Le torri di Kelt

Le torri di Kelt

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo Le torri di Kelt – Magia e potere, scritto da Walter Coccarelli ed edito da I.D.E.A. (Immagina Di Essere Altro), che ringrazio per l’invio della copia cartacea.

TRAMA
Sotto la volta di Caerlwenna le torri e i loro maghi governano il mondo dalla fine dell’ultima guerra.
Durante quel sanguinario conflitto i popoli liberi del sud sembrarono sull’orlo dell’estinzione, fin quando un
misterioso evento non fece arretrare le forze del male.
A diciotto anni di distanza, Jeren Roll, vecchio capitano della guardia reale, e suo figlio Akenor seguiranno i
passi delle Stelle fino a scoprire insospettabili verità. «Noi facciamo sempre gli stessi errori. L’uomo dimentica il suo passato, ciò che è stato il bene e quel che ha
generato il male; crede che il suolo dove posa i piedi sia il centro dell’universo e della storia del mondo, che
il suo braccio, armato di spada, possa sfidare il futuro; dimentica il passato senza tenerne conto.[…]»


Una grande e sanguinosa guerra ha imperato nella Terra di Kelt, ma troppo rapidamente la battaglia è divenuta storia, memoria, ricordo, passato. In pochi serbano nel cuore e nella mente, le ferite di quello scontro di cui nessuno parla, e quelle creature, quel potere oscuro sembrano essere diventate una favola per spaventare i bambini, e non un comune passato affrontato con perdita e sacrificio.

Dopo circa 18 anni dalla fine della guerra, il Capitano della Guardia Reale delle Terre del Sud, Jeren Roll, vive con suo figlio in un villaggio: sono lontani gli scontri e le vicende vissute, che Jeren sembra conservare nella mente ma non voler condividere con nessuno. Questo non lo rende un personaggio ombroso o malevolo, ma è evidente che aver chiuso sotto chiave una parte così grossa ed importante della propria esistenza abbia provocato dei cambiamenti nell’uomo, meno incline a raccontare la sua storia, intrecciata inevitabilmente con quella della guerra. Cosa si cela nel pensiero di Jeren è qualcosa che anche il figlio, Akenor, ed il lettore, si chiederà per lungo tempo: Jeren ha un segreto, che pesa sulla sua coscienza, lo grava, lo appesantisce e lo incupisce al punto da rinunciare ad una battuta di caccia con il figlio e con i suoi due fedeli amici, Bool e la bellissima Jasweel. Evento praticamente incredibile, ma qualcosa trattiene Jeren. Anche il figlio è turbato da strane ed indefinibili sensazioni di disagio, premonizioni di futuri imprevisti, che si riveleranno essere corrette quando, all’inseguimento di un cinghiale, lui e Jasweel si troveranno coinvolti in qualcosa che cambierà per sempre la loro vita. Quasi come se il destino fosse in agguato nel profondo della foresta, conosceranno demoni terribili e malvagi, figure nere dai contorni sfumati ma impregnate di paura e terrore, comandate, così sembra, dal mostruoso demone Ardoch, il quale non incrocia il cammino dei due ragazzi per caso: cerca proprio Akenor, e gli parla di un lato oscuro, di un destino già tracciato, e soprattutto prova a ledere la fiducia quasi incondizionata che lui ha per il padre. Ritornati a casa, scossi e impensieriti, i ragazzi verranno accolti da Jeren, che sembra quasi sapere del loro arrivo anticipato e che, ascoltando il loro racconto, conferma sospetti e paure; sono sotto attacco, troppo a lungo si è dimenticato e ora orde di ugroth sono alla loro ricerca. Ancora non è chiaro ad Akenor cosa possa avere a che fare lui con questa storia … a meno che, non sia dovuto al suo sangue elfico per parte materna. Una madre, quella di Akenor, scomparsa da tanto tempo ma fermamente presente nel cuore del padre, che non l’ha mai dimenticata. Jeren inizia a mettere insieme vari tasselli, guidato da una misteriosa pietra che porta al collo e da cui non si stacca mai; il gruppetto, insieme con l’elfo Ghedilyon e la sua potente spada dai poteri incredibili, affronta un viaggio fisico ed interiore che li metterà di fronte a insidie reali, a battaglie e scontri epici, ma soprattutto porterà Akenor e i suoi amici a scoprire verità impensabili e segreti sepolti dal tempo. Il nemico è potente ma teme proprio Akenor: starà a lui, e al lettore, scoprire perché ciò accade. Chi è davvero Akenor?

