Memorie di Taenelies I- I Soli di Artchana

Memorie di Taenelies I- I Soli di Artchana

Buongiorno lettori! Oggi vi parlo del romanzo fantasy “Memorie di Taenelis I- I soli di Artchana“, scritto da Giulia Coppa (che ringrazio per l’invio della copia) ed Eric Rossetti, edito da Europa Edizioni.

TRAMA

Nel continente di Taenelies i regni di Artchan e Tiresia sembrano aver trovato un equilibrio dopo secoli di conflitti, trasformazioni e cambiamenti. Una pace delicata, sorta sui cocci della guerra, viene scossa dalle ombre del passato, dalla Resistenza che, serpeggiante e sempre più pericolosa, ordisce malvagi e misteriosi piani di rivalsa. Il velo di pacifica quotidianità viene strappato da turbolenti accadimenti e a chi toccherà lottare per la vita e il futuro? Il garzone Vian, con Mutt, Dean e Felis, si ritroverà senza patria e parte di una compagnia di mercenari, sul filo della magia e della lealtà. L’unico modo per conoscere il destino di Vian e di coloro che combatteranno per Artchan è immergersi in questo romanzo fantasy pieno di azione ed eroismo, in cui magia, personaggi ambigui e intrighi di potere si scontreranno senza tregua dalla prima all’ultima riga.

Nel mondo di Taenelies è stata combattuta una guerra terribile, che ha visto sangue e morte, e l’uso indiscriminato della magia; un’orfana di nome Artchana, dotata di poteri enormi, aiuterà il mondo a ritrovare il proprio equilibrio. Ma la pace e il benessere che sorgono dopo la fine della violenza sono solo apparenti: nell’ombra, la minaccia della Resistenza incombe e diviene ogni giorno più ingombrante e più vicina. Chi sono i membri di questa Resistenza? Cosa vogliono ottenere? Gli attacchi ai villaggi sono sempre più frequenti e la gente del regno di Artchan (così chiamato in onore della profeta Artchana) ha paura, vive nel terrore. Nella locanda di Mellan, a Toptia, un piccolo villaggio del regno di Artchan, Vian, garzone di bottega, vive la sua vita quotidiana in modo routinario e con un filo di noia: lavora tanto, ha una famiglia tranquilla ed un gruppo di amici con cui trascorrere quel poco di tempo libero che ha. Timido e un po’ goffo, Vian è un ragazzo senza grandi pretese nella vita; legato alla sua famiglia, non sa che la sua esistenza sta per cambiare drasticamente. Nel giorno sacro della celebrazione della dea protettrice Mizar, lui e i suoi tre amici si allontanano dal centro del paese per godere al meglio del suggestivo spettacolo delle lanterne, ma qualcosa o qualcuno, lancia sul resto degli abitanti un incanto. I quattro giovani si ritrovano gli unici superstiti vivi del paese e decidono di scoprire cosa sia accaduto ai loro compaesani; inizia qui per loro un viaggio incredibile e impensabile che li condurrà decisamente lontano dalla loro comfort zone, per affrontare pericoli e intrighi e cercare di riportare a casa tutti sani e salvi. Le loro vicende personali andranno ad intrecciarsi con gli accadimenti politici e sociali del regno: i ragazzi dovranno decidere da che parte stare e a chi credere. Lo sguardo degli autori si concentra in particolare su due di loro, Vian e Dean, mentre Mutt e Felicia, seppur presenti appaiono più marginali rispetto agli altri due ragazzi. Il gruppo, dopo una rocambolesca fuga iniziale, si separa: Felicia, molto malata, verrà affidata alle cure di una donna, Dean andrà a cercare Darren, fratello di Vian e accusato ingiustamente di tradimento, mentre Vian e Mutt, dovranno unirsi a una compagnia di mercenari per guadagnarsi la possibilità di salvare Toptia.

Il focus della narrazione segue, però, anche altri personaggi, come Darren stesso che sta viaggiando con un cacciatore di taglie alquanto particolare, Roy; come il Capitano Luke dell’esercito, prigioniero di Druidi malvagi; come il gruppo dei mercenari e come anche qualche incursione nella mente dei personaggi malvagi, ben delineati. Le dinamiche interne del gruppo dei mercenari mi sono piaciute e le ho trovate molto credibili, pur all’interno di un contesto fantasy: il modo in cui evolve il loro rapporto e coinvolgimento con Vian è d’esempio al ragazzo, e gli serve per guardarsi con occhi diversi, ragionando sulle sue debolezze ma anche sui suoi punti di forza.

Le azioni che perpetrerai d’ora in poi determineranno quello che sarai e come agirai per le scelte future che incontrerai. Tu sei tutto ciò che possiedi. Non ritenere mai i tuoi obbiettivi più importanti di quelli altrui, ognuno ha i suoi mostri e le sue guerre.

Il mondo creato dai due autori è originale: le ambientazioni sono descritte con accuratezza, così come pure le scene di guerra e l’elemento magico, a cui è dedicato ampio spazio. La magia è sempre stata presente nel Regno ma molti personaggi ignorano il loro legame con essa: la scoperta di avere un potere avrà risvolti individuali differenti.

