Alla luce del mattino

Alla luce del mattino

Buongiorno lettori! Oggi vi parlo del romanzo di narrativa storica Alla luce del mattino, scritto da Ann Moore ed edito da Neri Pozza che ringrazio per l’invio della copia.

TRAMA

È un giorno del 1850. Il sole non è ancora sorto quando Gracelin O’Malley scruta la baia di San Francisco alla ricerca degli alberi maestosi dell’Eliza J, la nave del capitano Peter Reinders, l’uomo buono e gentile che da Liverpool l’aveva condotta negli Stati Uniti. Durante gli anni trascorsi a New York, Grace era stata sul punto di cedere alla proposta di matrimonio del capitano. Ma i sentimenti per Morgan McDonagh, il suo secondo marito sposato in segreto all’alba di una nebbiosa giornata irlandese e sparito per sempre pochi istanti dopo, l’avevano dissuasa dal farlo. Senza prospettive e con due bambini di cui prendersi cura, Grace è ora decisa ad acconsentire al matrimonio. Il capitano Reinders, però, ha levato le vele da tempo e nessuno sa quando farà ritorno a San Francisco. Sola, in una città sconosciuta e popolata di bande malavitose, soldati disillusi e giocatori d’azzardo professionisti, Grace è costretta a condividere la misera vita degli immigrati nei bassifondi della città: corpi sudici ammassati in stanze minuscole e buie. La giovane irlandese non cede, tuttavia, allo sconforto, e si mette alacremente alla ricerca di qualche famiglia cristiana e di così buon cuore da affittarle un alloggio decente per tirare avanti fino a quando non troverà un impiego. A salvare lei e i suoi figli da un oscuro destino è il provvidenziale intervento del dottor Wakefield, uno dei medici più influenti della città, che offre alla donna un lavoro da cuoca nella sua tenuta sulla collina. Gracelin accetta, ignara della intricata rete di ricatti e tradimenti in cui, suo malgrado, si troverà invischiata. Ignara, soprattutto, del fatto che Morgan McDonagh è non soltanto ancora vivo, ma pienamente determinato a trovare il modo di raggiungerla…

Gracelin è una giovane donna, irlandese, costretta fuggire dal suo paese, e a trovare una vita nuova e migliore in America; risoluta, bellissima, generosa e determinata, Grace è una donna che combatte e morde la vita, non cede di un passo alle sofferenze e alle umiliazioni, si sa rialzare e sorridere, tutto per il bene dei suoi due figli, Mary Kate e Jack. Nati da due padri diversi, frutto di due amori totalmente differenti, conosciamo i figli di Grace che per certi versi somigliano alla madre caratterialmente, stoici ed ostinati a vivere, a prosperare, nonostante le intemperie e le avversità. I tre sono appena arrivati a San Francisco ma purtroppo Mary Kate è molto ammalata e grazie all’aiuto di sorella Joseph, la famigliola riesce ad arrivare al dottor Wakefield, che si affeziona agli irlandesi, riesce a salvare la vita della fanciulla e offre una soluzione onorevole a Grace, un lavoro ed una casa per lei e i suoi figli. Infatti, Grace è approdata a San Francisco decisa a ricongiungersi con il capitano Reinders, decisa ad accettare di diventare sua moglie; i due si sono conosciuti in occasione di un lungo viaggio per mare e si sono innamorati ma, le sorti del destino sono state a loro avverse e lo saranno ancora, in quanto al momento dell’arrivo di Grace, Peter Reinders è in mare, malato di malaria. Questo darà modo a Grace di insediarsi come cuoca dal dottor Wakefield e da sua sorella, Abigail, malata, nello spirito e nell’animo; l’indole di Grace non le permetterà di sorvolare sui gravi episodi ai danni di Abigail, e si troverà ad indagare sul suo stato psicofisico. Nulla sfugge all’occhio attento di Grace, e tantomeno al suo cuore. Coinvolta in una rete di segreti e bugie, in un complicato puzzle che prevede incastri incredibili, Grace si troverà al centro di una trama fitta di storie.