L’autore costruisce un mondo affascinante, dominato da quei concetti che rende subito chiari, fin dal titolo del romanzo stesso: Magia e Potere, regolano, manipolano, guidano le gesta, offuscano i cuori, dei personaggi. La magia è legata alle Stelle e alle Torri, orientate al bene o al male; in particolare, Aperion è considerata la stella legata al potere oscuro ed è legata alla Torre Nera, mentre Anvenior rappresenta il bene per eccellenza ed è legata alla Torre Bianca. E’ chiaro come anche in questa contrapposizione tra Bianco/Nero si possa già leggere la dualità insita nel mondo di Kelt: e la dinamica tra bene e male, qui spesso declinata nella forma luce/ombra, imperversa in tutto il romanzo. Il male vuole corrompere, manipolare le esperienze sensoriali dei protagonisti, confondendone emozioni e sentimenti; ma è la luce del bene a guidare i loro cuori. Emblematico il potere dell’elfo, o meglio, della sua spada, portatrice di luce e capace di eliminare l’ombra. La magia proviene dalle Sei stelle principali: Reledios, la Torre Azzurra, si è schierata con Aperion ed il suo mago ha scelto il male che ora, come una malattia, mira ad infettare e ad espandersi su tutte le terre. Jeren sa di doversi recare lì, nel cuore della Torre Azzurra per trovare le risposte che cerca; quello che non sa, è che lo aspetta un lungo viaggio attraverso non solo la geografia delle sue terre ma soprattutto un viaggio nel suo passato, fonte di dolore e di ferite aperte, come quelle che riguardano il suo ruolo come Capitano e come marito. Cosa è accaduto, davvero, durante la guerra? La magia è legata non solo alle Stelle ma anche alle pietre: esiste una connessione tra loro e Akenor? L’invasione è prossima: le Torri si stanno schierando, l’equilibrio alterato. Resta solo la speranza …

Ogni essere, per quanto luminoso, ha un’ombra nera che lo segue e non lo lascia mai, se non quando il buio stesso lo avvolge.

L’altra grande tematica affrontata nel romanzo è quella del destino: i nostri protagonisti vanno alla ricerca di risposte, affrontando sfide apparentemente impossibili da vincere, ma soprattutto, sono alla ricerca di un loro scopo nella vita e nel mondo. Akenor stesso si presenta all’inizio del romanzo con questo tarlo nella mente: chi sono io? qual è il mio ruolo? il mio posto nel mondo? Lui e i suoi due amici, coetanei, incarnano proprio il momento di vita che affrontano, pieno di dubbi e di incertezze circa il proprio futuro; diciamo che la scoperta di questa sorta di missione da fronteggiare, all’inizio li spaventa, com’è giusto che sia, ma li unisce anche. Insieme devono vivere un’avventura, sperando di uscirne vivi; è comunque un modo di trovare una propria finalità. Al loro atteggiamento, si contrappone il bagaglio dell’esperienza dell’enigmatico e potente elfo e, soprattutto, di Jeren; è costretto a rivelare qualcosa del suo passato, e a lasciare il peso della responsabilità al figlio, in una sorta di passaggio di testimone che si può leggere come una validazione alla crescita. Come a dire: adesso vai, adesso sei grande. E il legame padre- figlio è qualcosa che nel romanzo viene trattato ed approfondito davvero tanto: entrambi devono compiere il faticoso e, spesso, doloroso, processo di separazione- individuazione. Akenor comprenderà anche i limiti del padre, la sua fallacia che lo rende umano, che lo rende come lui; nel corso del romanzo, infatti, passa da una fiducia cieca nei confronti del padre, al dubbio ( che non sfocia mai nell’arroganza, però), com’è doveroso che sia nel rapporto tra genitore e figlio. Questo è uno degli aspetti che più ho apprezzato del romanzo: l’autore ha una accurata conoscenza della psiche umana, ed è riuscito ad inserire in un contesto francamente fantasy tematiche molto umane, reali, e condivisibili da tanti lettori. Il suo stile è descrittivo e ci guida passo passo nella storia: in accordo al genere di riferimento, i protagonisti vivono per tutto il romanzo grandi momenti di suspence, battaglie, ostacoli, e piccoli momenti di raccoglimento durante i quali, spesso, vengono rivelate verità taciute.

E al destino è intimamente legato anche l’elfo Ghedilyon che viaggia con la compagnia a cui salva più volte la vita: la sua è una missione a cui non può opporsi, proprio come quella di Ardoch. L’elfo ha in sé un retaggio primitivo e primordiale, ed è vincolato alla sua spada, che si nutre del male del mondo; ancora una volta, c’è una contrapposizione negli atteggiamenti dei due, se Ardoch prova gioia nel dare morte e distruggere, nel seguire il proprio destino, Ghedilyon ne è rattristato. Eppure, nessuno dei due può scampare ad esso.

E la tematica del destino si attorciglia a quella dell’amore, forza primigenia che muove le vite anche sulla scacchiera di Kelt: c’è amore tra Jeren e sua moglie, Goldwinne, un amore puro tra la madre e suo figlio Akenor, destinato a grandi cose. C’è amore tra Akenor e la sua fidata guerriera Jasweel, uno dei miei personaggi preferiti, sempre pronta a difendere e proteggere coloro che ama, anche a costo di sacrificare se stessa. L’amore è la forza che si contrappone al male, e anche qui, questa massima non fa eccezione. Declinato in tante e diverse forme, c’è amore.

Per amore si muore, per odio si uccide.

Con un linguaggio elegante e raffinato, l’autore dimostra una notevole attitudine sia all’azione che all’introspezione, oltre che alla creazione di una trama coerente e piena di colpi di scena.

Il seme del destino è stato piantato, e viene inteso qui non solo come fato ma anche come il compito di trovare la propria identità, accettando parti oscure e parti luminose, da cui tutti siamo composti. Ecco, allora, è questo il compito di Akenor, scendere negli abissi di se stesso per riconoscersi.

Tu lo conosci il “tuo” buio?

Questa è la frase, tra le tante che mi hanno colpito, ad essermi rimasta nel cuore e nella mente anche dopo l’ultima pagina, l’eredità di questo libro e di questa storia, il fulcro di tutto: la capacità di guardarsi dentro ed accettarsi.

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