Hypnos

Hypnos

Buon pomeriggio, lettori! Oggi vi parlo del romanzo di genere giallo storico “Hypnos” scritto da Gino Saladini e Vincenzo Mastronardi ed edito da Sonzogno Editori, che ringrazio per la copia.

TRAMA

Nella Vienna di fine Ottocento, dove l’ipnosi può curare o uccidere, un giovane Sigmund Freud rischia la sua carriera di alienista trattando le isteriche attraverso sedute ipnotiche ispirate al lavoro del francese Charcot, e inimicandosi così l’intera Società viennese di medicina. Intanto due gemelli dalla bellezza conturbante, Friederich e Sabine Schwarz – lui commissario di polizia e lei malata d’isteria curata da Freud -, alimentano i pensieri morbosi dei viennesi e di un inafferrabile assassino. Friederich Schwarz viene incaricato di svolgere un’indagine coperta dal segreto di stato sugli omicidi di alcune prostitute, allestiti come se fossero macabre scene ispirate alla mitologia dell’antica Grecia. Tutto è legato, in qualche modo, all’uccisione – avvenuta a Mayerling – del principe Rodolfo d’Asburgo, figlio dell’imperatore Francesco Giuseppe e dell’imperatrice Sissi, e al misterioso agente segreto dell’Evidenzbureau chiamato Hypnos. Di fronte a un caso che non ha eguali nella storia criminale austriaca, Schwarz decide di disobbedire agli ordini ricevuti e di portare avanti la sua indagine chiedendo aiuto al dottor Freud per comprendere le motivazioni dell’assassino. Mistero dopo mistero, la storia condurrà nei luoghi più oscuri dell’anima di tutti i protagonisti.

La forma è sostanza, così dice Freud all’amico e collega Breuer, medico viennese ed esperto di ipnosi, citando sua madre e quel sostrato culturale che si agita nella società viennese di fine Ottocento, attenta alla forma al punto da farla diventare fondamentale, più che la sostanza.

Il trentatreenne Freud è ritratto qui in modo romanzato e in una dimensione intima ed umana, nei suoi dubbi professionali e nelle sue passioni. Freud diventa allora Sig, medico con pochi pazienti, sminuito nella comunità scientifica dal luminare della vecchia scuola di medicina viennese, tacciato di essere alla stregua di un ciarlatano; Freud si sta approcciando all’ipnosi, è appena tornato dal viaggio a Parigi che lo ha arricchito, grazie alla conoscenza del celebre Charcot. Le sue competenze in ambito medico verranno enormemente ampliate in questo viaggio: preoccupato di comprendere cosa porti al manifestarsi di sintomi, più che alla loro semplice risoluzione, ancora non sa che sta per fare la storia, che la sua mente sta partorendo il metodo psicoanalitico: qualcosa che prima di lui non c’ era e dopo diviene il faro, il riferimento per chiunque in ogni parte del mondo si voglia approcciare allo studio della mente umana.

Nella borghese e nazionalista Austria, Freud è personaggio di rottura, lui, che scava, che studia e si confronta con i francesi bistrattati dai suoi connazionali, scardina dogmi destinati a crollare: si propone come l’alternativa, cura le donne che all’ epoca sono ancora relegate al focolare. Certo, rispetto alla conceziona moderna, molto ancora andrà fatto a partire dai suoi studi, ma è innegabile il contributo enorme che ha dato al pensiero scientifico e non. Una delle cose che colpisce del romanzo è proprio l’atmosfera cosmopolita ed elegante della città e dei suoi abitanti: calata pienamente nell’epoca, gli autori ci mostrano luci ed ombre di un periodo storico e di una capitale europea attiva dal punto di vista culturale ed intellettuale. Penso, ad esempio, al commissario della Polizia Imperiale, che ricorda il viaggio in Grecia, intrapreso assieme all’amico di suo padre, l’archelogo Schliemann che ha scoperto le famigerate rovine di Troia, e le cui reminiscenze della filosofia e del modus vivendi dell’Antica Grecia continuano a ritornare nei suoi pensieri, nei suoi momenti di riflessione personale sulla natura umana, così analizzata in questo romanzo, così ritratta nella sua lotta costante tra Eros e Thanatos da rendere quasi necessario il tributo alla Tragedia greca, alla cultura e al mito ellenico.

