Cavie

Cavie

Buongiorno lettori! Oggi vi parlo di un romanzo che unisce al proprio interno sia il genere distopico, sia il genere fantascientifico: Cavie, scritto da Liliana Marchesi ed edito da La Corte Editore, che ringrazio per l’invio della copia cartacea.

TRAMA

Cora si risveglia all’interno di una teca di cristallo. Non sa dove si trova, come sia finita lì dentro, e soprattutto non ne capisce il perché. Ma non è sola. Con lei ad affrontare lo stesso incubo c’è Kurtis, un ex soldato che sembra essersi risvegliato poco prima e che, come lei, sembra non ricordare nulla. Hanno tutti e due degli strani tatuaggi sul braccio e ben presto capiranno di essere finiti in un labirinto di prove al limite della sopravvivenza, e che avranno bisogno l’uno dell’altra per superarle.E mentre poco alla volta i ricordi iniziano a riaffiorare, e scomode verità a emergere, dovranno dare fondo a tutte le loro abilità e a ogni goccia del loro coraggio per poter sopravvivere al folle esperimento in cui sono stati catapultati. E scoprire quali segreti si celino dietro quello che viene chiamato “Progetto Pentagono”.

 
Silenzio, assenza di rumore; blande sensazioni corporee, memoria assente sino a non ricordare il proprio nome. Poi, arriva una piccola percezione sensoriale a testimoniare la vita, l’esserci ancora, ma dove? Domande, veloci, affannose, senza risposta, si affollano nella mente che si risveglia da un torpore senza tempo né luogo. Ecco, gli arti tornano a funzionare, ma il respiro è faticoso, ci si trova in un luogo stretto, carente di ossigeno: una bara, una teca, una capsula. Qualcosa che sembra infrangibile. Panico, terrore primordiale e paura. Come uscire? Perche’? Perche’? Cosa e’ successo, prima? Poi, la liberazione. Il corpo paga la tensione accumulata e tende a rigettare la situazione esterna: troppi fattori da considerare, si cede, si cade. E’ la fine? E’ l’oblio? No, non ancora. Un suono vivo, una voce ed una mano tesa ad aiutare.
Così si sveglia Cora da un sonno che non riesce a collocare nello spazio e nel tempo e scopre di essere rinchiusa in un bunker con un ragazzo indubbiamente affascinante, dal sarcasmo pungente e che vuole aiutarla ad uscire. Stranamente, è come se il posto in cui si sono svegliati sia stato attrezzato proprio per rispondere alle loro esigenze primarie: tute, acqua fredda, riserve di cibo limitate ma presenti. E una porta a tenuta stagna che occhieggia dal fondo di uno strano corridoio, dalla dubbia illuminazione. Ma come mai sono rinchiusi lì? E come mai fuggire dal bunker sembra così facile? D’altronde, Cora e Kurtis si chiedono: chi sarebbe capace di rinchiudere delle persone in delle capsule per poi lasciarle a morire di fame? Domande, ipotesi, teorie, paure e ansie. Questo hanno i ragazzi. Buchi di memoria, flash, vaghezza. Sin dall’inizio, Kurtis sembra essere abbastanza forte fisicamente da riuscire a sopravvivere meglio in questa strana realtà: infatti, dopo aver raggiunto la famosa porta e averne varcato la soglia, una serie di scenari disparati e pericolosi si aprono dinanzi ai ragazzi, quasi come delle prove da superare per poi ritornare – o provare a farlo – alla stanza dei bunker. Emblematico il valore che tale stanza andrà acquisendo per i ragazzi pagina dopo pagina, diventando quasi un rifugio, o un modo per evadere da questo posto. Cora comincia a vedere in Kurtis, un leader, un compagno di sventura da seguire per aver salva la pelle, ma il ragazzo mostra un atteggiamento che lascia Cora diffidente e sospettosa; parla poco, insinua, non rende chiari i suoi ricordi o le sue impressioni, fino all’inquietante rivelazione che fa a Cora: qualcuno – loro – li starebbe osservando e spiando. Ma come fa Kurtis a ipotizzare una cosa simile? Come può mantenere un distacco emotivo così marcato in una situazione francamente surreale? Cora se lo chiede, e il lettore con lei, ma la ragazza ha ben altri pensieri a cui prestare attenzione: memorie della sua vita, del suo passato, le pungolano la coscienza mentre dorme. Sogni o ricordi? Verità o finzione legata a un sovraccarico di stress? Eppure, le esperienze che Cora ricorda sono talmente vivide da lasciarla stordita: la ragazza, infatti, non ha avuto una vita facile, anzi. Dei problemi di salute l’hanno costretta a vivere perennemente in ospedale, sotto le cure del Dottor Harrison. Cora conosce la sofferenza e la solitudine, anche se non viene mai specificato di cosa abbia sofferto; cosa strana, in questo labirinto di cemento in cui si ritrova, non mostra più le ferite causatele dai ripetuti interventi subiti e che pian piano ricorda. Inoltre, sia lei, sia Kurtis, rilevano un crescente potenziamento delle proprie capacità fisiche ed intellettive. E’ chiaro che in qualche modo sono stati influenzati dal bunker, sono cambiati. Messi di fronte a prove sempre più devastanti, scopriranno di non essere affatto soli nel labirinto che li ospita, ma insieme arriveranno anche a comprendere ben altre verità, terribili e scomode, devastanti.
Il lettore, proprio come Cora e Kurtis, vive sulla sua pelle un sentimento definibile solo come urgenza: la loro e’ urgenza di uscire da questo labirintico corridoio, di salvarsi, di non soccombere e di orientarsi verso una qualunque uscita, quella del lettore e’ l’ urgenza di arrivare alla fine.  Di capire, di salvarsi tramite il salvataggio di Cora, mettere insieme i pezzi del puzzle come fa lei per avere una soluzione davvero sconvolgente, tanto per Cora, quanto per il lettore.
In questo, e’ fondamentale l’uso della prima persona nella narrazione: l’autrice compie una scelta ben precisa e che a mio avviso si adatta perfettamente alla storia e svolge il proprio compito alla perfezione. Ne deriva un coinvolgimento totale, quasi fisico, nella storia: il lettore sente crescere un’insieme di emozioni, panico, ansia, terrore, istinto di sopravvivenza, rabbia; grazie alla scrittura incalzante e fluida, empatizza totalmente con Cora, soffre con lei e con lei si pone domande. Ma gli interrogativi a cui si deve rispondere sono talmente tanti che è difficile tenere il passo con l’autrice e anticipare le sue mosse! Gli ultimi capitoli del romanzo sono una rivelazione continua e seppure il lettore si è lasciato tentare dagli indizi che l’autrice lascia tra le pagine, arrivare alla conclusione e avere il quadro completo, è praticamente impossibile. Nel momento in cui alcuni tasselli trovano il proprio posto, ecco cambiare lo scenario, mettendo in gioco personaggi ed elementi interessanti e imprevedibili.
I riferimenti al genere di appartenenza sono trattati con originalità dall’autrice che stupisce per un linguaggio diretto e per l’immediatezza dei suoi personaggi.
Cora, all’apparenza fragile, recupera in pieno le sue memorie e forte dei suoi cambiamenti, non ha paura di affrontare la nuova realtà, nonostante essa sia davvero inaspettata e incomprensibile ai suoi e ai nostri occhi; è una ragazza intelligente, che ha sofferto tanto ma non permette alla sofferenza di piegarla. Reagisce, specialmente nei momenti finali della storia, dimostrandosi una protagonista femminile determinata e che ha ancora tanto da dire e dare a questa storia. Il suo passato è pieno di ferite fisiche ed emotive a cui lei non è pronta a cedere: se è il cambiamento che vogliono, cambiamento avranno.

