Fiori dalla cenere

Fiori dalla cenere

Buongiorno lettori! Oggi vi parlo di questo romanzo emozionante, scritto da Kate Quinn ed edito da Editrice Nord, che ringrazio per la copia. Fiori dalla cenere: poetico come il profumo dei giacinti, devastante come l’orrore della guerra.

TRAMA

Charlie ha affrontato un lungo viaggio su strade ancora dissestate dai bombardamenti. Ma adesso che è finalmente arrivata davanti a quella casa, esita. Questa è la sua ultima speranza di ritrovare la cugina Rose, scomparsa in Francia sei anni fa, nel 1941. Col cuore in gola, Charlie bussa alla porta. Ad aprire è Eve Gardiner, una donna burbera e piena di rancore, per nulla intenzionata ad aiutarla. Sta per cacciarla via, quando Charlie pronuncia il nome dell’uomo per cui lavorava Rose. E allora lo sguardo di Eve cambia. Perché sono trent’anni che lei cerca quell’uomo. Sono trent’anni che attende la sua vendetta.
Eve viene sempre sottovalutata: è giovane, timida, fin troppo silenziosa. Il giorno del suo arrivo a Lille, nel 1915, con un documento falso e l’entusiasmo dei suoi vent’anni, sembra una delle tante ragazze spinte in città dalla fame, abbastanza graziosa da essere assunta come cameriera, abbastanza insignificante da passare inosservata. Nessuno sospetta che sia una spia inglese, e che capisca perfettamente le conversazioni sussurrate in tedesco dai soldati cui serve da bere. Nessuno fa caso a lei. Tranne il proprietario del locale, un collaborazionista scaltro e spregevole, che vuole aggiungerla alla sua collezione di conquiste. Per Eve, quell’uomo segnerà il suo trionfo e la sua rovina…
Charlie ed Eve sono molto diverse, eppure condividono la stessa determinazione, lo stesso coraggio nel combattere per quello in cui credono. Facendo affidamento l’una sull’altra, intraprenderanno un cammino costellato di pericoli e di segreti, perché la fine della guerra non significa per forza l’inizio della pace. Ma solo scoprendo la verità saranno finalmente libere dai fantasmi del passato e pronte a guardare al futuro.

Ho letto questo romanzo alternando momenti in cui dovevo sapere, in cui le pagine sfumavano tra le mie dita, e momenti in cui avevo bisogno di fermarmi, prendere una pausa, un momento di riflessione non solo per tutto ciò che l’autrice riporta, seppure in modo romanzato, circa le due Guerre, ma, soprattutto, per elaborare il non detto, quello che si intravede tra le righe e che arriva al lettore, diretto e potente. Due donne, in primo piano, ma in realtà il romanzo è popolato da figure femminili; due archi narrativi che si tendono per gran parte del romanzo sino ad incontrarsi e “riappacificarsi“, per raccontare un 1947 che cambierà per sempre le loro vite.

Charlotte, detta Charlie, è figlia di una nuova borghesia americana, una yankee come verrà spesso chiamata dall’altra protagonista del romanzo: giovanissima, brillante ed intelligente, abile a fare i calcoli a mente, si ritrova in Inghilterra in viaggio con sua madre. Quello che dalla donna, di origini francesi e molto legata a tutto ciò che è “immagine“, viene definito un viaggio di piacere, ha come meta una clinica Svizzera per risolvere il “Problemino” di Charlie, che è incinta. La ragazza, però, ha altri piani per il suo viaggio: andare alla ricerca della cugina Rose, scomparsa in Francia in tempo di guerra. Charlie contravviene ad ogni regola e si avventura, da sola ed in un’epoca in cui le donne da sole non viaggiano; va a Londra a cercare un nome, un unico filo sottilissimo che la lega alla sua Rose, bellissima, amata cugina, di cui nessuno della famiglia sembra interessarsi. La guerra ha devastato tante cose: città, famiglie, persone. E Charlie lo sa bene. La parvenza di normalità è solo tale: ognuno affronta i demoni della guerra come può. Chi si butta nel sesso con la speranza di “sentire” qualcosa, chi si getta alla ricerca del New Look, con Dior e Chanel, chi bacia la gelida canna di una pistola.