Ecco, le storie sono la colonna portante di questo romanzo collettivo che descrive con attenzione e intensità il periodo storico-culturale in cui è ambientato. E’ l’America della corsa dell’oro, ma più di tutto, è l’America delle ondate migratorie da Cina, Europa, Messico. E’ una nazione giovane, dedita alla schiavitù, piena di pregiudizi e discriminazioni razziali. Grace è irlandese, vedova – apparentemente due volte – , con due figli naturali figli di due padri differenti e un figlio adottivo: il rischio di essere nuovamente emarginata e vessata è reale e tangibile, ma la fortuna sembra strizzarle l’occhio proprio tramite l’incontro con il dottor Wakefield. Ma, anche in questo caso, Grace non è una donna incline a fingere di non vedere e sentire, anzi, reagisce con rabbia e collera ai discorsi tremendamente discriminatori che fa il dottore, la sua stessa servitù nella figura della terribile Hopkins, e tutto il ceto medio-borghese. Sono anni in cui nel Sud degli Stati Uniti è “consuetudine” avere schiavi di colore, considerati alla stregua di animali, incapaci di poter ragionare per il colore della loro pelle. Teorie ed affermazioni forti, che provocano emozioni nel lettore, e lo invitano, tacitamente, a riflettere sulla condizione attuale del nostro mondo.

Il romanzo è narrato in terza persona ed ha un taglio corale, permettendoci di seguire le vicende di Grace, di Morgan, suo secondo marito, eroe irlandese e considerato da tutti morto, di Sean, fratello di Grace e migliore amico di Morgan, prostrato dall’aver compiuto scelte discutibili. L’intrecciarsi di queste trame ci permette di osservare e immergerci in contesti differenti, partendo dal Canada dove riprende il viaggio di Morgan, dall’Utah da cui riparte Sean, fino a convergere a San Francisco e al momento culmine della storia in cui i tre si ritroveranno. Non solo, seguiamo le avventure per mare di Reinders, e la situazione politica dell’Irlanda tramite le sorelle rimaste in vita di Morgan; inoltre, l’autrice rievoca accadimenti del passato che tante cicatrici e lividi hanno lasciato sul corpo e nel cuore dei nostri protagonisti. Tutti i vari personaggi che si incontrano contribuiscono a rendere chiara al lettore la situazione di un’America in evoluzione e in transizione, di seguire quella prima generazione di figli di emigrati nati sul suolo americano, una tematica tanto cara al 1850, eppure tremendamente attuale anche oggi.

Il romanzo affronta con eleganza e accuratezza i fatti storici, ricostruendo un tessuto sociale dettagliato, in cui il lettore non fa fatica a muoversi; guerra, lotte sociali, flussi migratori, tanti i temi trattati, che toccano l’animo del lettore. Grace e i suoi cari hanno dovuto lasciare la loro terra, senza poter portare con loro quasi nulla, non che gli fosse rimasto molto, e devono, loro malgrado, adattarsi perchè non hanno scelta: vivere o morire. I loro affetti, quasi tutti andati perduti, restano vivi nella loro memoria che è fatta di odori e profumi, di sapori e di lettere ingiallite; così Grace ritrova nella cucina quel legame antico e vivido con la tradizione irlandese, e tramite essa, si sente più a casa. Ma è stanca: è giovane, ma ne ha vissute tante, e il suo cuore è lacerato dalla sofferenza, dalle perdite. Chiude gli occhi e rivive il passato, il suo grande amore perso, le rinunce che ha fatto, i sacrifici, gli amati che ha sepolto; e poi, riapre gli occhi e sa che deve lottare per chi c’è ancora. Esiste uno spiraglio per se stessa? Può davvero concedersi ancora il lusso di sognare, di sperare, di non sentirsi sola? Ho trovato di un’intensità commovente alcuni passaggi che la riguardano: quel suo corpo che si sta lentamente riprendendo e che desidera essere toccato, desidera condividere lo spazio di un abbraccio per non essere più solo.

Nonostante sia il terzo romanzo di una trilogia, l’autrice riesce comunque a stupire e catturare il suo lettore, coinvolgendolo in una storia famigliare che è storia di un popolo, ma, in fondo, storia dell’umanità, con i suoi archetipi e i suoi cicli destinati a riproporsi. Indipendenza e autonomia, per tutti, uomini e donne; libertà e possibilità di autodeterminarsi, concetti che si tende a dare per assodati ma che non lo sono stati in passato, e non lo sono per alcuni anche ora. Oltre alle tematiche legate all’integrazione, la religione è cardine del romanzo, e ci viene presentata da diversi punti di vista, dai nuovi mormoni, alla fede cristiana di Grace e degli irlandesi, che affidando problemi e desideri alle preghiere.

Non puoi tenere il tuo cuore sotto chiave, e sei forte abbastanza da amare qualcuno con tutta te stessa.

Con uno stile pienamente coerente con il genere di riferimento, l’autrice, dopo mille peripezie e qualche lacrima, ci dona un finale commovente, decisamente positivo, che compensa le brutture e le difficoltà che i protagonisti hanno vissuti. Ci lascia con la speranza ed il desiderio che altre storie, in ogni latitudine possibile, possano concludersi come quella della bellissima e impavida Grace, irlandese-americana.

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