Nelle viscere del mio cuore si nasconde una bomba innescata e pronta ad esplodere. Anni di emozioni, sensazioni, desideri e bisogni mai soddisfatti relegati in fondo a un pozzo. repressi e messi a tacere dal dolore e dalla paura, si sono alleati tra loro dando vita a un’ombra di me. Un’ombra che ora, la sento, è pronta a combattere per conquistare il suo posto alla luce.

Cora non è ingenua e si pone tanti interrogativi, in particolare sul suo affascinante compagno Kurtis: chi è questo ragazzo misterioso, che turba l’animo della ragazza, quanto è coinvolto in ciò che stanno vivendo? Nonostante il suo atteggiamento sia spesso oggetto di fraintendimento e sospetto, e in alcuni punti io abbia trovato il suo tono sarcastico un po’ eccessivo, è innegabile che tra Cora e Kurtis scatti una chimica notevole. Il loro rapporto non è basato solo su un’attrazione fisica ma va oltre: Kurtis diventa per Cora un punto di riferimento, riesce a calmare la ragazza con il suo modo di fare, le dà quella sicurezza che serve per sopravvivere. Interessante per capire il punto di vista del ragazzo, sono i capitoli narrati dalla sua voce: comprendiamo come anche Cora sia diventata importante per lui, e soprattutto, scopriamo qualcosa legato al suo passato che sarà importante per capire cosa sta accadendo ora.
L’ambientazione ansiogena e claustrofobica è ben supportata da uno stile adrenalitico e incalzante, che tiene il lettore incollato alle pagine, con il cuore in gola fino ad un finale totalmente inaspettato e che agita ancora più domande, prima tra tutte: ci sarà un seguito, vero?
L’autrice ha un talento naturale per affrontare una storia del genere: l’ho apprezzata sia nell’approfondimento psicologico dei protagonisti, in particolare di Cora che è riuscita a rendere reale e tridimensionale, sia nella descrizione e nell’invenzione di un ambiente ostile, simile a una prigionia, sia nella creazione di una trama che apre scenari e possibilità stimolanti e che non vedo l’ora di poter approfondire. Consiglio questo romanzo a tutti gli amanti del genere fantascientifico che hanno voglia di cimentarsi in un labirinto dove nulla è mai come sembra e dove il passato potrebbe essere la chiave per comprendere il futuro.
Menzione speciale per la copertina incredibile, che mi ha attratta sin da subito e che racchiude in sé tanti spunti: perché esistono queste capsule? Chi è il burattinaio di questa storia?

 

 
 

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2 comments found

  1. Carissima Viviana, ti ringrazio davvero di cuore per questo fantastico articolo su CAVIE. Dalle tue parole percepisco il legame che si è creato fra te e i miei personaggi e non posso che esserne felice. Li hai fatti rivivere attraverso le tue emozioni, e questa è la cosa più bella a cui potessi aspirare. Grazie!

    1. Grazie a te, Liliana! La tua storia e i tuoi personaggi mi hanno rapita! Un grandissimo in bocca al lupo per questo romanzo che spero ti regali tante soddisfazioni!

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