Charlie è determinata a seguire le tracce della cugine, irrompe letteralmente a casa di Eve, una vecchia signora dalle mani deformate, che fuma, beve e impreca come un uomo, e le punta una pistola in faccia, minacciandola. Scontrosa, cocciuta, poco incline alla tenerezza, Eve si rivela un osso duro per Charlie ma la ragazza non molla, non può farlo: cercare Rose ha per lei delle implicazioni molto profonde. Non può semplicemente lasciar perdere. Attraverso la ricerca della cugina, Charlie vuole ritrovare se stessa, vuole cercare il perdono – secondo lei – per non esserci stata, per non essere riuscita a proteggere coloro che ama; e, forse, rifugiarsi nel ricordo di un periodo fanciullesco e idilliaco, fantasticare sul futuro da condividere con la cugina, che ai suoi occhi di ragazzina appariva forte e coraggiosa, è un modo per Charlie di rimandare le decisioni che deve prendere sul suo presente. Lasciata da sola dalla madre che non accetta questo suo programma (oltre che contraria a lasciarle tenere il bambino in quanto non “adeguato” ad una ragazza di buona famiglia e non sposata), Charlie non ha che Eve e il suo autista-tuttofare, Finn un affascinante ex-galeotto scozzese con il debole per le macchine e per Charlie. Quando Charlie spiegherà ad Eve il motivo della sua visita, le farà un nome: un fantasma dal passato tornerà nella vita di Eve.

Attraverso il punto di vista di Eve andiamo indietro nel tempo, al 1915: assoldata da un ufficiale inglese che per lei diventerà molto importante, Eve diventa una spia ed entra nella famosa Rete di Alice, con a capo l’incredibile figura di Alice /Louise/ Lili, come preferisce essere chiamata. Lili gestisce una rete di spie e di informazioni che salvano vite e proteggono persone; molte delle sue spie sono donne. Lili, Eve/ Marguerite, Violette: nomi di fiori per donne d’acciaio, che non hanno paura di rischiare il tutto per tutto, per difendere e proteggere il proprio paese. Nessun riconoscimento per loro, che vivono e lavorano nell’ombra, che saggiano l’orrore della guerra in modo diretto, che sono considerate sacrificabili, che si mescolano con i collaboratori, con i traditori, per ottenere informazioni ed essere spine nel fianco dei tedeschi. Con gli occhi delle donne, il lettore si addentra nel clima di una Francia piegata, prostrata, povera, ma che non si vuole spezzare, che non si vuole arrendere. Subiranno di tutto, faranno di tutto.

I capitoli narrati dalla voce in terza persona di Eve permettono di esplorare queste dinamiche: sono pieni di rabbia, di tristezza, di dolore. Ma Eve non demorde: si attacca con le unghie e con i denti al suo scopo, vuole servire, vuole fare bene, vuole essere la migliore. Non ha messo in conto, non poteva farlo, quanto avrebbe perso di se stessa: violata nella sua femminilità, tradita dal suo corpo, Eve subisce una maturazione ed una crescita incredibile nel corso del romanzo. Non nego di essermi emozionata talmente tante volte da aver concluso la lettura con lo sguardo velato: la forza che hanno lei, Lili, Violette e anche Charlie, sono un’ispirazione. Qui c’è solidarietà tra donne, che si spalleggiano, che si proteggono, quando tutto intorno a loro è morte, è disperazione: ridotte a scheletri che camminano, trovano in quei rari momenti di condivisione tra donne, una risata. Condividono le loro esistenze, si mettono a nudo, sfidano il destino. Che donne! E in tutta quella cenere, in tutto quel nero più nero, senza la certezza di un domani, loro esistono, ci sono, trovano il coraggio di fiorire. Di dire al mondo “non m’importa“. Trovano la voglia di desiderare, di sperare, di combattere. La delicatezza sembrerebbe un lusso impossibile eppure Lili è dolce, è un sorriso spontaneo, è un vezzo in francese, è un cappello fuori moda ma che grida al mondo: io non smetto di crederci, potete piegarmi ma mai spezzarmi. Sono spie, sono donne, hanno identità diverse, ma alla sera, in quella casetta, su quel materasso, in quell’abbraccio … sono nude, nude e tremanti di paura.