Nella prima parte del romanzo, ho trovato in Vian e Dean la presenza di atteggiamenti contraddittori, quasi come se volessero indossare i panni più adulti rispetto ai propri; certi atteggiamenti potrebbero essere compresi nel contesto di una storia che ai loro occhi si rivela essere sconvolgente. In un parallelismo tra viaggio fisico ed interiore, che ben si adatta al genere di riferimento, i protagonisti scendono nei propri abissi personali: il viaggio segna quel passaggio evolutivo tra adolescenza e giovane età adulta.

Vian scoprirà la magia e dovrà imparare a frenare l’impulso, comprensibile, di controllarla immediatamente: il potere magico, la sua origine sconosciuta, attirano il ragazzo ma lo spaventano in egual misura e questo diviene motivo di messa in discussione totale di ciò che è. Attraverso il nuovo e più rapporto maturo con la mercenaria Nova, Vian comprenderà che la sua visione del mondo era ristretta: deve imparare a credere di più in se stesso e combattere con quel senso di inadeguatezza che scopre provare da sempre. Abbandonando i piccoli confini di Toptia, Vian inizia già un percorso che va verso un’apertura ed una crescita: i personaggi che incontra e con cui si relaziona, il dolore e la morte, che vede per la prima volta da vicino, rimetteranno in ordine le sue priorità.

Dean, invece, viaggerà con Evie e Dankyms, una cacciatrice di taglie e un membro dell’esercito, che introdurranno il ragazzo al mondo della magia: anche lui, come l’amico Vian, dovrà affrontare la malvagità del mondo, il peso del tradimento, attingendo a quel coraggio e quella forza che lo portano a difendere l’onore di Darren contro tutto e tutti. Leale ed orgoglioso, Dean rischia tutto pur di difendere l’amico, e arriverà a comprendere che il suo orgoglio diventa ostacolo alla crescita e al riconoscimento di valori importanti. Anche questo gruppo sta cercando Darren, ma ben presto i componenti si renderanno conto che la loro ricerca si estende alla Resistenza e a un potere oscuro che sta muovendo i personaggi come pezzi sulla scacchiera.

La tematica del viaggio inteso come ricerca si lega molto bene al tema dell’eroe, qui nell’accezione del Cavaliere che partecipa all’impresa, e che deve essere degno del titolo; poi, in virtù di ciò, acquista agli occhi degli altri credibilità, in un’ottica decisamente medioevale che permea tutto il romanzo. Mi è piaciuta la figura di Darren, fratello maggiore di Vian: quando, suo malgrado, si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato, viene coinvolto in una serie di eventi che lo porteranno a viaggiare; nel suo viaggio, riscoprirà legami e sensazioni sopite, imparerà a destreggiarsi con la spada, e grazie all’enigmatica figura di Roy, cacciatore di taglie, scoprirà la magia.

L’elemento magico è ben affrontato ed approfondito: nel continente di Taenelies, la magia si lega strettamente alla Natura,e, tra tutti i tipi di magia esistenti, quella più vicina al mondo naturale è la magia Druida, definita selvaggia ed affascinante. Ma per poter sussistere, il Druido deve attingere forza ed energia da una creatura magica, anzi, deve usarne l’essenza; questo rende i Druidi personaggi molto potenti ma anche estremamente pericolosi. E tra i Druidi ve ne è uno che sta agendo indisturbato, il Druido dalle fiamme bianche: nessuno sa chi sia, ma è una figura che sembra legare insieme tutti i personaggi.

Il regno creato dagli autori, oltre ad avere una precisa geografia fisica e politica, ha un suo sistema di valori molto forte e ben radicato nei personaggi: lealtà, cameratismo, onore in battaglia e rispetto dello sconfitto si contrappongono alla magia oscura, al disonore, complotto ed intrigo. I personaggi che ci vengono presentati sono quindi, consapevolmente o meno, inseriti in questo sistema e devono decidono tra bene e male. La lotta tra queste due istanze sta alla base del romanzo, ed è ciò che muove gli attori in scena: luce ed ombra si danno caccia. Tra colpi di scena continui, ambientazioni suggestive, perdita degli amici e tradimenti, vendetta e magia, pietre magiche e polveri di minerali dagli effetti più disparati, creature magiche singolari, gli autori ci narrano una storia che parla di crescita personale e di accettazione di sé: i personaggi si spingono oltre i propri confini per potersi poi, finalmente, ritrovare. Il viaggio, per sua natura, li cambierà, li renderà diversi, più disincanti forse, ma certamente consapevoli della vita. Durante la lettura continuavo a tornare sul concetto di curiosità, che credo sia un altro dei temi e dei motori della storia e che accomuna Vian e Darren, “eroi della curiosità“.

Il lessico e lo stile utilizzati dagli autori sono stati coerenti con il genere a cui il romanzo appartiene: ammetto che mi sarebbe piaciuta una maggior immersione nella dimensione emozionale dei personaggi, scandagliare ancor di più i loro pensieri e i loro animi, per conoscerli nella loro interezza.

Mi ha colpita il modo in cui viene affrontato il tema della religione e della fede nel romanzo, in particolare nel passaggio in cui il mercenario Dankyms fornisce a Darren una sua interpretazione sulle religioni, sugli dei e sul concetto di bene. Il romanzo si fa portavoce di messaggi e riflessioni interessanti: quanto conta l’onore? che peso diamo alla vendetta? cosa siamo disposti a sacrificare per amore? L’epilogo rimette in discussione teorie ed ipotesi del lettore ed apre ad un nuovo capitolo della storia.

Secondo me lo scopo, il senso di un individuo risiede nella ricerca e nella comprensione del giusto posto in questo mondo.

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