo strapotere di Bahr Amon, di Is: il gioco è diventato altro. Come in un eterno ciclo, è necessario rompere la catena anche con atti forti per ristabilire equilibrio e pace. Ilian sarà attorniata da una costellazione di personaggi secondari interessanti che la affiancheranno nella preparazione fisica, nelle competizioni e nei suoi momenti più intimi: scoprirà, lei che è stata reietta per amore, cosa vuol dire avere una nuova famiglia, dei nuovi amici, e riuscirà anche a recuperare il rapporto con suo padre.

Il Gioco, nato come modo per arginare l’aggressività umana e per avere il favore di Shardan, è diventato qualcosa in cui predominare a tutti i costi l’altro, è diventato assenza di sentimento e di empatia, di compassione, sfoggio di violenza che esula dalla dinamica vincitore-vinto: l’essere umano ha fallito ancora, dimostrando quanto anche un accenno di potere logora e se ne desideri sempre di più, arrivando al punto di tradire pur di contare qualcosa. Rivalse e tradimenti, ma anche senso di onore, amore per la propria terra, per la propria squadra e voglia di cambiare il mondo.

L’autore ha saputo creare un’ambientazione e una trama brillante, attingendo al mito, al folclore e alla tradizione, spirituale, religiosa e linguistica, della sua meravigliosa terra; in realtà, a mio avviso, tutto il romanzo è una celebrazione della Sardegna e dei suoi abitanti, un atto di amore dell’autore nei confronti della sua terra. Ho trovato estremamente ben riuscita l’organizzazione sociale e politica dei Regni, partendo dall’idea dei Nurah come Torri di Luce; il gioco, poi, come dimensione in cui mettersi alla prova, in cui “fare come se“, è stato affascinante. Grazie alla sua scrittura capace di entrare nelle scene e farle vivere al lettore, sono riuscita ad immaginare il suo mondo; mi è piaciuto molto che l’eroina della storia sia una ragazza, Ilian, il cui temperamento è sicuramente impetuoso e al tempo stesso leale e sincero. Ilian ama e l’amore è il motore di tutta la storia: per amore combatte, per amore si mette in gioco. Mi sono piaciute le incursioni nella Lingua Sarda, prontamente tradotte, e ho apprezzato l’idea di ambientare una storia fantasy nella nostra nazione, scelta originale ma che, a mio avviso, è vincente nel caso dell’autore, la cui capacità di narrare è notevole.

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