La storia infinita

La storia infinita

Buongiorno, lettori! Ultimo post dell’anno, e non potevo non concludere con un romanzo considerato ormai un classico della letteratura: La storia infinita, di Michael Ende, edito da Longanesi Editore che ringrazio per l’invio della copia.

TRAMA

Bastiano è un ragazzino goffo, grassoccio, soprattutto molto solo. E ha una grande passione: leggere. In un giorno di pioggia, inseguito dai compagni che si fanno beffe di lui, si rifugia in una vecchia libreria dove trova un volume intitolato “La storia infinita”. Il libraio non vuole venderlo, ma l’attrazione per quel libro è tale che Bastiano lo ruba e ci si immerge letteralmente, scoprendo che proprio lui non è solo spettatore delle meravigliose avventure che vi sono narrate, ma ne è anche protagonista, chiamato a salvare i destini del mondo incantato di Fantàsia, con le sue mitiche creature e le sue città sospese. Moderno romanzo di formazione, storia di un’anima, folgorante scoperta dell’amore, indimenticabile avventura, ma anche lungo viaggio nell’immaginario e itinerario nell’arte e nella mitologia, “La storia infinita” è uno dei grandi libri per tutti del nostro tempo che ha conquistato, avvinto e incantato generazioni di lettori.

Bastiano, goffo e solitario ragazzino, entra in possesso di un libro fantastico che narra la storia di Fantàsia, di Atreiu e dell’Infanta Imperatrice, ultimo baluardo per un mondo attaccato dal vischioso ed insidioso Nulla che tutto mangia e cancella. L’Infanta Imperatrice è ammalata, non si sa bene di cosa, e affida proprio ad Atreiu il compito di salvare Fantàsia.

Bastiano legge del coraggio indomito di Atreiu, del suo cuore buono, delle magiche creature che incontra, nascosto al suo/nostro mondo, rintanato in un angolo della scuola mentre i suoi compagni continuano la loro vita, in sottofondo. La suggestione è così profonda da trascinare con sé il lettore stesso, il quale si immedesima in Bastiano che si immedesima in Atreiu, in un gioco di empatia incredibile. Una favola che parla al cuore di bambini e adulti, senza tempo, che appartiene alla memoria collettiva di un’ intera generazione grazie anche al famoso film (che narra una parte parziale delle vicende del romanzo). Nel romanzo, si colgono le metafore, le simbologie e i messaggi di cui l’ autore farcisce la sua storia. Il viaggio che Atreiu compie e che Bastiano segue con enfasi e interesse, desiderando di essere lui stesso per una volta eroe della storia, è archetipico della favola: combattere contro la distruzione di un mondo pieno di creature, tra cui la Vecchia Morla, e pieno di una geografia simbolica, come le Paludi della Tristezza che “catturano” i sentimenti di gioia e lasciano solo sconforto, rimandano al percorso pieno di sfide che deve compiere l’eroe per diventare tale. Atreiu non ha consapevolezza di essere un personaggio così importante, riconoscimento invece che gli viene conferito dallo sguardo di Bastiano – lettore, il quale, a sua volta, nel corso della storia, si troverà a doversi confrontare con il controverso argomento dell’attribuzione di meriti.

Cos’ ha Fantàsia? Quale la malattia dell’Infanta senza tempo?

Ogni tanto ha bisogno di un nome nuovo”… e per puro caso, c’è proprio qualcuno, che sta leggendo la storia, bravissimo nel dare nomi: potrebbe fare la differenza, lì? Ma come? Al sol pensare alla creatura d’ombra, Bastiano si spaventa: meglio lasciare ad Atreiu il ruolo dell’eroe … e tenere per sé il compito di leggere! La tematica del nominare è centrale nel romanzo: è il nome che dona forma alle cose, e senza un creatore primigenio non può sussistere nulla.