E’ presente, allora, Afrodite: la bellezza, la sensualità e la sessualità,ben compartimentalizzate nel corpo e nello spirito dei viennesi che amano il bello e il piacere ma solo se ben lontano dalle asfittiche morali coniugali. Ogni personaggio si muove, “gioca” sul confine tra apollineo e dionisiaco, e così fa la città stessa: ad esempio, l’Olimpo presta il nome al più elegante e lussuoso bordello cittadino, dove tra letti a baldacchino e reperti archeologici, pulsa anche il desiderio sessuale oscuro e perverso, che pure lì trova spazio e forma. E quale potrebbe essere il luogo deputato alle “bassezze” sessuali, se non la cantina, umida e lontana?

Citata più volte nel romanzo, è per proteggere la “ragion di stato” che alcuni personaggi, simili a pezzi di una scacchiera più grande di loro, vengono convocati, chiamati a risolvere il primo caso di omicidio che ha come vittima il figlio dell’Imperatore Francesco Giuseppe. Tale fatto criminoso sembrerà dare inizio ad una stagione di omicidi: ma esiste un collegamento tra queste morti? E quale potrebbe essere, considerato il rango del Principe, trovato assassinato brutalmente?

Gli autori hanno saputo coniugare bene le reciproche competenze, rendendo il romanzo fluido e accattivante, affascinante come le pazienti isteriche di Freud e le strade di Vienna. La violenza è descritta in modo netto e chiaro, con uno sguardo analizzatore e razionale, come compiace alla mentalità dell’epoca e allo sguardo di chi ritrova i cadaveri. L’utilizzo poi di un tempo presente per raccontare il narrato, incalza il lettore e suggestiona.

I personaggi in scena vengono a vario titolo coinvolti in una “concatenazione di eventi” che getta luci ed ombre sull’Impero, sui servizi segreti e sullo spionaggio; tutte le storie narrate hanno come filo conduttore una sorta di carnalità voluttuosa, di libido, per dirla in termini freudiani. Di fronte ad un’ ipocrisia perbenista, c’è tutto un mondo sotterraneo che si muove alla ricerca di quel piacere, croce e delizia dell’animo umano. L’analisi della società e degli animi umani è condotta da due penne mature e sapienti che guidano il lettore nel torbido di un eros che viene quasi spiato dal lettore; quasi come se il lettore stesso si intrufolasse nelle vite altrui, spettatore disincantato della storia. Grazie ad uno stile preciso, pulito e diretto, all’utilizzo di frasi brevi, con un linguaggio quasi da film, e gli autori, come due registi, incalzano, affascinano il lettore, mi spingerei a dire: lo seducono. Il risultato è un romanzo intenso, elegante e raffinato, che appaga i sensi di chi lo legge.

L’inquietudine è un tratto che caratterizza molti dei personaggi presenti in scena: il loro sguardo verso il mondo è tagliente e cinico, tant’è che spesso i loro pensieri vanno nella direzione della filosofia di Nietzsche con il suo “oltreuomo”. Mi colpisce una frase che dice Hypnos stesso, rivolta ai suoi concittadini che vengono definiti “il gregge ottuso degli esseri umani”. Ecco, gli autori hanno saputo dosare tratti patologici nei temperamenti dei protagonisti: dalla paranoia, all’ambiguità sessuale, alla manipolazione e al narcisismo.

“Vienna è fatta di statue di madonne e di corpi di puttane … Vienna è sesso e morte”

Su questo sfondo, decadente ma ancora voluttuoso, gli autori raccontano una serie di delitti efferati, dove violenza e sadismo si mescolano all’esposizione narcisistica di chi gode nel dominare e nell’avere potere sull’altro; parallelamente, vengono seguiti gli approcci metodologici di Freud al metodo dell’ipnosi, strumento usato anche dal misterioso Hypnos. Chi è? Cosa vuole? Scoprirlo è la missione del bel commissario che tanto fa discutere la Vienna perbenista per il rapporto particolare, simbiotico, con l’ altrettanto fascinosa sorella gemella Sabine. I due, come novelli Artemide e Apollo, fanno discutere, generano pettegolezzo e bramare lussuriosa in chi li guarda. Sabine, dal canto suo, sin da ragazza, ha ricevuto la diagnosi di isteria, finchè la sua strada incrocia quella di Sigmund Freud … ma non solo.

Tra personaggi realmente esistiti e riferimenti culturali forti, gli autori ci invitano a scendere negli abissi umani per narrare una storia di perversione e di dolore.

Ci sono luoghi dell’anima dov’è meglio non far giungere una persona che soffre. Ci sono fantasmi interiori che non dobbiamo risvegliare.

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