Europa. La meglio gioventù

Europa. La meglio gioventù

Buongiorno lettori! Oggi vi parlo del libro Europa. La meglio gioventù scritto da Edoardo Pigna ed edito da Neri Pozza, che ringrazio per la copia cartacea.

TRAMA

Questo è un viaggio dentro l’Europa e dentro i giovani europei – dentro i loro sogni, i loro timori, il loro vivere senza confini – partito dal desiderio di vedere e capire che cosa sta cambiando. È diventato l’autentico incontro con una generazione. Nei pub, nelle scuole e nelle università, sui mezzi pubblici, nei parchi urbani, in discoteca, nelle feste private, sul lavoro. Dieci città – Berlino, Riga, Siviglia, Dublino, Copenhagen, Atene, Praga, Varsavia, Stoccolma, Strasburgo. Dieci parole chiave, una per ogni città: Street, Indipendenza, Misura, Talento, Felicità, Cambiamento, Arrangiarsi, Condivisione, Tecnologia, Apertura. Un migliaio di giovani intervistati fra i quindici e i trentacinque anni: la studentessa italiana che a Strasburgo ha vinto una gara di retorica in francese, il ventenne dublinese che organizza la vita e il lavoro degli startupper, il violinista praghese che sogna in grande suonando sul Ponte Carlo, il graffitaro ateniese che vuole lasciare il segno sui muri della città, la lobbista berlinese che vende sciarpe e cappelli fatti da lei nei mercatini di strada… Ne emerge il ritratto di una gioventù europea piena di talento che, nonostante tutto, crede fermamente in un futuro senza limiti né barriere.

L’autore ci guida in un viaggio che non vuole farsi, come lui stesso sostiene, né trattato sociologico né mera indagine statistica ma nasce dall’esigenza di incontrare e di disegnare una gioventù che ha qualcosa da dire. Così, in un percorso che vede coinvolte dieci città europee, volutamente non metropoli quali Parigi e Londra in cui lo sguardo dei giovani sarebbe offuscato da una serie di problematiche insite nelle caratteristiche proprie di una metropoli appunto, l’autore incontra i giovani nel loro habitat. Già il fatto che abbia “dilatato” l’età degli intervistati sino ai 35 anni, fa comprendere un’attenzione ed un’apertura notevole ai fenomeni che attualmente coinvolgono la nostra società: tale ampliamento risponde ad una serie di eventi, fattori e dinamiche che hanno portato anche i trentenni ad abitare quella casella che appartiene ai giovani. Dall’incontro con i giovani europei, l’autore ha estrapolato una serie di parole che ha abbinato, non in modo casuale, alle città visitate: ne viene fuori un vocabolario nuovo, indicativo della situazione attuale che ci deve toccare e riguardare in quanto giovani, ed europei. La fotografia che ne risulta è quella di una generazione definita dall’autore “generazione desiderio“, che vive dei propri sogni e desidera che non diventino solo speranze ma realtà concrete; una generazione che crede e che lotta, una generazione di talento e talenti. Certo, l’autore non ci sta dicendo che tutto è roseo, ma ci sta facendo vedere che qualcosa di buono c’è, a fronte di una società che vorrebbe la generazione giovanile come dedita solo al divertimento e all’ignoranza. Seguendolo nel suo viaggio, scopriamo realtà lontane dalla nostra, dalla Berlino con la sua Street art, music e food, alla Siviglia con i suoi giovani in Erasmus; culture e mondi che premono per emergere e trovare una loro dimensione. I giovani ritratti appaiono consapevoli, fin troppo forse, dei propri limiti e delle oggettive difficoltà che si incontrano un po’ ovunque nel mondo. Mi ha colpito molto lo spaccato su Riga, in Lituania, una delle città europee maggiormente esposte al rischio di una grande fuga. Dice l’autore: “Il desiderio di indipendenza può arrivare fino all’auto- dissoluzione“. Pensieri che fanno riflettere.

Il testo è un inno alla vitalità e alla creatività dei giovani, porta alla luce esempi positivi di chi ce l’ha fatta o di chi ce la sta mettendo tutta per provarci almeno; è un brulicante volteggiare di storie che si muovono, di fughe per la libertà e per il talento, quello autentico. Ed è anche ricerca di se stessi, di andare oltre i propri limiti, mettersi in gioco e conoscere gente diversa: fondamentale per mantenere una mente aperta e … giovane.

La generazione del desiderio è una generazione che affronta anche demoni e fantasmi: dal desiderio di indipendenza, economica, politica e culturale, all’accettazione dei diritti degli omosessuali e dei transgender; è una generazione che si divide tra chi si indigna e lotta, e chi si indigna e poltrisce. L’autore ci mostra entrambe le realtà, senza giudizio.

Mi ha profondamente colpita il capitolo su Atene, città che amo e che associo alla cultura, alla tradizione e al mito ellenico : le pagine dedicate a questa città sono intrise di cinismo e disillusione da parte dei giovani che vivono sperando in poco, credendo in ancora meno.

Un libro che andrebbe letto dai giovani, sicuramente, spaesati e disorientati di fronte al futuro che agita e scatena paure; ma andrebbe letto anche dagli adulti, da chi è pieno di pregiudizi nei confronti di una generazione di cui non comprende sogni e aspirazioni. Il lavoro dell’autore ci porta anche a riflettere sull’esistenza di un linguaggio condiviso e condivisibile: le parole che ha usato per descrivere la “meglio gioventù”, emerse nel dialogo attivo coi giovani europei, possono diventare terreno comune di comprensione a patto che si sia tutti d’accordo sul significato da attribuire loro. Giovani e non.

Ho apprezzato che il capitolo finale venisse dedicato a Strasburgo e alla parola Apertura: un messaggio intenso che deve arrivare a tutti, oggi più che mai.

In fondo è davvero tutto qui: basterebbe che chi ci crede si rendesse conto che nulla è scontato. Che anche in tempo di pace ci si deve battere per la pace.

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