Da grande fan del film, che ha accompagnato la mia infanzia ( e sì, amavo follemente Atreiu, che si conferma essere il mio personaggio preferito), tornare in quelle atmosfere con un approccio ed un’età differenti è stata un’esperienza interessante; una delle mie creature – e incontri- preferiti, si è confermato essere quello con il Drago della Fortuna “creature di irresistibile gioia e felicita’ e, nonostante le loro ponderose dimensioni, sono lievi e leggeri come nuvole d’estate”. Con il proseguire della storia, sembra aumentare maggiormente la fusione tra la storia di Bastiano e quella di Fantàsia al punto che il ragazzo si chiede quanto il suo urlo spaventato possa essere stato sentito nella terra di Atreiu. E se Bastiano stesse influenzando il mondo dell’Infanta Imperatrice? Bastiano si chiede, e noi con lui: una storia è solo una storia? Non è forse questa la domanda che si pongono tutti i lettori? Quanto la lettura influenza chi legge, e viceversa? Mi ha colpito molto l’importanza dell’Auryn, l’amuleto che l’Infanta Imperatrice dona ad Atreiu e che gli apre “magicamente” le porte della comunicazione con tutti gli abitanti di Fantàsia, anche quelli apparentemente meno propensi al contatto, di fronte all’Auryn comprendono la natura e l’importanza di Atreiu stesso, che parla, agisce, per conto dell’Imperatrice. Ne La storia infinita, viene rimarcato più volte il concetto della Grande Ricerca, che è quella in cui si imbatte Atreiu per conto dell’Imperatrice e che egli stesso comprenderà essere necessaria e non superflua per acquisire consapevolezza e per guidare Bastiano verso Fantàsia; ma la Grande Ricerca è a anche quella di Bastiano e del lettore che si approccia al narrato.

Quando Atreiu, casualmente e con sommo rammarico, perde l’amuleto, ne coglie forse appieno il valore: è nell’assenza e nella perdita che l’Auryn acquista agli occhi di Atreiu un valore simbolico, quasi un oggetto transizionale, che certo non lo ha protetto dai sentimenti che sono rimasti suoi ( come la paura, la fatica e la solitudine esperiti), ma gli dava un senso di conforto, di rassicurazione sull’esattezza della sua missione, una sua finitudine, un suo scopo.

Come una bussola misteriosa, quel magico segno aveva guidato la sua volontà e le sue decisioni sempre nella giusta direzione. Adesso non c’era più nulla a guidarlo, nessuna forza segreta a spingerlo in avanti.

Così Atreiu, proprio come Bastiano, si ritrova solo e senza punti di riferimenti: potrà allora sentire la voce del lettore? Come a dire, nel momento più nero, ecco che Bastiano diventa l’alter ego di Atreiu, e non il contrario, come era sembrato fino ad ora. Si rimarca ancora una volta quanto i ragazzi siano due facce di una medaglia univoca. Il mondo Fantàsia, scoprirà Atreiu, è senza confini e per questo la sua fine è segnata: solo un figlio dell’uomo può salvare l’Infanta Imperatrice dalla sua fine, ma come fare a raggiungerlo, pensa Atreiu, senza più l’Auryn e per di più in un terra sconfinata? Inoltre, proprio in questo momento, Atreiu ha un contatto ravvicinato con il Nulla che mangia e distrugge Fantasia. Cosa rappresenta questa forza mostruosa, che prende le forme più spaventose, che attrae a sé, calamitando e fagocitando tutti? Si potrebbe ipotizzare una metafora della crescita, del passaggio tra mondo infantile e mondo adulto, il secondo che cancella il primo se non vi è coscienza di esso: ogni adulto deve conservare e coltivare il proprio bambino interiore, pena la perdita di quella Fantàsia così assonante con la fantasia che tanto viene etichettata in senso negativo in età adulta.

