Review Tour: Racconti – Arthur C. Clarke

Review Tour: Racconti – Arthur C. Clarke

Buongiorno, lettori! Oggi Review Tour dedicato alla nuova raccolta di Racconti di Arthur C. Clarke, maestro indiscusso della fantascienza, edito nella nuova collana della Oscar Mondadori: Draghi Urania (ringrazio la Casa Editrice per la possibilità di leggere l’opera in anteprima).

TRAMA

“Racconti” è la traduzione di “The Collected Stories” di Arthur C. Clarke, la più completa raccolta organica delle opere brevi del maestro anglosassone della fantascienza. Si tratta di più di cento racconti che mostrano l’evoluzione tematica e stilistica di sir Arthur Charles Clarke, che abbraccia un arco temporale vastissimo, dal 1937, con il racconto “Travel by Wire!” (“Viaggiare via cavo”) pubblicato in prima edizione nel numero di dicembre della rivista “Amateur Science Fiction Stories”, fino al 1999, con il brevissimo racconto intitolato “Improving the Neighbourhood”, che è stato il primo racconto di SF a uscire sulla prestigiosa rivista “Nature”.
Completano il volume una introduzione dello stesso Clarke, alcune brevi annotazioni dell’autore su gran parte dei racconti contenuti nel libro, e poi una corposa appendice con un approfondito ritratto dello scrittore britannico e la bio-bibliografia completa di tutte le opere di Arthur C. Clarke.

Primo volume della nuova collana Oscar Draghi Urania, che si pone l’ambizioso compito di proporre le opere dei maggiori autori di fantascienza in una forma editoriale completa, racchiude quasi tutti i racconti brevi scritti da Arthur C. Clarke, maestro indiscusso e precursore del genere. In quest’edizione, sono raccolte 104 opere dell’autore che raccontano sia l’evoluzione della scrittura e della creatività dell’autore, ma soprattutto, grazie alle brevi introduzioni scritte dell’autore stesso a coronamento di alcuni testi, ci fanno capire il genio, l’importanza che Clarke ha avuto nel mondo della fantascienza. Tra racconti che sono stati letti in Vaticano, racconti che sono stati musicati, che hanno dato spunto per serie tv, che sono stati apprezzati dal Dalai Lama, Clarke ha letteralmente influenzato un’epoca e un genere, arrivando ad essere il primo autore di narrativa a pubblicare sulla celebre rivista Nature e ad avere un asteroide a lui dedicato. La sua prefazione indica già la rotta, la sagacia e l’ironia della sua penna – e probabilmente della sua persona, quando prova a rispondere a una domanda focale: che cos’è la fantascienza?

Io ho suggerito una definizione operativa: la fantascienza è qualcosa che potrebbe accadere, ma che di solito preferireste di no.

L’autore, inoltre, è ben consapevole che molti suoi racconti sono nati e sono stati scritti in un momento storico di grandi cambiamenti e alcune delle sue intuizioni sono state disconfermate dalle scoperte più recenti.

Ciononostante, il viaggio che il lettore compie insieme a Clarke è doveroso per gli amanti del genere, appassionante e interessante; Clarke è studioso, scienziato, è inventore e scrittore, e la sua fantascienza gode di tale visione del mondo e dello spazio, ma soprattutto dell’umanità, che rimane il fulcro delle sue storie. I futuri che Clarke delinea sono tutti plausibili e razionali, nati dal suo studio e influenzati dalla sua logica, sono futuri prossimi, tecnologici e pieni di scoperte dove la modernità dei mezzi la fa da padrona; tuttavia, la cosa che mi ha maggiormente colpito è che, se da un punto di vista delle ambientazioni e delle descrizioni Clarke ci trascina in mondi visionari, è nell’analisi dell’essere umano e delle sue relazioni che commuove il lettore. Lo sguardo dell’autore è chiaramente teso al futuro ma non trascende della conoscenza del passato, un terreno che accomuna e che fa da sostrato per la possibilità poi di tendersi verso l’universo, enorme ed infinito. E dinanzi a tale prospettiva, l’essere umano che ci racconta Clarke talvolta si sente solo, ultimo, disorientato e spaesato, ma al tempo stesso porta in sé il seme della speranza che il futuro contiene come possibilità. Uno dei miei racconti preferiti è stato Il leone di Comarre, in cui l’autore delinea e affronta alcune delle tematiche a lui care e che diverranno temi su cui tutti gli autori di fantascienza ( e non) devo confrontarsi: la fragilità dell’uomo, la consapevolezza, la voglia di un futuro, la fame di conoscenza e il complesso rapporto tra uomo e macchina. Progresso, coscienza, dominio dei robot: è il 1949 quando Clarke scrive questo racconto che mi ha colpito per la capacità di raccontare uno scenario plausibile (sempre di più) e per raccontare la sfida di un ragazzo, investito di una grandissima responsabilità. Il protagonista viene messo a conoscenza di un segreto dalla portata enorme, una scoperta che cambierà il destino del mondo e deve decidere, non solo per se stesso ma per l’umanità intera. Clarke emoziona, parla al suo lettore, lo stimola a riflettere su temi che in realtà trascendono lo spazio e riguardano tutti: qual è il nostro posto nel mondo?

Peyton non aveva mai conosciuto il silenzio. Da sempre aveva udito, come un rumore di fondo, il mormorio delle macchine o il lontano ronzio di rapide astronavi di linea dal- le iperboliche altezze della stratosfera.

Clarke ci parla di mondi dove il rapporto con la tecnologia è molto presente, tecnologia intesa sia come intelligenza artificiale che come scoperte che permettono all’uomo l’esplorazione dello spazio, quindi come forma di comunicazione. Il lettore sperimenta il medesimo senso di straniamento provato da alcuni dei protoganosti dei racconti posti di fronte a dilemmi e a problemi terrificanti, dilatati nel tempo e spazianti come la fine dell’ossigeno, quella paura ancestrale e primitiva della morte che, per giunta, colpisce nello spazio, lontanissimo, solitario, infinito, dove il grido di aiuto si perde e l’uomo è nudo con le sue angosce, con le sue colpe e i suoi rimproveri. Toccante, affascinante, come coniughi poi questi sentimenti con la bellezza dello spazio, con la capacità di portarci in questi viaggi, di farceli vivere e osservare: le descrizioni di Clarke non annoiano, sono vivide e realistiche, brutali nella loro veridicità. L’autore si rivolge al suo lettore, certe volte in modo diretto, altre lasciando frasi nel suo racconto, e questo rende ancor più coinvolgente ed intensa la lettura; non solo, l’autore spesso ironizza, facendo dire ai suoi protagonisti posti in situazioni problematiche che gli autori di fantascienza andrebbero a nozze con situazioni simili, e questo denota il talento e l’intelligenza di Clarke. L’analisi delle emozioni umane, amplificate ed esacerbate, estremizzate pure, in alcuni contesti, è centrale nei racconti di Clarke che è davvero uno scienziato a tutto tondo, dimostrando notevole competenze anche nella scienza sociale, con uno sguardo lucido ed intenso all’uomo, teso, sempre, tra passato e futuro, tra modernità e tradizione.

Le cattive notizie comportano in qualche modo la garanzia della propria verità. Solo le buone notizie hanno bisogno di conferma.

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