Cosa unisce la storia di Eve a quella di Charlie? Cosa hanno in comune la bella Rose e la distrutta Marguerite? In un crescendo di rivelazioni e colpi di scena emozionanti, l’autrice ci conduce in una storia di vendetta, di rimpianti e colpe, di passato e presente che si intersecano. Nodi che vanno sciolti, conti che vanno pagati, traditori e tradimenti che vanno svelati. I tasselli della storia trovano il loro posto: il finale, commovente, si fa portavoce di un messaggio di speranza. Ciò che è stato, ciò che ha fatto paura, appartiene al passato. Ora è tempo di futuro, ora è tempo che nascano nuovi fiori nel mondo.

A chi le chiedeva se avesse mai paura, rispondeva scrollando le spalle: «Sì, come tutti. Ma solo dopo che il pericolo è passato. Prima, la paura è un lusso»

L’autrice segue la sua storia in modo egregio: è presente, emozionante e accorata quando necessario; ed è oggettiva, cruda e spietata quando serve. Lascia spazio alle voci delle sue protagoniste che emergono e si stagliano su tutto il resto, vivendo di vita propria: sono reali, sono carta e carne, bucano le pagine e si fondono con i pensieri del lettore. Sono donne concrete che amano, soffrono, ridono, piangono: il lettore con loro sperimenta tutta la gamma di emozioni possibili. Ammetto di essere sempre molto sensibile alle storie ambientate in tempo di guerra, perché seppur lontane nel tempo, sono parte della nostra storia. La guerra è meschina e crudele, e qui la percepiamo in tutta la sua brutalità non per le scene di battaglia o attacchi, ma nella sua implicazione sul quotidiano. Squassa le vite, rende abietti, in lotta uno contro l’altro per un pezzo di pane. E non è solo la guerra a scatenare nel lettore una valanga di reazioni; l’autrice, infatti, si concentra in modo magistrale sulla questione della donna, tematica quanto mai attuale. Viene da chiedersi, leggendolo oggi, quanto di quella concezione retrograda e sessista permanga ancora nel nostro mondo: riflessioni morali, etiche ed umane che è necessario porsi, sempre. L’autrice non dà un suo giudizio ma lascia che sia il lettore a trarre le sue conclusioni: nelle sue note finali, spiega al lettore cosa ha inventato e cosa invece è reale, e questo è stato ancora più coinvolgente. Riporta frammenti di atti del processo ad Alice, capo della rete di spie, regina delle spie; estratti di lettere di altre spie come lei che hanno voluto raccontare la sua storia, il suo impegno. Colpisce scoprire che Alice abbia servito in modo eccelso il suo paese, eppure di lei la storia ricorda la sua “femminilità“, il fatto che fosse graziosa. Tanto su cui meditare.

Le donne sono paragonabili a due tipi di fiore: quelli che se ne stanno al sicuro in un bel vaso e quelli che sopravvivono in qualunque situazione … anche nel male.

Baudelaire è molto presente nel romanzo: i suoi fiori del male, come Lili, Marguerite, Violette e tante altre donne, che prosperano pur se calpestate, che alzano il mento, che si affermano al mondo, fatte di acciaio ma senza perdere il proprio profumo. Fiori che devono mescolarsi, che devono reinventarsi, che devono pure nascondersi, per vivere. Fiori che nessuno può recidere.

Tu quale sei?

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