Il mondo di Bastiano e quello di Atreiu sono vincolati l’uno all’altro, connessi in modo profondo e radicato:gli uomini e le creature di Fantàsia sono legati insieme, le seconde rappresentazione delle bugie e delle menzogne che vibrano nel mondo dei primi. E Atreiu rifiuta categoricamente l’idea di appartenere al Nulla -varco tra mondi- per divenire egli stesso bugia; così dall’altra parte Bastiano fa di questa nuova conoscenza, monito e consapevolezza.

Basta bugie, basta approfittare di Fantasia, basta alimentare il Nulla; resta solo da capire come valicare la barriera e salvare quello che ormai considera amico. L’incontro di Atreiu con l’Infanta Imperatrice, Sovrana dei Desideri, ha con sé il culmine dell’interazione tra lettore e narrazione: Atreiu e l’Imperatrice si rivolgono quasi direttamente a Bastiano in un dialogo intenso. Così veniamo a conoscenza del compito di Bastiano, preceduto e legato a quello di Atreiu. Ma il confine che Bastiano deve attraversare non è solo metafisico e concettuale ma tangibile e reale: il suo aspetto esteriore, la paura del giudizio, lo trattengono, come può essere lui il loro eroe?

Che lui lo sappia o no, ormai fa anch’egli parte della Storia Infinita. Ora non deve, non può più tirarsi indietro.

Il tentennamento di Bastiano porta l’Infanta Imperatrice a dover scegliere di muoversi lei stessa per arrivare dal Vecchio della Montagna Vagante, dove ancora una volta l’autore introduce il tema della storia nella storia.

Incredibilmente, Bastiano, rispondendo alla chiamata di Fantàsia, riesce a raggiungere il mondo fantasico, ma nel farlo, lui cambia: si ridisegna bello, forte, coraggioso, più di chiunque altro, Bastiano può fare quello che vuole. L’Infanta Imperatrice si fida e affida a lui, lasciandogli il compito di ricreare il suo regno di cui non rimane che un granello di sabbia, da cui, la forza e la potenza dei desideri del “figlio dell’uomo” dovrà partire per ricostituire Fantasia. Con l’Auryn- Splendore addosso, il ragazzo-eroe dovrà comprendere quanto fare ciò che si vuole non equivalga sempre a seguire la propria volontà: il suo percorso sembra una sfida, sarà in grado Bastiano di andare oltre alle apparenze e ritrovare il senso del suo legame con l’Infanta Imperatrice, Atreiu e gli altri?

Il potere di “plasmare” questo mondo sulla base dei suoi desideri e delle sue storie che effetto avrà sul nostro solitario, goffo e grassoccio ragazzo che non si ricorda più di chi era? Come l’autore ci ha abituato, anche in questo vi sarà una lezione da apprendere: i desideri hanno sempre un prezzo da pagare, perché si avverino …

Con un ultimo passaggio di testimone tra i due personaggi principali, Bastiano si riappropria della sua identità e fa ritorno a casa: finalmente pronto a riappacificarsi con suo padre, che dal canto suo accoglie il figlio e crede al suo viaggio fantastico durato l’arco di una notte, Bastiano farà tesoro di ciò che ha visto e vissuto e che lo ha, come tutte le storie, cambiato radicalmente. Così anche il lettore, non è più lo stesso che aveva iniziato la lettura della storia, in un circolo perpetuo che sembra ricalcare il titolo dell’opera.

In questo senso, La storia infinita viene definito romanzo di formazione ed appare chiaro al lettore adulto la morale che vuole lasciare il romanzo, pubblicato da Longanesi in un’edizione celebrativa lussureggiante per particolari e illustrazioni; spicca, inoltre, la scelta di alternare l’inchiostro di colore verde con quello di colore rosso, per rimarcare i momenti in cui viene narrata la storia che legge Bastiano e quelli in cui è Bastiano stesso protagonista del tempo presente. Una storia che appartiene alla memoria collettiva di una generazione, e che non smette di stupire per profondità di significati simbolici e per lo stile dell’autore, lirico ma non complesso.

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